Presentato il programma dell’edizione numero 19 di Cibus
Milano - Manca meno di un mese all’inizio della diciannovesima edizione di Cibus (che si svolgerà a Fiere di Parma dal 7 al 10 maggio), la più importante fiera alimentare italiana dedicata agli operatori del settore. Il programma della manifestazione è stato presentato il 10 aprile alla stampa a Milano, unitamente ad una ricerca sull’industria alimentare italiana realizzata da Federalimentare e dall’Osservatorio CibusExport. Anche quest’anno, dopo il successo dell’anno scorso, tornano gli eventi di “Cibus Off”, con i suoi eventi dedicati anche al pubblico non specializzato, che si svolgeranno dal 5 al 13 maggio nel centro storico di Parma, nella splendida cornice di Piazza Garibaldi, che sarà anche sede degli eventi di promozione di “Parma City of Gastronomy” dell’Unesco.
Anche quest’anno i numeri dell’evento saranno davvero importanti. Sono attesi a Parma, infatti, circa 1300 giornalisti di testate specializzate, 80.000 visitatori professionisti (tra cui oltre 2.500 buyers inviati a Parma da aziende leader in diversi settori dell’alimentare) che potranno visitare gli stand di oltre 3.100 espositori, molti dei quali esporranno prodotti tutelati da etichette europee d’origine. Anche quest’anno, inoltre, aumenterà lo spazio espositivo all’interno di Fiere di Parma, che ha deciso di continuare a puntare su Cibus, evento sempre più centrale per lo spazio espositivo della città emiliana.
Molto interessanti anche i dati emersi dalla ricerca condotta da Federalimentare. Nel 2017 l’export dell’alimentare italiano è cresciuto del 6%, attestandosi su un valore d’affari di oltre 41 miliardi di euro. I prodotti italiani si sono decisamente imposti sul mercato sudamericano e asiatico (dove la crescita del nostro export ha raggiunto valori a doppia cifra), mentre restano ancora problematici, anche a causa delle sanzioni Ue, i rapporti commerciali con la Russia, nonostante una debole ripresa. Tra i prodotti più apprezzati all’estero ci sono i salumi, i formaggi, i preparati gastronomici e le acque minerali, prodotti che saranno molto ricercati dai compratori internazionali anche in occasione di Cibus.
Nel corso dei quattro giorni della manifestazione, saranno davvero moltissimi gli eventi e i workshops che si svolgeranno nei padiglioni di Fiere di Parma, a partire dall’assemblea annuale di Federalimentare. La nostra testata sarà presente a Cibus per la terza volta nella sua storia. Anche in questa edizione il nostro obiettivo sarà, oltre a quello di aggiornare le nostre competenze partecipando a diversi convegni, quello di ricercare espositori di qualità anche in settori e zone geografiche meno conosciute al grande pubblico. Donato D’Auria
Presentazione Cipolla Bianca IGP
(Foto: Sebastiano Spina)
Garantito DOC Mistermalico. Onirocep 2015 - Pantaleone
Onirocep 2015
Ci sono vini che per essere capiti hanno bisogno di numerosi assaggi. Onirocep, prodotto dall'azienda agricola Pantaleone non è uno di questi. Notato sullo scaffale di una piccola enoteca che frequento spesso per il nome particolare (onirocep, pecorino scritto al contrario) ho avuto modo di assaggiarlo ad ottobre a Milano durante la presentazione della guida Vitae 2018 dell'Associazione Italiana Sommelier. Ed è stato amore al primo sorso. Comprata qualche tempo fa nella enoteca che vi dicevo l'ultima bottiglia sullo scaffale, non ho avuto l'occasione di berla perchè appena entrato in casa la sporta di plastica che la conteneva si è lacerata facendo cadere a terra rovinosamente la bottiglia che rompendosi ha sparso sul pavimento il prezioso liquido. Ho dovuto aspettare fino a un paio di settimane fa per avere tra le mie mani un'altra bottiglia di Onirocep.
E questo è il resoconto della serata.
Giallo paglierino con qualche riflesso verdolino, naso di ampio spettro che passa dal timo al rosmarino, dalla ginestra al mandarino, il tutto condito da note spiccatamente minerali. Tutto in linea con il varietale. Bocca equilibratamente calda e morbida con un solido supporto di acidità. Anche qui vengono confermati i sentori percepiti all'olfazione e a questi si aggiunge un finale di cotogne lievemente amaricante. Altra caratteristica, questa, tipica del vitigno.
Abbinamento perfetto per primi piatti a base di pesce e secondi sempre di pesce, meglio se grigliati. Ma si sposa bene anche con funghi e verdure, affettati e formaggi. Mistermalico
Produttore: Az. Agricola Pantaleone
Varieta’ : 100% Pecorino
Classificazione: Falerio Pecorino Doc
Anno: 2015
Terza edizione di successo per il Festival del Giornalismo Alimentare
Torino - Il Festival del Giornalismo Alimentare, svoltosi dal 22 al 24 febbraio al centro congressi “Torino Incontra” di Via Nino Costa a Torino, ha festeggiato i tre anni con un’edizione decisamente più ricca di eventi e confronti rispetto al recente passato. La maggiore durata dell’evento, i grandi spazi del centro congressi e i tanti eventi che hanno coinvolto la città di Torino e alcune zone fuori città hanno reso questo evento un punto di riferimento per il giornalismo alimentare piemontese e non solo, visto che sono stati molti gli operatori del settore provenienti da altre zone d’Italia nonostante condizioni climatiche non troppo clementi che hanno messo a repentaglio alcuni “press tour” della giornata di sabato.
La nostra redazione ha partecipato ad un press tour con tema i vini del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, che ha sede nel Castello di Costigliole d’Asti, maniero medievale più volte rimaneggiato nelle epoche successive. Nel castello, inoltre, ha sede anche l’Icif (Italian Culinary Institute for Foreigners), che ha curato il pranzo dedicato ai partecipanti al Press tour. Momento più importante dell’evento é stata la degustazione di vini tutelati dal Consorzio. 5 vini tipici piemontesi (da grandi classici come Freisa e Barbera a vini leggermente sottovalutati ma con molto da dire come il Grignolino) hanno rappresentato, dunque, la tradizione enologica di una delle Regioni più vocate dell’intero Paese.
Tra gli eventi importanti al di fuori del salone anche l’Aperitivo organizzato dalla Camera di Commercio di Torino a Palazzo Birago, dove sono stati i “Maestri del Gusto” della Provincia di Torino a rendere speciale una serata resa fredda dal nevischio caduto su Torino. I Maestri Presenti hanno aderito al progetto “Maestri Digital” per migliorare la comunicazione dei loro prodotti attraverso i nuovi media. Non poteva mancare, inoltre, un evento dedicato alla carne piemontese. Alle ore 20 di venerdì 23 febbraio, presso il M**bun di Via Rattazzi a Torino, si é svolta una serata dedicata proprio alla Fassona, con la presenza di Graziano Scaglia, fondatore, assieme a Francesco Bianco, di un’azienda diventata una solida realtà all’interno del mondo dello “slow/Fast food”.
Da non dimenticare, inoltre, i molteplici convegni e incontri (vero e proprio cuore di questo terzo Festival) che hanno animato le tre giornate dell’evento. Si è trattato, in molti casi, di occasioni di confronto riguardo a temi di grande attualità, come i trattati di commercio fra l’Unione Europea e i Paesi nordamericani (Ceta e Ttip), ma anche di importanti riflessioni intorno ad una professione sempre in mutazione come quella del giornalista alimentare, chiamato a confrontarsi con i nuovi media e con un settore, come quello alimentare, che é sicuramente uno dei punti di forza dell’economia nazionale.
Questa terza edizione del Festival del Giornalismo Alimentare, dunque, può essere considerato un successo, visto che ha centrato l’obiettivo prefissato in sede di presentazione dell’evento: dare vita ad un festival pensato e realizzato per gli operatori del settore, ma allo stesso tempo in grado di promuovere le eccellenze alimentari torinesi, piemontesi e della “regione ospite” dell’evento, la Valle d’Aosta. Donato D’Auria
Massimiliano Borgia e Graziano Scaglia protagonisti del Festival
(Foto: Sebastiano Spina)
Incontri e Formazione a al Festival del Giornalismo Alimentare di Torino dal 22 al 24 febbraio
Torino - Da giovedì 22 a sabato 24 febbraio torna il Festival del Giornalismo Alimentare, giunto alla terza edizione. Si tratta di un evento nato grazie all’impegno e alla passione di Massimiliano Borgia, che ne é il fondatore. Il Festival, dopo due edizioni dedicate prevalentemente agli operatori del settore, ha deciso di espandersi, soprattutto grazie all’inatteso successo del 2016 e del 2017, in cui quasi tutti gli incontri hanno visto il tutto esaurito. Quest’anno, inoltre, cambia anche la sede principale di panel e workshop: si tratta del centro congressi “Torino Incontra”, location che si trova nel centro storico del capoluogo piemontese. Altra grande novità é la presenza di una regione ospite: si tratta della Valle d’Aosta.
Il programma della manifestazione sarà ricco fin da giovedì 22 febbraio, con incontri dedicati a temi importanti per non solo per il giornalismo alimentare, tra cui “Quali Politiche alimentari per la prossima legislatura”. Si tratta di un incontro che si concentrerà su diversi argomenti, come l’italian sounding, la comunicazione sulla sicurezza alimentare e l’analisi dei nuovi trattai sul commercio Ceta e Ttip (siglati dall’Unione Europea con Usa e Canada). Saranno numerosi, inoltre, anche i momenti di formazione e incontro tra le diverse professionalità della comunicazione alimentare, con un particolare focus sulla deontologia professionale.
Saranno tanti, inoltre, i partner di un Festival che sarà sempre più legato al territorio, con incontri, proiezioni di film dedicati alla sensibilità ambientale, eventi “off” in luoghi significativi della città di Torino e diversi press tour sul territorio, alla scoperta di tipicità alimentari del territorio come la carne piemontese, il lardo e i vini valdostani e del Monferrato (che saranno protagonisti di un press Tour che si concluderà al Castello di Castiglione d’Asti). Anche la città di Torino sarà protagonista con alcuni tour che porteranno i giornalisti alla scoperta di eccellenze in quartieri meno conosciuti come San Donato e di realtà da valorizzare come “Libera Mensa”, ristorante della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno”.
Si tratta, dunque, di un evento che vuole crescere mantenendo, tuttavia, le proprie radici nella città dove é nato. Nel corso della presentazione, infatti, gli organizzatori hanno parlato di un offerta per far spostare l’evento in un’altra città italiana, come Milano e Bologna. La volontà di mantenere questo evento a Torino, tuttavia, é molto forte. Sicuramente si trattta di un segnale importante, visto che negli ultimi due anni sono stati diversi gli eventi che hanno minacciato di lasciare Torino, così come alcuni sono stati obbligati a fermarsi a causa di situazioni economiche non facili.
Il Festival del giornalismo Alimentare, dunque, riserverà agli operatori del settore e agli appassionati dell’alimentare italiano una tre giorni di alto livello, in cui saranno tante le occasioni di confronto e di formazione. La nostra testate sarà presente, perché crediamo che per raccontare un mondo in continua evoluzione come quello dell’alimentare italiano (sempre sospeso fra tradizione e innovazione) eventi come questi siano importanti per la nostra crescita. Donato D’Auria
Garantito DOC Mistermalico. Morellino di Scansano 2016 - Antonio Camillo
Morellino di Scansano 2016
Antonio Camillo è conosciuto soprattutto per il suo ciliegiolo. Ma di certo questo Morellino di Scansano non lo fa sfigurare. Prodotto con uva Sangiovese 100% proveniente da vigneti allevati a cordone speronato di 15 anni di età e senza l’impiego di prodotti di sintesi è vinificato in acciaio, con macerazione sulle bucce di 12-15 giorni. E' poi affinato per 6 mesi in cemento e per altri 3 in bottiglia.
Un morellino autentico, croccante. Viola e frutta rossa le sensazioni che per prime invadono l'olfatto. In bocca pieno e fragrante, tannino ruggente se bevuto giovane, rotondo e levigato se consumato dopo un po di permanenza di bottiglia. Possibile abbinamento con formaggi stagionati, carni rosse e selvaggina meglio se da piuma. Mistermalico
Produttore: Antonio Camillo
Varieta’ : 100% Sangiovese
Classificazione: Morellino di Scansano Docg
Anno: 2016
Gli agricoltori di Mezzana della Terra cercano un biologico “nuovo”
Ascoli Satriano (Fg) - Negli ultimi anni è aumentata in maniera esponenziale la presenza di aziende con certificazione biologica in ogni regione del nostro Paese. Anche se le prime normative europee in materia risalgono a più di venticinque anni fa, ormai, solo negli ultimi dieci il settore ha conosciuto un vero sviluppo, certamente favorito dal desiderio di molti di mangiare prodotti di qualità, ma anche dalla volontà di molti contadini, soprattutto giovani, di tornare a praticare un’agricoltura più votata alla qualità dei prcessi produttivi che alla produzione di quantità.
Questo sviluppo del settore biologico, tuttavia, non ha ancora prodotto un vero e proprio adeguamento di normative che stanno diventando via via più inadeguate (sia dal punto di vista dei parametri imposti agli agricoltori che dal punto di vista dei controlli sul territorio). Esiste, inoltre, un problema relativo ai costi della certificazione, che spesso aumentano in maniera esponenziale a causa della burocrazia e delle perizie necessarie per ottenere la stessa certificazione. Diversi Stati sono intervenuti per ovviare a questo problema, ma non l’Italia, dove molti agricoltori sono costretti a rinunciare alla certificazione proprio a causa dei costi eccessivi.
Anche in realtà profondamente vocate all’agricoltura di qualità, come l’Agro di Ascoli Satriano sui Colli della Daunia (in particolare le zone di Mezzana della Terra, Valle Castagne e Posta d’Alessandro), le realtà che praticano l’agricoltura biologica o biodinamica sono quasi assenti. O meglio, queste realtà ci sono, ma non hanno la possibilità di veder riconosciuta la loro scelta, che é anche una scelta di natura etica, visto che implica il rinunciare almeno in parte alla produttività in favore della produzione di elevata qualità.
Tra queste realtà si possono citare la “Masseria Posta d’Alessandro” dell’azienda agricola dei Fratelli Lobozzo, che si dedica alla produzione di formaggi, ma anche alla produzione di pomodori totalmente naturali, ad alto contenuto di licopene. La produttività dell’azienda non é affatto paragonabile a quella della produzione intensiva: stiamo parlando di 300 quintali di prodotto per ettaro contro i 1700 delle produzioni intensive. Pratica un’agricoltura biologica e biodinamica anche il “Piccolo Orto Antico” di Francesco Farina, che nell’agro di San Carlo di Ascoli Satriano produce fagioli e altri legumi per una produzione di circa otto quintali in un terreno poco più piccolo di un ettaro. Praticano l’agricoltura biologica anche tanti piccoli agricoltori che decidono di restare legati alle antiche tradizioni, come Celeste Anguilano nei suoi terreni a Mezzana della Terra, dove coltiva mandorle, fichi, olivi e grani antichi.
Tutto il nostro Paese, tuttavia, é ricco di tipicità non riconosciute. Pensiamo, ad esempio, alla Misischia (in dialetto molisano “Mscisch”) di Guardialfiera, piccolo comune dell’Appennino molisano. Questa specialità, a base di carne di pecora tagliata a pezzi, è un antico piatto contadino degli Appennini a cavallo fra Molise e Puglia. L’obiettivo è quello di farlo conoscere anche al di fuori del Molise, rendendo la sua tipicità riconosciuta anche dal punto di vista formale e normativo. Luigi M. D’Auria
Pomodori bio non certificati di Masseria Posta D’Alessandro
(Foto: Sebastiano Spina)
Gli Ascolani tra Futuro e Tradizioni a Mappano
Mappano (To) - Da venerdì 19 a domenica 21 gennaio il Comune di Mappano ha ricordato San Potito Martire, patrono di Ascoli Satriano, comune dei Colli della Daunia da cui tanti, venuti in Piemonte in cerca di fortuna, si trasferirono proprio nell’allora frazione di Mappano. Oggi Mappano é diventato un comune autonomo ed è nata un’associazione che vuole riunire tutti gli ascolani del Piemonte e della Valle d’Aosta, desiderosa di allacciare maggiori contatti con il comune natìo. Uno dei momenti più significavi in questo senso è sicuramente il ricordo di San Potito, santo poco noto al di fuori del comune di Ascoli Satriano e, che proprio per questo, rappresenta uno degli elementi che contraddistinguono gli ascolani in tutto il mondo.
La giornata di sabato 20 gennaio é cominciata con una visita alla Reggia di Venaria, uno dei gioielli del territorio piemontese che gli ascolani hanno potuto visitare grazie ad una visita guidata. Nel pomeriggio, nella biblioteca del comune di Mappano, si è svolto un convegno dedicato alla storia e alle occasioni di sviluppo di Ascoli, tenuto dal Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, Sua Eccellenza Luigi Renna, alla presenza dei Sindaci di Ascoli Satriano, Mappano e Caselle. All’esterno del comune era presente uno stand con prodotti tipici ascolani. Erano presenti i prodotti dell’oleificio Roccia, del pastificio Lopriore e della masseria Posta d’Alessandro
Nel corso del convegno, si è parlato del ricco passato di Ascoli Satriano, dagli antichi Dauni fino al Medioevo, ma anche delle possibilità di sviluppo di un comune che può fare del turismo, soprattutto quello rurale, uno dei suoi punti di forza. Il recupero di luoghi storici del comune, come l’antico seminario di Ascoli Satriano e il Castello Ducale, per cui finalmente sembra essere partito un progetto di recupero in grado di renderlo un nuovo spazio museale. Al termine dell’incontro, Luigi Renna ha lasciato i presenti chiedendo loro un importante impegno: restituire ad Ascoli qualcosa di quanto il Comune dauno ha lasciato loro, facendone crescere l’economia e contribuendo a mantenere vive le tradizioni ascolane.
In serata é stato anche presentato il libro “Coriandoli di Vita” di Tonio Ciarambino, accompagnato da Pasquale Mastracchio, che ha moderato l’incontro, e da Lino Mastracchio, che ha letto alcuni spezzoni del libro e cantato alcune canzoni dedicate ad Ascoli Satriano, scritte e musicate dal maestro Inglese. “Coriandoli di Vita” non vuole essere soltanto un racconto di personaggi e aneddoti relativi ad Ascoli Satriano, ma un vero e proprio inno ad un paese e a delle persone che hanno attratto in modo quasi magnetico l’autore che, nonostante gli studi a Napoli e un’esperienza lavorativa a Milano, ha deciso di tornare a Foggia per avvicinarsi ad Ascoli Satriano.
É stata una festa all'insegna del ricordo delle tradizioni ascolane, quella di San Potito a Mappano, ma é stata anche un’occasione importante per ricordare a tutti gli ascolani le bellezze del loro comune d’origine. Solo prendendo coscienza delle ricchezze, ma anche delle criticità, del proprio territorio é possibile intervenire per far crescere l’economia, soprattutto il turismo. Il recupero delle eccellenze storiche e gastronomiche, dunque, é fondamentale per la crescita sociale ed economica di Ascoli Satriano. Donato D’Auria
Esposizione dei prodotti ascolani a Mappano
(Foto: Sebastiano Spina)
Dall’enoteca Italiana al Biodistretto dei Monti Frentani: incontro con Pasquale di Lena
Larino (Cb) - La casa e i terreni di Pasquale di Lena si trova appena fuori da Larino, in Molise. Proprio qui, dove si possono ammirare contemporaneamente i monti molisani e il Mare Adriatico fino alle isole Tremiti, la nostra redazione ha incontrato uno dei più grandi esperti di enologia italiani (ha diretto per vent’anni l’Enoteca Italiana), ma anche un grandissimo esperto di olivicoltura (produce un olio di ottima qualità da una varietà autoctona che ha contribuito a rilanciare, la Gentile di Larino).
Parlare con Pasquale é veramente piacevole: in un’ora e mezza di colloquio ci ha parlato di tanti argomenti, dalla tutela del territorio Molisano ai nuovi provvedimenti in materia di agricoltura italiana, sempre con grande competenza.
La storia di Pasquale di Lena é, in un certo senso, anche la storia dell’enologia e dell’olivicoltura italiana. Molisano doc, si trasferisce a Firenze nel 1963, dove si laurea in agraria. Da questo momento inizia un lungo viaggio in difesa dei contadini (“Di sindacato e formazione non sapevo nulla, però l’Alleanza dei Contadini mi chiese di organizzare dei corsi di formazione professionale e iniziai a girare la Toscana” ricorda) e si occupa anche della nascita delle Denominazioni d’origine dei vini, provvedimento che segnò la storia dell’enologia in Italia (“il Brunello, ancora negli anni ‘80, costava 2.500 Lire al litro” ricorda). Difficile, secondo Pasquale, che in breve tempo si inizi anche a parlare di olii, e non più di semplice olio, così come si parla di “vini” e non di vino. “Per promuovere una cultura di questo tipo è necessaria una cultura e una promozione del prodotto che in Italia é ancora assente” ci risponde Pasquale.
Un altro filo conduttore di tutta la vicenda di Pasquale é l’amore per la sua terra, per i suoi frutti e per la sua gastronomia, un amore che per prima gli ha trasmesso sua madre “ambasciatrice” della cucina molisana, che Pasquale di Lena ha amato anche “più grande gastronomia toscana, nonostante il suo eccezionale valore”. Il legame con il Molise non è mai stato reciso, tanto che nel 1995 Pasquale di Lena torna a vivere a Larino dopo essere stato eletto consigliere regionale. La politica, altra passione intensamente, tanto che Pasquale ci confida:” Oggi non potrei più mettermi al servizio della “polis” in maniera attiva: per me fare politica significa macinare chilometri e lavorare ventiquattro ore al giorno, non occupare una sedia e prendere la parola ai consigli”. Il distacco dalla politica attiva non significa, però, disinteresse: ancora oggi Pasquale è un prezioso consigliere e punto di riferimento per molti politici locali che vogliono aiutare a crescere l’agricoltura e il turismo rurale in Molise.
L’ultimo impegno di Pasquale di Lena riguarda proprio la difesa della sua terra, visto che è stato nominato direttore del comitato scientifico per la creazione del “Biodistretto dei Laghi Frentani”. Un progetto che potrebbe essere migliorato (“Il vero Biodistretto dovrebbe essere quello in grado di coinvolgere tutto il Molise” dichiara Pasquale), ma comunque in grado di promuovere un territorio e di “portare anche la gente comune a mangiare cibi di qualità”. Infine, la volontà di creare una rete di produttori che possa far conoscere il Molise, i cui ambasciatori non mancano (pensiamo a Nicola Delvecchio o a Michele Lucarelli della Piana dei Mulini), ma che deve cercare di fare rete per promuovere i propri prodotti. Donato D’Auria
La Pagliara Molisana fra turismo e tradizione
Colle d’Anchise (Cb) - 4 comuni molisani e una tradizione secolare, che affonda le proprie radici nei riti propiziatori per la fertilità della terra e la salute della comunità: si tratta della Pagliara, in dialetto molisano “Majë Majë”, dal nome dialettale del mese di maggio, mese in cui, tradizionalmente, la natura “rinasce”.
La tradizione della pagliara è attestata in molti comuni molisani, ma oggi questo rito viene celebrato soltanto più in 4 borghi: Acquaviva Collecroce, Fossalto, Lucito (in questi tre comuni la pagliara viene allestita il primo maggio) e a Colle d’Anchise (dove viene allestita la prima domenica di maggio). Il giorno della festa della Pagliara, un uomo o uno “scheletro” di ferro viene rivestito con fiori di campo e sfila per le vie e le contrade del paese, seguito da gruppi di figuranti e zampognari. La tradizione varia leggermente in ogni comune: a Fossalto é tradizione accompagnare la pagliara gettandole getti d’acqua benauguranti, mentre a Colle d’Anchise il cono di fiori é sormontato da una croce e da quattro simboli propiziatori: fico, rosa, giglio e grano.
Nel corso del Novecento, la tradizione della Pagliara ha rischiato di scomparire a causa dello spopolamento dei borghi rurali. Negli ultimi anni, però, grazie all’impegno di alcuni studiosi delle tradizioni tipiche molisane, come il Professor Vincenzo Lombardi, e all’entusiasmo degli abitanti dei comuni coinvolti (a Colle d’Anchise esiste un gruppo finalizzato all’organizzazione della Pagliara da più di trent’anni), la Pagliara é tornata ad essere un appuntamento importante per la vita delle comunità rurali. Questo rinnovato entusiasmo ha portato anche alla ricerca di un riconoscimento nazionale: la “Pagliara”, attraverso una cabina di regia condivisa fra Regione, Comuni e Ministero dei Beni Culturali, punta ad essere inserita nel Registro Nazionale delle Tradizioni Tipiche.
Il prossimo obiettivo, dunque, é quello di far conoscere anche al di fuori del Molise un evento che é importantissimo per le comunità locali. A Colle d’Anchise, ad esempio, partecipano al corteo della Pagliara, come figuranti, cento persone, praticamente un ottavo della popolazione di questo piccolo comune. Una tradizione come questa, però, potrebbe portare anche molti turisti in questi piccoli borghi, lontani dai tradizionali circuiti turistici ma pieni di tesori artistici e culturali da scoprire. Anche la Pagliara fa parte, dunque, del patrimonio di tradizioni e sapori molisane che potrebbero essere valorizzate dai turisti interessati ad un turismo rurale, pronti ad essere accolti da strutture molisane come la Piana dei Mulini di Colle d’Anchise. Luigi M. D’Auria
La Pagliara Molisana
(Foto: Sebastiano Spina)
Il Peperone di Carmagnola e la Toma di Lanzo di Usseglio crescono insieme
Torino - Giovedì 7 dicembre sono stati presentati , presso la Sala Stampa della Regione Piemonte, i dati delle ricerche universitarie condotte dalle Università Bocconi di Milano e Lille 1 sugli impatti economici, sociologici e turistici della “Fiera Nazionale del Peperone” di Carmagnola e della “Mostra Regionale della Toma di Lanzo e dei formaggi d’alpeggio” di Usseglio, entrambi comuni in Provincia di Torino. Il gruppo di ricerca, guidato dal Professore Giuseppe Attanasi, ha deciso di analizzare insieme i due eventi perchè i due comitati organizzatori hanno iniziato una sinergia per provare a crescere insieme.
Davvero sorprendenti i dati relativi alla Fiera Nazionale del Peperone numero 68. L’impatto economico minimo dell’evento é stato di oltre dieci milioni di euro, più del doppio rispetto a quanto rilevato nel 2016. Davvero significativo è il dato relativo ai turisti, che nel 2016 rappresentavano appena l’1% dei partecipanti, mentre quest’anno sono stati addirittura il 15%. La maggior parte dei partecipanti, inoltre, ha dichiarato di essere stata attratta soprattutto dagli eventi dedicati ai prodotti gastronomici locali.
Molto positivi anche i dati relativi alla Mostra Regionale di Usseglio. L’impatto economico totale è stato di oltre 156 mila euro, un risultato che segna un aumento del 62% rispetto all’edizione 2016. Sono aumentati del 51%, inoltre, i visitatori che hanno passato almeno una notte ad Usseglio in occasione della Mostra. Significativo anche il dato relativo ai motivi che hanno spinto i visitatori a venire ad Usseglio. Secondo una buona percentuale di essi (il 31%), la Mostra di Usseglio rappresenta un evento importante perché contribuisce a preservare le tradizioni enogastronomiche piemontesi.
La collaborazione fra questo due eventi, dunque, sta portando risultati davvero lusinghieri. Sia la Fiera Nazionale del Peperone che la Mostra Regionale della Toma di Lanzo di Usseglio, infatti, stanno crescendo, diventando molto di più che sempici eventi locali. I risultati di questa ricerca, inoltre, sono importanti anche perché sono la dimostrazione che, molto spesso, fare squadra puó portare a grandi risultati. Donato D’Auria
I peperoni di Carmagnola
(Foto: Sebastiano Spina)
Presentato il volume “Il Riso. Un cereale da riscoprire”
Milano - Il 30 novembre 2017 é stato presentato, alla Camera di Commercio di Milano, il volume “Il Riso. Un cereale da riscoprire”, nato dalla ricerca della Fondazione Umberto Veronesi e del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano sulle proprietà salutistiche e nutrizionali del riso. La presentazione é stata organizzata dall’Ente Nazionale Risi, che sta cercando di valorizzare e e promuovere un cereale che é anche un’eccellenza italiana.
L’incontro di Milano ha rappresentato anche una buona occasione per fare il punto della situazione sulla stagione 2017, che sta registrando un buon andamento (1 milione e 600 mila tonnellate di riso e a fronte di 233 mila ettari coltivati in tutto il territorio nazionale). L’Italia, dunque, si conferma il primo produttore europeo di riso.
Tra i risultati della ricerca, sono significativi quelli relativi alle maggiori proprietà antiossidanti del riso nero e del riso rosso. Secondo Katia Petroni, professore associato di genetica dell’Università degli Studi di Milano, queste proprietà è da ricercare nella maggiori quantità di flavonoidi e polifenoli presenti in queste qualità di riso. Significative sono anche le proprietà del riso integrale, che presenta una quantità di fibre quattro volte maggiore rispetto al riso lavorato bianco, proprio in virtù dei minori gradi di lavorazione subiti dal prodotto.
All’incontro era presente Paolo Carrà, Presidente dell’Ente Nazionale Risi, che ha voluto sottolineare l’impegno dell’Ente per la creazione di un volume in grado di promuovere le proprietà benefiche del riso e il suo ruolo nella dieta mediterranea. Anche per questo, secondo Carrà, é stata fondamentale la collaborazione con l’Università e con la Fondazione Umberto Veronesi, che hanno consentito all’Ente di dare vita ad un volume di facile lettura, ma allo stesso tempo realizzato con metodo scientifico.
Pochi giorni prima della presentazione, inoltre, é arrivata un’altra buona notizia per il settore del riso italiano. Il Governo italiano, infatti, ha chiesto all’Unione Europea l’applicazione di una clausola di salvaguardia a tutela del riso italiano dalle importazioni di prodotti asiatici. Ovviamente, il percorso per l’applicazione di provvedimenti in favore della filiera nostrana é ancora lungo, ma la nostra speranza é che questi primi provvedimenti possano gaiutare da subito le nostre aziende, in particolare le molte piccole realtà che ancora producono riso di qualità in Italia. Donato D’Auria
Presentazione del libro il riso un cereale da riscoprire
(Foto: Sebastiano Spina)
Il 2 dicembre nasce ad Ascoli Satriano la Sagra dell’olio d’oliva
Ascoli Satriano - Il 2 dicembre si svolgerà ad Ascoli Satriano la “Sagra dell’olio extravergine d’oliva“. Si tratta di un evento importante per il comune dei Monti Dauni, che pur facendo parte di un territorio particolarmente vocato alla produzione di olio di qualità, non aveva mai ospitato una vera e propria sagra dedicata a questo prodotto nel passato. L’impegno dell’associazione “Seguendo le tradizioni“, guidata da Marcella Celino, però, ha permesso a questo evento di nascere e, ci auguriamo, di contribuire a dare lustro ad un prodotto di qualità come l’olio extravergine d’oliva dei Monti Dauni.
Sabato 2 dicembre la sagra inizierà alle ore 19,30, quando aprirà il percorso gastronomico allestito in Piazza Santa Marena (per tutti gli ascolani la Chiazzett’). Saranno presenti tre oleifici di Ascoli Satriano (Celino, Roccia e Colli della Daunia), che esporranno I loro prodotti, mentre Mariangela D’Adamo e Lucia Lobello si occuperanno di allestire un assaggio dei dolci tipici della tradizione ascolana.
A causa delle nuove disposizioni in materia di sicurezza, l’accesso alla piazzetta sarà controllato, in modo da evitare che i visitatori si accalchino in uno spazio troppo ristretto. Il costo della degustazione dovrebbe essere di cinque euro, mentre la degustazione dei dolci dovrebbe prevedere un ulteriore costo di un euro. Non si tratta di un costo eccessivo, se si considera che l’evento é interamente organizzato da privati con il semplice patrocinio del Comune di Ascoli Satriano.
Sicuramente questo evento avrà una ricaduta positiva sul territorio. L’elevata qualità dell’olio prodotto quest’anno (l’annata, sui Monti Dauni, é stata veramente eccezionale), infatti, richiamerà numerosi visitatori desiderosi di degustare e acquistare i prodotti d’eccellenza del territorio. Bisogna ricordare, inoltre, che solo organizzando eventi come questo i Monti Dauni potranno farsi conoscere e apprezzare. Sono proprio le sagre come questa, infatti, i momenti privilegiati per richiamare sui Monti Dauni i turisti interessati a praticare un turismo di tipo rurale.
Uno degli elementi maggiormente positivi di questo evento é la presenza di ben tre oleifici ascolani. Per far crescere l’economia del territorio, infatti, è necessario superare i personalismi e provare a creare un sistema di produttori in grado di comunicare insieme l‘elevata qualità dei prodotti del territorio. Fino ad oggi questa volontà nei Monti Dauni é decisamente mancata, ma negli ultimi anni sono aumentati i privati che hanno deciso di provare a rimboccarsi le maniche per far crescere l’economia del territorio.
La nostra testata si augura che questa possa essere solo la prima di tante edizioni della Sagra dell’olio extravergine d’oliva. Ci auguriamo, poi, che questo evento diventi sempre di più una vera e propria fiera di tutti i prodotti d’eccellenza del territorio ascolano, che coinvolga anche altri produttori, come il Piccolo Orto Antico di Francesco Farina e i pomodori della Masseria Posta d’Alessandro. Un comune ricco di prodotti come Ascoli Satriano meriterebbe anche sagre dedicate tutti i suoi prodotti d’eccellenza, come le mandorle, i grani e le verdure. Donato D’Auria
Olive per friggere e salare di Ascoli Satriano sui Monti Dauni
(Foto: Sebastiano Spina)
Passione e filiera della birra in mostra a BirraFacendo
Torino - Da venerdì 24 a domenica 26 novembre si é svolta, presso il Padiglione 1 di Lingotto Fiere, l’edizione “0” di Birra Facendo, prima fiera italiana dedicata al fenomeno dell’homebreewing, ovvero a tutti coloro che producono o vorrebbero produrre birra in casa o aprire un micro-birrificio. Si tratta di una fiera piccola, ma con grandi potenzialità di crescita, visto che negli ultimi anni é sensibilmente aumentato il numero di appassionati delle birre di qualità. Birra Facendo é nata dalla passione per la birra e il suo mondo di Corrado Angeloni (che ha iniziato a produrre birra in casa quasi per gioco, quando gli fu regalato un kit di birrificazione), che ha avuto il coraggio di organizzare questo evento senza grandi aiuti.
La tre giorni di Birrafacendo é stata ricca di eventi, incontri e dimostrazioni pratiche, legate al mondo della birra ma anche alle potenzialità agricole di prodotti quali il malto d’orzo e il luppolo, colture poco considerate dall’industria agricola italiana ma ottime per diversificare le produzioni. La coltura dell’orzo, ad esempio, potrebbe sostituire quella del mais trinciato nell’area padana, garantendo una produzione “diversa” e di elevata qualità.
Tra gli incontri più interessanti della rassegna, sicuramente quello dedicato alla filiera dell’orzo in Italia, tenuto da Lelio Bottero, birraio (sua la birra a marchio Carrù che utilizza insieme al luppolo una piccola percentuale di mosto di Moscato d’Asti). Nonostante in Italia sia aumentata la sensibilità nei confronti della birra di qualità, produrre una birra a filiera corta é veramente molto difficile, tanto che molti birrifici artigianali inviano il loro orzo all’estero per farlo maltare da grandi aziende austriache e tedesche, che, però, non restituiscono alle aziende il malto da loro prodotto.È per questo che esperienze come quella della neonata Malteria del Monferrato di Villafranca d’Asti (che “malta“ il proprio orzo, ma anche quello di altri produttori) sono importanti per lo sviluppo di una vera e propria filiera italiana della birra.
Questa edizione 0 di BirraFacendo, dunque, può essere considerata un successo, vista la quantità di idee e conoscenze condivise dai partecipanti. Siamo convinti che, se gli organizzatori riusciranno a comunicare in modo migliore il loro evento, Birra Facendo non potrà che crescere, diventando un punto di riferimento per tutti coloro che credono nel valore della birra come prodotto artigianale di qualità. Luigi M. D’Auria
Corrado Angeloni (a destra) ideatore di Birrafacendo
(Foto: Sebastiano Spina)
Garantito DOC Mistermalico. Morellino di Scansano 2014 - Celestina Fè
Celestina Fè 2014
Sangiovese 100%. Rubino piuttosto intenso. Subito frutta (more mature) e poi un profilo balsamico con richiami di macchia mediterranea e note di rosmarino. Tannicamente vibrante, di grande corpo e con una spiccata sapidità. Molto equilibrato e di gradevolissima beva.
Moira Guerri ha fondato la sua azienda nel 1999 e candidamente afferma di vivere (o almeno ci prova, dice ridendo) lavorando la terra.
Lo fa a Montiano, a pochi chilometri dal Parco Regionale della Maremma, nel Grossetano.
Parte integrante dell'azienda è un agriturismo con piscina composto da 5 camere doppie tutte climatizzate e con bagno indipendente. Mistermalico
CELESTINA FE'
Azienda agricola
Podere Pian Dei Pini, 9
58051 Località Cupi
Montiano – Grosseto
Produttore: Moira Guerri - Celestina Fè
Varieta’ : 100% Sangiovese
Classificazione: Morellino Di Scansano DOCG
Anno: 2014
Garantito DOC Mistermalico. Bugianen 2014 - La Montagnetta
Bugianen 2014 - La Montagnetta
Dici freisa e tutti pensano ad un vino mosso se non addirittura spumantizzato. Questo invece è un vino fermo, che non indietreggia (Nomen Omen) e che non teme confronti. Nemmeno con qualche nebbiolo (con il quale tra l'altro sembra anche essere imparentato). E' vinificato con maestria da Domenico Capello che usa il metodo chiamato "governo alla toscana" ovvero l'80% della massa dell'uva subisce una diraspatura e una fermentazione con macerazione delle bucce per circa 7 giorni ad una temperatura di 26°C. Il rimanente 20% viene appassito in un apposito locale ventilato e deumidificato. L’uva parzialmente appassita viene aggiunta al mosto svinato quando questo ha quasi finito di fermentare. Infine viene affinato in parte in acciaio, in parte in barriques e tonneaux. Alla vista ha un colore rosso rubino con riflessi granati. Al naso è etereo intenso con note di frutta cotta. Al palato si presenta intenso, corposo, e con retrogusto amarognolo. Da provare con selvaggina, formaggi stagionati, bollito misto e arrosti. Mistermalico
Produttore: Domenico Capello - La Montagnetta
Varieta’ : 100% Freisa d'Asti
Classificazione: Freisa d'Asti DOC Superiore
Anno: 2014
Garantito DOC Mistermalico. Saro 2013 - Feudo Rudini’
Saro 2013 - Feudo Rudini’
Per me che non sono (ero) particolarmente orientato al Nero D'Avola, questo Saro 2013 mi ha fatto cambiare idea. Rosso rubino, dal naso intenso e piuttosto elegante. Bocca fruttata, ricca, vellutata, armonica, di ottima struttura. Ottimo con formaggi, selvaggina e carni rosse. Mistermalico
Produttore: Feudo Rudini’
Varieta’ : 100% Nero D’Avola
Classificazione: Eloro Pachino DOC
Anno: 2013
Presentazione nazionale della Guida Vitae 2018
Sarà nuovamente il The Mall, a Milano, a ospitare la presentazione della Guida dell’Associazione Italiana Sommelier.
Sabato 21 ottobre, attesa come ogni autunno, torna la Guida Vitae. Seguendo un percorso editoriale in continua evoluzione, quest’anno la forza evocativa è suggellata dalla liaison cromatica del bianco e del nero: codici espressivi del chiaroscuro immortalano immagini di una quotidianità, ora ordinaria ora celebrativa, dalla spiccata tensione narrativa.
Questa quarta edizione sottolinea il grande lavoro sotteso a ogni bottiglia, a ogni calice, a ogni sorso dei moltissimi vini raccontati all’interno del volume. Si tratta di un’opera di selezione che ha messo sotto la lente di ingrandimento circa 30.000 vini, tutti degustati rigorosamente alla cieca.
I numeri sono sempre altissimi: più di 15.000 le referenze selezionate e 2.500 le aziende recensite.
“Il settore vitivinicolo si dimostra sempre più sensibile nei confronti della sostenibilità ambientale. È un tema coinvolgente e di grande attualità”, dichiara il Presidente Nazionale Antonello Maietta. “Anche quest’anno nella scansione delle pagine appare nitido l’orientamento sempre più green del vino italiano, non più legato a calcoli di marketing o di comunicazione, come poteva accadere in passato, ma attuato come scelta responsabile. A noi dell’AIS la questione sta particolarmente a cuore e mettiamo in campo tutte le nostre energie, anche attraverso la guida, per affrontarlo e comunicarlo.”
Nel corso della giornata, alla presenza del Presidente Maietta e dei vertici istituzionali, si terrà la cerimonia di premiazione dei 22 produttori insigniti dell’ambito “Tastevin AIS”, sigillo che certifica il vino più rappresentativo della regione di appartenenza. Saranno inoltre celebrate le oltre 500 etichette che hanno meritato il punteggio massimo, le “Quattro Viti”.
Dato l’apprezzamento ottenuto, tornano i simboli introdotti lo scorso anno: la Freccia di Cupido, a simboleggiare quell’emozione che alcuni vini sanno suscitare al primo sorso, e il Salvadanaio, che identifica una spiccata qualità in rapporto alla tipologia e al territorio, con un occhio attento al prezzo di vendita.
Il volume cartaceo sarà nuovamente replicato in versione digitale, disponibile negli e-store, che completerà il corredo di strumenti a disposizione dei soci AIS e degli appassionati.
Ufficio Stampa AIS
Grom prova a ripartire con materie prime e pinte di gelato
Torino - Grom é costretta a ripartire dai quattordici milioni di debiti accumulati negli ultimi cinque anni. Anche se il fatturato dell'azienda é costantemente aumentato (nel 2016 é arrivato a 29,85 milioni di euro), negli ultimi anni l'azienda fondata da Federico Grom e Guido Martinetti ha dovuto sostenere diverse spese necessarie per il suo processo di internazionalizzazione, che si é velocizzato ulteriormente nel 2015, quando l'azienda é stata acquistata dal colosso olandese Unilever, una vera e propria potenza che solo nel settore dei gelati fattura 7 miliardi all'anno.
Nei prossimi mesi Grom progetta un'ulteriore espansione all'estero: nuove aperture sono in programma a Lisbona e a Londra, che resta una delle città più attente all'industria del cibo "Made in Italia", nonostante la Brexit. La novità più importante, però, riguarda lo sbarco di Grom nella grande distribuzione. Nella storica fabbrica di Mappano (luogo dove viene prodotta la polpa liquida di gelato che viene inviata in tutto il mondo), infatti, vengono già prodotti dei barattoli di gelato dal peso di una pinta, poco più di 300 grammi.
I due fondatori, però, si stanno occupando anche di far crescere ulteriormente la loro azienda agricola di Castigliole d'Asti, "Mura Mura", da sempre centro di sperimentazione e produzione di una buona parte della frutta usata da Grom. Far crescere produttività e qualità dei prodotti dell'azienda é fondamentale per far andare di pari passo il processo di crescita industriale e la cura per i processi produttivi. Luigi M. D'Auria
Cheese festeggia vent'anni con gli Stati generali del Latte Crudo
Bra - Sono passati vent'anni dalla prima edizione di Cheese, la biennale dedicati al mondo dei formaggi che si svolge a Bra. L'edizione 2017, dunque, rappresenta il modo migliore per fare il punto su quanto fatto da Slow Food nel corso degli anni, ma anche aiutare operatori del settore e semplici curiosi a capire meglio il presente del mondo dell'alimentazione, senza dimenticare uno sguardo sul futuro.
Anche in questa undicesima edizione, l'evento è cresciuto sotto molti punti di vista. Grazie al completamento dei lavori della stazione ferroviaria di Bra (all'interno della quale è stata ricavata una splendida sala eventi che ha ospitato la sala stampa) è diventato più semplice raggiungere l'evento. Rispetto al 2015, poi, gli spazi fieristici sono stati posizionati in zone nuove del centro storico, consentendo a diversi produttori di essere più visibili al pubblico, stimabile intorno alle trecentomila persone. positiva anche la scelta di dedicare un'intera sezione dell'evento agli affinatori e ai selezionatori di formaggi di tutto il mondo. In questo modo, il pubblico ha potuto conoscere da vicino il lavoro di questi professionisti, veri e propri intenditori di formaggi e non semplici venditori.
Altro cuore pulsante di Cheese sono i numerosissimi convegni, incontri e workshop che si svolgono nelle quattro giornate dell'evento (iniziato venerdì 15 settembre, terminerà lunedì 18). Sono davvero tantissimi gli argomenti trattati in questi momenti, che sono davvero il modo migliore per conoscere le realtà e le dinamiche produttive. Tra i più significativi, sicuramente quello di apertura dell'intera kermesse, dedicato al latte crudo, tema portante di questa undicesima edzione di Cheese. Secondo il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, difendere le realtà che utilizzano ancora il latte crudo è una vera e propria "battaglia di civiltà" che tutti saremmo chiamati a combattere per difendere la biodiversità del nostro pianeta.
Gli organizzatori hanno deciso anche di unificare il tema principale dell'edizione e gli eventi legati al Paese ospite della kermesse, creando "Raw in the Usa", rassegna dedicata ai casari che utilizzano il latte crudo negli Stati Uniti, uno degli Stati in cui l'influenza delle grandi multinazionali alimentari è più forte. Strettamente legato a questo tema era il convegno dedicato alle certificazioni di qualità dell'Ue (Dop, Igp), viste come una grande opportunità di crescita dai Paesi più deboli, ma allo stesso tempo diventate una grande opportunitàper diverse multinazionali che, acquistando i consorzi di produttori di marchi molto famosi, possono acquisire credibilità senza produrre formaggi di qualità (in Francia è accaduto con formaggi molto celebri, come il Comté e il Roquefort).
Altro fiore all'occhiello della rassegna sono i premi per i Casari che si sono maggiormente distinti nella produzione di formaggi tipici di qualità in situazioni di particolare difficoltà. Tra i premiati ci sono due casari italiani (Luigi de Carolis di Civita di Cascia e Paola Capanna di Amatrice) che hanno continuato a lavorare nonostante il sisma che ha messo in ginocchio le loro stalle, ma anche i produttori della cooperativa Criadores di Capo Verde e Andy Watch del Wisconsin (Stati Uniti) che continuano a proporre formaggi con metodi tradizionali in zone poco vocate alla produzione casearia.
Tra gli operatori del settore non premiati, la nostra redazione ne consiglia due: tra i casari, il caseificio Di Nucci di Agnone (Isernia), che produce dal 1662 (oggi a gestire il marketing dell'azienda c'è Serena Di Nucci, rappresentante dell'undicesima generazione di questa famiglia di casari) formaggi rigorosamente con latte crudo, mentre tra i selezionatori la bottega torinese Borgiattino, che da novant'anni continua a proporre formaggi di qualità nello stesso negozio di Corso Vinzaglio, nel centro città. Donato D'Auria
Serena e Franco Di Nucci a Cheese 2017 di Bra
(Foto: Sebastiano Spina)
A fine estate torna la Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola
Carmagnola (To) - La Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola-Peperò, giunta all'edizione numero 68, si conferma la più importante fiera dedicata ad un prodotto agricolo del nostro Paese. Come nelle scorse edizioni, tutto il centro storico di Carmagnola é stato coinvolto da questo grande evento, che attrae nel comune torinese moltissime persone desiderose di acquistare direttamente dai produttori un prodotto di grande qualità, ma decisamente difficile da trovare sui principali mercati del nostro Paese a causa del numero relativamente piccolo di produttori.
Nel corso della presentazione dell'evento, svoltasi venerdì 1 settembre (la Fiera Nazionale si concluderà domenica 10), il Presidente del consorzio del Peperone di Carmagnola, Domenico Tuninetti, ha lanciato l'allarme di fronte alle autorità presenti, tra cui il Viceministro alle Politiche Agricole, Andrea Olivero. "Abbiamo bisogno di una risposta forte da parte le istituzioni per incoraggiare l'agricoltura giovanile. Carmagnola ha tutte le carte in regola per fare agricoltura di qualità, ma é necessario un ricambio generazionale all'interno delle nostre aziende". Anche Alberto Osenda, Presidente della BCC di Casalgrasso e Sant'Albano Stura, si è schierato a favore della crescita del settore agricolo. "Chi volesse fare impresa in questo settore puó venirci a cercare, siamo disposti a sostenere i giovani agricoltori" ha dichiarato.
La presentazione della Fiera, dunque, ha confermato la voglia di far crescere un prodotto che non sempre ha avuto i riconoscimenti che avrebbe meritato a livello nazionale. Nonostante i numerosi problemi che gli agricoltori hanno dovuto affrontare a partire dallo scorso inverno (alluvione e siccità su tutti), la produzione del 2017 può comunque definirsi buona, a riprova della grande professionalità degli agricoltori carmagnolesi.
La Fiera Nazionale del Peperone, però, resta anche un importante evento di festa per tutta la cittadina di Carmagnola. Sono numerosi, come nelle scorse edizioni, gli espositori provenienti da altre parti d'Italia per proporre i loro prodotti. Quest'anno gli organizzatori hanno deciso di riorganizzare, almeno in parte, gli spazi della Fiera (anche a causa delle nuove disposizioni governative in materia di sicurezza dei grandi eventi), privilegiando coloro che hanno portato a Carmagnola prodotti d'eccellenza italiani e piemontesi. Molto positiva anche la presenza dei produttori di Peperone locale, che ci é sembrata maggiore rispetto alle scorse edizioni, mentre l'unica pecca dell'evento é stato il percorso espositivo, a nostro avviso non troppo facile da seguire. La Fiera Nazionale del Peperone, in ogni caso, si è dimostrato un evento davvero unico nel panorama piemontese, attento anche a svolger attività a favore dell'agricoltura delle regioni colpite dal terremoto dell'agosto scorso. Luigi M. D'Auria
I produttori dell'Azienda Abello Turello alla Fiera Nazionele del Peperone di Carmagnola
(Foto: Sebastiano Spina)
Mezzana della Terra é pronta ad accogliere il turismo rurale
Ascoli Satriano - Ascoli Satriano è finalmente pronta ad accogliere il turismo rurale, così come tutto il territorio dei Monti Dauni. Questa zona, situata nel nord-ovest della Puglia, é sempre rimasta fuori dai circuiti turistici che hanno coinvolto il "Tacco" dello Stivale, che hanno creato letteralmente un boom del settore turistico nel Salento e nella zona del Gargano.
I Monti Dauni, come detto, sono rimasti appartati, ma questo non significa che siano luoghi privi di interesse per coloro che vogliono vivere una vacanza a contatto diretto con gli ambienti rurali. Uno dei comuni più significativi di questa zona é Ascoli Satriano, situato proprio al confine fra i Monti Dauni e il Tavoliere delle Puglie, dove sono stati anche ritrovati importanti reperti archeologici (fra cui la celebre scultura ellenistica detta "dei Grifoni") conservati nel Museo "Pasquale Rosario".
Una delle zone più significative di Ascoli Satriano, a nostro avviso, é quella di Mezzana della Terra, situata a pochi chilometri dal centro del Paese, in direzione di Ortanova, dove si trova un campo di Footgolf totalmente immerso negli uliveti dell'Azienda agricola di Celeste Anguilano. Sfruttando le strade rurali poco trafficate, é possibile correre, camminare e fare una "sgambata" in mountain bike su due diversi percorsi, uno di nove e uno di 1.7 chilometri. A pochi chilometri da Mezzana della Terra é possibile trovare dei prodotti locali a chilometro zero nelle aziende agricola Falcone in località Rinaldi, un'azienda agricola in attesa della certificazione delle sue coltivazioni biologiche. In direzione del Comune di Ordona, in località Posta d'Alessandro, si trova l'Azienda Agricola dei fratelli Lobozzo, tra i pochissimi a produrre formaggi di qualità del Comune di Ascoli Satriano, luogo di passaggio delle antiche transumanze.
Uno dei punti forti del turismo rurale, a nostro avviso, é il settore agroalimentare. Il turismo rurale, infatti, consente di mettersi in contatto diretto con i produttori delle materie prime del luogo. Ad Ascoli Satriano si possono trovare diverse nicchie di qualità. Oliveti, mandorleti e grani antichi, infatti, fanno parte di un patrimonio antico che alcuni agricoltori stanno cercando di preservare, puntando più sulla qualità del prodotto che sulla semplice quantità. L'olio, in particolare, é uno dei cardini della produzione agricola ascolana: é possibile trovarne di ottima qualità nell'oleificio Roccia e nel Frantoio Celino, che utilizza soltanto elementi di oleifici tradizionali, come i fiscoli.
Per degustare questi prodotti, l'ideale sarebbe affidarsi alle antiche conoscenze delle donne anziane del paese, che conoscono tutte le ricette della tradizione ascolana. Tra i ristoranti, ci sentiamo di segnalare il "Canto del Gallo" dove lo chef Alessandro Gallo propone una cucina tradizionale di grande valore, alcuni veramente eccellenti, come i cavatelli al grano arso e il filetto ai fichi. Vicino all'antica castello di Ascoli Satriano si trova, invece, il ristorante pizzeria Medioevalys, storico locale della zona che propone da sempre piatti della tradizione. Sempre vicino al castello, in un quartiere medievale che merita una visita, si trova il B&B La Casa al Castello di Luisa Moscato, aperto pochi mesi fa e già diventato un punto di riferimento per coloro che hanno deciso di sostare ad Ascoli nel mese di agosto.
Per i veri amanti del turismo rurale, ogni stagione può essere ideale per visitare Ascoli Satriano. Il paesaggio, infatti, varia con il cambiare delle stagioni. Se giugno é il periodo ideale per assistere allo splendido spettacolo delle trebbiatrici al lavoro per la raccolta del grano, agosto é il momento in cui provare a raccogliere le mandorle e i fichi, assistendo i produttori del territorio. In inverno, inoltre, non mancano gli eventi da non perdere. Tra Natale e la festa del patrono San Potito (14 gennaio) é possibile assaggiare i piatti natalizi della tradizione, mentre a novembre si raccolgono le olive (un evento importante, che tornerà ad essere celebrato nella "Sagra dell'Olio" organizzata il 19 novembre dall'associazione "Seguendo le Tradizioni" di Marcella Celino) e si possono degustare i fichi secchi, un altra tipicità di una zona che ha davvero tanto da offrire ad un turista attento alle eccellenze agroalimentari. Luigi M. D'Auria
Pomodori e salse di Posta D'Alessandro
(Foto: Sebastiano Spina)
Tradizione e innovazione si incontrano alla Festa della Trebbiatura di Larino
Larino (Cb) - Venerdì 18 agosto 2017 si é svolta a Larino la seconda edizione della "Festa della Trebbiatura", evento nato per ricordare le antiche tradizioni della filiera del grano, ma anche per promuovere le eccellenze di un territorio ricco di risorse agroalimentari di qualità ma poco conosciute dal grande pubblico.
La trebbiatura (fase conclusiva della raccolta dei cereali, in quanto consiste nella separazione della granella del cereale dalla paglia) era un'attività che coinvolgeva quasi tutti i contadini del Molise, i quali scendevano dai paesi dpelle montagne molisane fino a Larino, che anticamente rappresentava il confine tra la Capitanata e il Contado del Molise, e poi ai più importanti comuni della Capitanata, dove si sedevano all'ombra delle chiese in attesa di un ingaggi. Ricordare la civiltà contadina, dunque, é anche un modo per ricordare l'antica vocazione "di frontiera" di Larino, legato storicamente e culturalmente sia al Molise che alla Puglia.
Come dicevamo in precedenza, però, dal recupero delle antiche tradizioni passa anche la promozione del territorio. L'organizzatore dell'evento Sebastiano Di Maria, dunque, ha anche organizzato un convegno dedicato anche a questo tema. Tra gli ospiti, due molisani che proprio negli anni di crisi sono riusciti a mostrare tutte le potenzialità del territorio. Si tratta di Michele Tanno, che ha spinto per il recupero della Tintilia, un vitigno autoctono che era quasi sparito e che oggi é diventato l'unico vino Doc del Molise, e Dionisio Cofelice, che grazie al suo Molino di Matrice, a pochi chilometri da Campobasso, ha contribuito al recupero di alcuni grani antichi.
Poche ore prima della festa della trebbiatura, la nostra redazione ha potuto visitare il Molino Cofelice. Si tratta di un luogo veramente unico, perché riesce a coniugare produzioni su larga scala e recupero dei grani antichi, fungendo da punto di riferimento per i contadini del luogo ma anche per gli amanti delle macine a pietra che vengono da lontano per macinare piccole quantità. A nostro avviso, questa strategia si sta rivelando vincente: senza essere un "integralista" delle antiche tradizioni, Dionisio (che possiede impianti moderni, ma ha anche recuperato due macine a pietra) sta cambiando a poco a poco le abitudini dei contadini, che negli ultimi anni hanno iniziato ad abbinare i grani moderni a quelli antichi, non perdendo del tutto le antiche abitudini.
Il Molise, dunque, é tutt'altro che una terra povera di eccellenze del settore agroalimentare. Quello che manca, a nostro avviso, é la capacità di "fare squadra" per promuovere queste eccellenze e creare dei circuiti turistici che facciano apprezzare anche il paesaggio e le bellezze architettoniche della regione. Un punto di riferimento in questo senso potrebbe esssere la "Piana dei Mulini" di Michele Lucarelli a Colle d'Anchise, dove lo chef Severino Miozza punta su una cucina quasi casalinga tutta "Made in Molise" a partire dalle materie prime, siano esse l'olio di Pasquale di Lena di Larino o i formaggi dei produttori della Valle dell'Alto Biferno. Luigi M. D'Auria
Dionisio Cofelice mugnaio ed esperto di grani antichi
(Foto: Sebastiano Spina)
Marcella Celino presenta "Seguendo le Tradizioni...Aspettando le Feste" ad Ascoli Satriano
Marcella Celino presenta "Seguendo le Tradizioni...Aspettando le Feste" ad Ascoli Satriano
Ascoli Satriano - Marcella Celino, autrice di cucina tipica di Ascoli Satriano, ha deciso di triplicare, presentando il suo terzo libro, dedicato ai piatti tipici delle vigilie delle feste. Per la presentazione di questo nuovo libro (il cui intento é anche quello di ricordare le antiche tradizioni del comune dei Monti Dauni), Marcella e l'Associazione "Seguendo le Tradizioni" hanno deciso di dare vita ad una serata dedicata al ricordo di tutte le tradizioni ascolane. Il cibo, pertanto, viene considerato un mezzo per ricordare gli antichi riti della civiltà contadina e far conoscere le tipicità di una zona della Puglia non molto conosciuta dal turismo di massa.
L'introduzione della bella serata, svoltasi presso la "Chiazzet" (La Piazzetta), nel centro storico di Ascoli Satriano, é stata affidata alla Professoressa Margherita Quintana e da Potito Moscato (membro della Consulta della Cultura del Comune di Ascoli Satriano),
che ha ricordato l'importanza del cibo come veicolo di promozione turistica e crescita culturale del territorio.
Nel corso della serata la nostra testata ha avuto la possibilità di intervistare Marcella Celino, protagonista della serata e diventata, grazie anche ad alcuni interventi in televisione, vera e propria "ambasciatrice" della cucina ascolana anche al di fuori del territorio comunale. La sua passione per la cucina, come da lei stessa raccontato, é nata già negli anni passati presso l'asilo della suore domenicane. Negli ultimi anni, dopo aver iniziato a "postare" le foto dei suoi piatti, Marcella ha convertito la sua passione in una vera e propria produzione di libri di ricette, ogni volta ispirati ad un singolo segmento della cucina ascolana (il primo libro, ad esempio, si concentra sui dolci). Nell'ultimo libro, invece, trova spazio ogni genere di piatti, perché nella civiltà contadina le vigilie delle feste erano una delle poche occasioni in cui si potevano mangiare piatti più elaborati o i dolci.
La caratteristica della cucina di Marcella che più piace ai suoi lettori, soprattutto ai "forestieri", é la genuinità. Nei libri di "Seguendo le Tradizioni", infatti, i piatti vengono proposti esattamente come sono proposti nelle case di Ascoli Satriano, senza alcuna sostanziale variazione. É impossibile, inoltre, cercare un piatto "principe"'della tradizione ascolana: per Marcella sono tutti egualmente buoni e importanti.
Dopo l'intervento di Marcella, la serata è proseguita con un intrattenimento musicale e con la proiezione del DVD allegato al libro. L'Associazione "Seguendo le Tradizioni", inoltre, ha distribuito ai presenti vino e le tradizionali "pizze fritte". A nostro avviso, questa esperienza dovrebbe essere ripetuta almeno tutti gli anni. L'impegno di "Seguendo le Tradizioni", infatti, potrebbe portare alla nascita di un vero e proprio evento dedicato alla cucina di Ascoli Satriano. Luigi M. D'Auria
Presentazione del libro di Marcella Celino
(Foto: Sebastiano Spina)
Cheese torna dal 15 al 18 settembre
Bra (Cn) - Manca poco più di un mese all'inizio di Cheese, la rassegna biennale dedicata al mondo dei formaggi, organizzata da Slow Food, che si svolgerà come di consueto a Bra. La principale novità organizzativa della rassegna riguarda il numero di delegati presenti, che saranno oltre cento quest'anno. Come di consueto, gli organizzatori hanno chiesto agli abitanti dei comuni limitrofi a Bra di poter ospitare i delegati provenienti da diverse parti del mondo. Un modo ideale per aiutare i delegati ad inserirsi nel contesto della manifestazione di Bra, facendo conoscenza degli abitanti del luogo.
Anche quest'anno, Slow Food lancerà una sua "battaglia" che animerà la maggior parte degli incontri e dei dibattiti della manifestazione. Quest'anno si trattta della difesa dei formaggi prodotti con il latte crudo, sinonimo di qualità nei Paesi dell'Unione Europea, ma non considerato allo stesso modo in l'arte parti del mondo, dove viene visto come "pericoloso". Molti produttori di questi Paesi, tra cui quelli balcanici e l'Australia, sono costretti a pastorizzare il latte, facendo perdere al prodotto finale le sue peculiarità. L'idea del responsabile scientifico di Cheese, Piero Sardo, é quella di lanciare dei veri e propri "Stati Generali del Latte Crudo" per sostenere i produttori di questi Paesi a resistere, provando a convincere i governi locali a cambiare le legislazioni vigenti per salvaguardare le tipicità locali.
Non mancheranno, ovviamente, anche le degustazioni e gli incontri aperti al pubblico. La missione di Cheese é proprio questa, unire un pubblico di operatori del settore e di appassionati del buon cibo in un'unica grande location dove degustare ma anche riflettere e fare il punto della situazione sulle istanze portate avanti nelle scorse edizioni. Dal 15 al 18 settembre, infatti, si tornerà a parlare anche delle antiche istanze portate avanti da Slow Food, come quella sui formaggi DOP prodotti con il latte in polvere, provvedimento finora congelato almeno nell'Unione Europea.
Cheese, dunque, torna, e come nelle scorse edizioni sarà davvero notevole il numero di persone presenti a Bra nel corso della manifestazione . Sarà importante, dunque, gestire bene questo flusso dal punto di vista della sicurezza, incentivando, come nelle scorse edizioni, l'utilizzo delle navette e del treno per raggiungere Bra. Se questo aspetto migliorasse rispetto alle scorse edizioni (in cui questi mezzi "alternativi" non erano così frequenti), Cheese risulterebbe davvero un evento perfetto sotto ogni punto di vista. La nostra rivista, in ogni caso, sarà presente alla ricerca di realtà piccole e poco conosciute da far crescere. Luigi M. D'Auria
Il formaggio pecorino pugliese di Posta D'Alessandro
(Foto: Sebastiano Spina)
Tutela del territorio e futuro a "la Montagna dove tutto nasce"
Torino - Dal 14 al 16 luglio si é svolto a Torino l'interessante convegno chiamato "la Montagna dice tutto nasce", un interessante momento di confronto e festa dedicato al mondo della montagna, con un particolare focus sulle montagne piemontesi e torinesi, chiamate "Montagne Olimpiche" dopo i Giochi Invernali di Torino 2006. L'evento si é svolto nel Parco della Pellerina, presso Cascina Marchesa, sede anche di Team Marathon, che organizza la Maratona di Torino.
Promotore e organizzatore di questa tre giorni é stato Luigi Chiabrera, fondatore della attuale Maratona di Torino (nata nell'attuale formato come Susa-Avigliana). Dopo un anno passato lontano dai riflettori, Chiabrera ha deciso di tornare in pista, organizzando un evento che, almeno nelle intenzioni, vuole far incontrare tutte le professionalità che gravitano intorno al mondo della montagna per provare a tracciare una linea guida condivisa per il futuro.
Nel corso della prima giornata, in particolare, si sono diversi tavoli tematici per provare a ragionare sul presente del mondo della montagna. Erano presenti l'onorevole Silvia Fregolent, il sottosegretario Sandro Gozi e il giornalista Rai Francesco Marino, napoletano trapiantato a Torino da molti anni. Nel corso dei tavoli tecnici si é parlato di quasi tutti gli aspetti legati al mondo della montagna: quello legislativo (i piccoli comuni di montagna sono spesso in difficoltà in materia, di acqua, accoglienza e trasporti), quello dell'immagine del territorio e quello dell'energia, senza dimenticare l'impiantistica sportiva. Per una crescita sostenibile della montagna é necessario un piano di sviluppo chiaro: molto spesso, infatti, il rapporto tra cittadini e istituzioni non é chiaro, e questo provoca fraintendimenti e reciproci veti.
Nel corso della giornata si é parlato, ovviamente, anche di sport. Uno degli intenti della tre giorni, infatti, era anche quello di premiare la scuola di tecnici e skimen delle Alpi Occidentali, tanto celebre a livello internazionale che, molto spesso, ci sono più tecnici che atleti italiani presenti nei circuiti di Coppa del Mondo. Altro tema caldo é stato quello dell'impiantistica ereditata dalle Olimpiadi 2006, poco sfruttata per eventi internazionali negli ultimi anni e ridottasi, in molti casi, ad essere un inutile è imbarazzante "eco-mostro". L'occasione di rilancio potrebbe essere offerta dalle Olimpiadi Invernali del 2026 e del 2030, che il Cio vorrebbe riportare in Europa. I costi elevati nel realizzare tanti impianti in poco tempo e concentrati in pochi chilometri, però, spaventano i potenziali candidati, tanto che il Comitato Olimpico ha dato il via libera a candidature di città piccole o con impianti molto distanti. Pinerolo e Usseaux sognano l'assegnazione, Sion, sempre sconfitta nella corsa alle Olimpiadi, anche. Non ripetere gli errori del post Torino 2006 potrebbe essere il viatico migliore per vivere una seconda favola olimpica in Piemonte. Donato D'Auria
Futuro e tradizione alla prima edizione di "Grani Futuri"
Futuro e tradizione alla prima edizione di "Grani Futuri"
San Marco in Lamis (Fg) - Nonostante l'assenza del Ministro Maurizio Martina, invitato come ospite d'onore al convegno che ha chiuso la kermesse, "Grani Futuri" é stata comunque un successo. La tre giorni dedicata al mondo del pane, svoltasi a San Marco in Lamis dal 17 al 19 giugno, é stata importante per far conoscere un borgo del Gargano più interno, di solito escluso dalla maggior parte dei flussi turistici, e per far incontrare molti operatori di un settore, quello del mondo del pane, dove é molto difficile sconfiggere la concorrenza dei prodotti realizzati con materie prime di bassa qualità.
"Grani Futuri", però, é stata anche un'importante occasione per consocere meglio Antonio Cera, "economista fornaio" e ideatore della manifestazione. Cera, dopo aver studiato economia a Milano, ha deciso di tornare ad occuparsi del forno di famiglia (il "San Marco"), promuovendo i suoi prodotti d'eccellenza, finita anche sulle tavole di prestigiosi alberghi e ristoranti milanesi. Dalla sua voglia di condividere questa esperienza é nato un evento aperto a panificatori, ristoratori, giornalisti e pubblico, tutti accomunati dalla volontà di proporre e consumare pane di qualità. Da questa volontà é nato il "Manifesto futurista del pane". Si tratta di una serie di proposte per produrre un pane di elevata qualità, curando ogni dettaglio della filiera produttiva. Il manifesto, tra le altre cose, prevede l'utilizzo di varietà di grani antichi, di molini artigianali, di ingredienti biologici e, ovviamente, l'introduzione di un giusto prezzo che riconosca i maggiori costi produttivi (Cera ha parlato di circa cinque euro al chilo).
Si tratta di una proposta davvero interessante, che evidenzia la volontà di reagire al "dominio" delle multinazionali del settore, che spesso penalizzano l'agricoltura di qualità in nome della redditività ad ogni costo e del profitto facile. Non bisogna dimenticare, peró, che il grano prodotto in Italia non riuscirebbe a soddisfare il fabbisogno nazionale neanche in un regime di autarchia totale. La sfida, dunqu, dovrebbe essere indirizzata in un altro settore: importare soltanto grano di qualità certificata, imponendo regimi di etichettatura e di qualità pari a quelli imposti dall'Unione Europea (che sono i più stringenti al mondo). I grani antichi, a nostro avviso, dovrebbero essere visti come un mezzo per recuperare le tradizioni locali e come un prodotto speciale, da consumare almeno una volta a settimana, ma non di più. In caso contrario, infatti, anche questi ultimi entrerebbero a far parte del "circuito" della produzione industriale.
Come affermato nel corso dell'evento, in ogni caso, la nicchia produttiva dei grani antichi deve continuare a crescere sia dal punto di vista della fama (sempre più persone dovrebbero essere consapevoli della sua esistenza) sia da quello del numero dei produttori (tutti dovrebbero affiancare ai prodotti tradizionali una linea dedicata ai grani antichi). Solo facendo crescere in queste due direzioni questa nicchia si potrebbe, a nostro avviso far crescere anche la qualità media di tutti i prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Viva i grani antichi dunquè, ma soprattutto viva i produttori che affiancano grani antichi grani "futuri" di qualità. Donato D'Auria
Futuro dell'agricoltura e dei Monti Dauni a Villa Jamele
Futuro dell'Agricoltura e dei Monti Dauni a Villa Jamele
Orsarà di Puglia (Fg) - É stata una presentazione in grande stile, quella della diciassettesima edizione della Sagra dell'Asparago di Orsara di Puglia. L'evento, infatti, é stato presentato con un convegno, tenutosi presso la prestigiosa cornice di "Villa Jamele", dedicato al futuro dell'agricoltura dei Monti Dauni e non solo. Proprio per questo, Beppe Zullo, uno dei principali ambasciatori del territorio dei Monti Dauni, ha deciso di ospitare questo evento. Il cuoco contadino, infatti, possiede un orto biologico all'interno della sua Villa Jamele, dove coltiva prodotti tipici dei Monti Dauni che serve poi sullla sua tavola in occasione di eventi e feste.
Presente in collegamento telefonico da Bruxelles anche l'onorevole Paolo De Castro, Vice Presidente della commissione agricoltura del Parlamento Europeo. In veste di moderatore, invece, il giornalista Mimmo Cicolella. Nel corso del convegno, si é parlato del futuro dell'agricoltura che, secondo quanto osservato da diverse ricerche, dovrebbe diventare sempre più legata alla tecnologia e ad un controllo a distanza delle colture. L'aumento della popolazione mondiale, infatti, richiede una maggiore quantità di prodotti da immettere sul mercato, quantità che gli agricoltori non possono assicurare con le tecnologie attuali.
Non bisogna dimenticare, tuttavia, che l'agricoltura meccanizzata ha spesso comportato una diminuzione e della qualità dei prodotti (basti pensare a quanto succede ogni anno nella filiera produttiva dei grani). L'obiettivo, dunque, dovrebbe essere quello di unire le competenze dei contadini locali, depositari delle tradizioni locali, e quelle degli ingegneri specializzati nel settore agroalimentare, che possono garantire maggiore professionalità e redditività. Il modello, a livello di realtà locali, potrebbe essere quello della cooperativa Giardinetto di Orsara di Puglia, che riesce a fare da tramite tra i produttori locali e le esigenze di una clientela che richiede grandi quantità di prodotti.
Nel corso del convegno, poi, é emersa anche la necessità di trovare un futuro per l'agricoltura dei Monti Dauni, zona della Puglia che fatica a promuovere le proprie eccellenze (anche se le visite in alcuni comuni, come Alberona e Candela, sono cresciute rispetto al 2015). Dal punto di vista delle produzioni agricole, le mandorle e gli asparagi potrebbero soppiantare, almeno in parte, il grano, troppo esposto alla concorrenza internazionale. Inoltre, le fiere e i locali di qualità, come Villa Jamele, dovrebbero fare da traino per il resto del territorio, creando uno "zoccolo duro" di turisti interessati ad un turismo di tipo rurale, in cui le eccellenze agroalimentari del territorio sono al centro dell'itinerario del viaggiatore. Donato D'Auria
L'orto biologico di Villa Jamele
(Foto: Sebastiano Spina)
Oleificio Roccia, sviluppo possibile per i Monti Dauni
Oleificio Roccia, sviluppo possibile per i Monti Dauni
Ascoli Satriano (Fg) - I Monti Dauni sono una delle zone della Puglia con più potenzialità. Il suo territorio, infatti, si presta ad accogliere flussi (anche di discreta entità) di turismo rurale, in grado di valorizzare un paesaggio sempre vario, in cui c'é spazio per coltivazioni intensive di grande impatto, paesaggi montani tipici dell'Appennino e anche splendide architetture e reperti storici di grande valore, come la Cattedrale di Troia e gli Scavi di Herdonia. Il territorio, però, stenta a decollare, anche perché le aziende del territorio faticano a "fare sistema". Molto spesso, infatti, si tende a pensare solo al proprio, senza promuovere il territorio e le sue ricchezze, come l'olio extravergine d'oliva D.O.P dei Monti Dauni.
Queste difficoltà non implicano, tuttavia, manchino aziende d'eccellenza, che nobilitano il territorio e sfruttano il suo suolo fertile per realizzare dei prodotti di grande qualità. Una di queste, senza dubbio, é l'oleificio Roccia, uno dei tre del Comune di Ascoli Satriano, ma sicuramente il più premiato del comune del subAppennino. La famiglia Roccia, originaria del comune avellinese di Scampitella, possiede circa ottanta ettari di terreno, di cui cinque dedicati alla coltura delle olive (con la prospettiva di aumentare, come testimoniato dal recente impiantamento intensivo di oliva Peranzana). Il vero fiore all'occhiello, però, é un oleificio dotato di macchinari modernissimi, capace di raggiungere un record di 23000 quintali di molitura nel corso dei suoi dieci anni di attività.
Oltre alla grande qualità dei prodotti (l'olio dell'oleificio Roccia é stato premiato e segnalato da diverse guide e riviste specializzat), il vero fiore all'occhiello dell'azienda sono gli investimenti fatti per migliorare i macchinari e il packaging dell'azienda, che valorizza molto le eccellenze del territorio, come i celebri "Grifoni di Ascoli Satriano", scultura ellenistica che caratterizza l'olio prodotto dall'oleificio Roccia. Anche il prezzo dei prodotti dell'azienda é in linea con quello proposto da molte altre aziende di qualità di altre zone della Puglia e del resto d'Italia, segno evidente di come l'oleificio Roccia stia provando a far salire anche le quotazioni dell'olio dei Monti Dauni anche al di fuori del mercato locale.
É davvero interessante, dunque, la sfida di Michele Roccia, che gestisce l'oleificio insieme al figlio Pasquale e alla moglie Rosa: far crescere l'olio D.O.P dei Monti Dauni in tutta Italia, propoenendo una filiera produttiva che va dal produttore al consumatore, passando per un oleificio davvero moderno. Secondo noi, pero, la vera sfida sarà quella di coinvolgere anche tutti gli altri produttori e oleifici del territorio, valorizzando davvero le peculiarità del territorio. Più che la crescita di una sola azienda e un solo produttore, infatti, deve essere importante la crescita di tutta la filiera produttiva. Luigi M. D'Auria
Michele e Pasquale Roccia nell'ufficio del loro oleificio
(Foto: Sebastiano Spina)
La Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola si presenta e prepara una grande edizione numero 68
La Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola si presenta e prepara una grande edizione numero 68
Torino - Sabato 29 giugno, presso la prestigiosa cornice del Circolo degli Ufficiali di Torino, è stata presentata ufficialmente l'edizione numero 68 di Peperò, Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola, che si svolgerà, come di consueto, nei primi giorni di settembre, per la precisione dal 1 al 10. Saranno tante le novità della manifestazione, ma quella più importante é riscontrabile già nel nome: visto il numero di visitatori ed espositori, quella del Peperone non sarà più una "Sagra", ma una vera e propria "Fiera Nazionale" (titolo che le era già stato riconosciuto gli scorsi anni, ma non presente nella dicitura ufficiale).
Come nelle ultime edizioni, sarà davvero ampia la proposta di eventi ed esposizioni messe a disposizione dall'organizzazione, curata come al solito dal Comune di Carmagnola, dalla Pro Loco e da diverse associazioni locali. Ogni giorno le serate di Carmagnola saranno movimentate da un diverso concerto, mentre nel corso delle giornate non mancheranno i workshop e gli eventi legati al mondo del cibo, tutti curati, come nella scorsa edizione, dal critico gastronomico Paolo Massobrio, anche quest'anno testimonial d'eccezione di Peperò.
Come nelle scorse edizioni, non mancherà il grande villaggiomgastronomico che ogni anno anima il centro di Carmagnola, dice sono i profumi di cibi di ogni tipo a fare la parte del leone. Oltre agli storici produttori di Carmagnola, infatti, non mancheranno produttori di molte altre eccellenze italiane. Quest'anno, tuttavia, l'obiettivo degli organizzatori é quello di valorizzare anche gli altri prodotti tipici delle campagne carmagnolesi. Molto importante, ovviamente, anche il concorso di premiazione dei migliori peperoni e peperoni che, ci auguriamo, dovrebbe avere più spazio rispetto alle ultimissime edizioni.
I numeri di questa edizione numero 68 sono sicuramente importanti, ma la collaborazione che riteniamo più degna di nota é quella con le popolazioni colpite dal terribile sisma dello scorso agosto. Sappiamo che l'agricoltura é uno dei settori più importanti per le terre a cavallo tra Abruzzo, Lazio e Umbria (pensiamo alle lenticchie di Castelluccio). Sostenerle in un evento così importante é sicuramente un segnale da non considerare.
Come nella scorsa edizione, sono attese circa duecentocinquantamila persone a Carmagnola. Si tratta di un numero imponente e difficile da gestire, soprattutto se si considera che Carmagnola non ha una stazione pullman o ferroviaria di grandi dimensioni. Il nostro invito agli organizzatori, dunque, é quello di puntare più sulla qualità dei prodotti e dei produttori presenti, piuttosto che sulla quantità e sul "gigantismo" della fiera. Donato D'Auria
Grande successo per la quarta edizione di "Libando"
Grande successo per la quarta edizione di "Libando"
Foggia - Dal 20 al 23 aprile 2017 il centro storico di Foggia é stata la sede della quarta edizione di "Libando", grande evento dedicato al mondo del cibo pugliese di qualità. Questa edizione era incentrata, in particolare, sul prodotto principe della gastronomia di Capitanata: il grano, di gran lunga il prodotto più coltivato in queste zone.
Quest'anno sono state ben sei le piazze che ospitavano "Libando", cui si é aggiunta la centralissima Via Duomo, dove erano allestiti gli stand dedicati alle tavole rotonde e agli show cooking dei tanti chef celebri presenti all'evento. Nel corso della quattro giorni dell'evento, infatti, il grano é stato proposto in ogni forma, sia quelle tradizionali che quelle più insolite. Dalle zuppe di grano, capaci di evocare sapori antichi, fino alla serata dedicata alla pizza, infatti, c'é stato spazio per ogni gusto e tipo di alimentazione.
Anche quest'anno, inoltre, "Libando" é stata un'occasione per fare il punto della situazione sul mercato del cibo pugliese nel mondo. Sono stati numerosi, infatti i convegni in cui si é parlato dei prodotti pugliesi, del futuro del cibo e del mondo della ristorazione della Capitanata, territorio che si sta inserendo sempre di più nei principali circuiti turistici e commerciali legati al mondo del cibo. A testimonianza di ciò, la presenza di diversi compratori internazionali, provenienti da Irlanda, Estonia e Lituania.
Il grano, dunque, é stato celebrato come il principe della gastronomia della Capitanata da "Libando". Non bisogna dimenticare, tuttavia, per molti secoli il grano é stato solo uno dei tanti prodotti tipici della Capitanata. Solo nel Novecento, infatti, la monocoltura del grano ha soppiantato le antiche "vigne", dove trovavano spazio prodotti di ogni tipo che permettevano ad intere famiglie di essere autosufficienti. Pertanto, é stato giusto celebrare anche le altre eccellenze del territorio (come il Vino Nero di Troia), sia dal punto di vista gastronomico che culturale.
Bisogna anche ricordare che, purtroppo, non sempre il grano é soltanto fonte di gioia per chi lavora nella sua filiera. La scorsa stagione, per esempio, alcune situazioni di mercato hanno reso il prezzo al quintale decisamente troppo basso, soprattutto se si considera chela qualità media del grano di queste zone. L'impegno delle istituzioni e degli imprenditori dovrebbe essere quello di tutelare maggiormente i coltivatori, vero e proprio motore della filiera del grano. Gli agricoltori, dal canto loro, devono provare a tenere sempre alto il livello qualitativo della produzione, unico modo per far crescere anche i profitti. Luigi M. D'Auria
Spumante a base Nebbiolo in rassegna ad Alba
Spumante a base Nebbiolo in rassegna ad Alba
Alba - Anche i territori più celebri ed apprezzati dagli appassionati di vino possono riservare grandi sorprese. Le Langhe e il Roero, diventati patrimonio dell'Umanità Unesco, sono universalmente conosciute per dei prodotti simbolo di tutta l'enogastronomia piemontese. Difficile, infatti, non associare le Langhe (soprattutto quelle più vicine ad Alba) ai grandi Nebbioli, come il Barolo e il Barbaresco (sempre più quotato presso i mercati internazional), così come é difficile negare il forte connubio tra Arneis e Roero.
Proprio in questi territori, tuttavia, esistono delle nicchie di produzione che meritano rispetto e attenzione da parte della stampa specializzata e non solo. Tra questi, è impossibile non citare le bollicine a base Nebbiolo "Metodo Classico", che non hanno ancora raggiunto la fama dei grandi spumanti nazionali, ma si stanno imponendo tra i consumatori più attenti, che ne apprezzano la capacità di esplorare territori produttivi ancora vergini per un vitigno celebre come il Nebbiolo.
Proprio per celebrare far conoscere questo prodotto, lunedì si é svolta una degustazione di bollicine "Metodo Classico" a base Nebbiolo ad Alba, vera e propria capitale del vino piemontese. Prima si é svolto il convegno vero e proprio presso l'hotel Calissano, poi la degustazione, abbinata a prodotti tipici piemontesi, presso l'ottima osteria "il Vicoletto" nella parte antica della città, nella zona del Duomo. Oltre a diversi giornalisti e operatori del settore (come alla manifestazione SoloVino, erano presenti anche produttori di vini tradizionali interessati a vedere cosa stavano facendo i loro "fratelli minori"), erano presenti venti produttori, tra cui anche alcuni alessandrini e un valdostano, molti dei quali hanno deciso di puntare molto su questo prodotto.
Da segnalare, inoltre, che questo incontro sia arrivato ad una settimana da Vinitaly, appuntamento dove, di solito, viene esposta l'Italia del vino più celebre è conosciuta anche all'estero. Il nostro settore vitivinicolo, tuttavia, non é fatto soltanto dai vini più conosciuti, ma anche dai tentativi di proporre qualcosa di nuovo e di altà qualità. Probabilmente, pochi anni fa in pochi avrebbero immaginato che si potesse fare un vino frizzante sfruttando un vitigno da cui nascono vini quasi "da meditazione".
Nel futuro, invece, eventi come questo potrebbero moltiplicarsi. Grazie al progetto "Nebbione", iniziato proprio da alcuni dei produttori presenti nella serata di lunedì 3 aprile, potrebbe aiutare questo prodotto a crescere, ricevendo anche dei riconoscimenti formali, sempre molto importanti nel mondo del vino. Nei prossimi anni, poi, potrebbe esserci spazio anche per prodotti che oggi sono considerati di nicchia: come testimoniato dalla vicenda di Barolo e Barbaresco, il mondo del vino premia chi lavora pensando al futuro. Luigi M. D'Auria
Sara Vezza e Angelo Negro a Bollicine a base di Nebbiolo
(Foto: Sebastiano Spina)
Solo Roero brinda al successo inaspettato di SoloVino
SoloRoero brinda al successo di SoloVino
Santo Stefano Roero - Molto spesso le storie più belle sono quelle che ottengono un grande successo contro ogni pronostico (chi non ha sentito parlare del Leicester City di Claudio Ranieri). Una di queste storie é nata sabato 1 aprile 2017 a Santo Stefano Roero, comune cuneese che profuma di astigiano e torinese. L'associazione SoloRoero, creata da un piccolo gruppo di vignaioli di prima generazione che operano tra Santo Stefano e Canale (Alberto Oggero, Valfaccenda e Cascina Fornace), hanno deciso di organizzare un evento dedicato ai produttori di vino di prima generazione del nostro Paese.
Quello che, più che una degustazione o un "evento gourmet", voleva essere un incontro tra produttori desiderosi di condividere esperienze e racconti, si é trasformato in un evento apprezzato anche dal pubblico, che ha riempito il salone polivalente di Santo Stefano Roero all'inverosimile, abbinando i vini ai prodotti tipici preparati dalla locale Pro Loco.
Dopo una mattinata tranquilla, che ha visto i ventuno espositori dividersi tra degustazioni e il convegno che ha dato il via alla manifestazione, il pomeriggio ha riservato grandi sorprese agli organizzatori, che si sono trovati ad accogliere anche cinquecento persone contemporaneamente. Alle ore sedici, poi, ha preso il via, presso la confraternita di San Bernardino, il convegno dedicato al Roero, territorio che, ricordiamolo, é Patrimonio dell'Umanita Unesco. Dopo l'intervento del geologo Edmondo Fabbri, abile a condensare in pochi minuti tutta la storia geologica di questo territorio (fondamentale per lo sviluppo dell'agricoltura successiva) é stato il momento dello storico Luciano Bertello, che si é concentrato sulla storia recente di questo territorio, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo della civiltà contadina roerina, celebre soprattutto per i suoi vini bianchi (come l'Arneis), ma produttrice anche di grandi rossi, come il Roero, e di altri frutti, come le fragole e le pesche, a tratti protagoniste della storia di questo territorio.
Infine, la chiusura del convegno é stata affidata a Francesco Monchiero, Presidente del consorzio di tutela dei vini del Roero, riconosciuto ufficialmente nel 2013 e in grado di unificare la tutela sia del Roero Arneis che del Roero rosso. Dopo molti anni in cui questo territorio ha patito una sorta di complesso di inferiorità nei confronti della Langa, soprattutto quella dei grandi Nebbioli, si sente nell'aria una grande voglia di riscatto e di sfruttare le ricchezze del territorio per incanalare flussi di turismo consapevole. Il Roero, infatti, non é coltivato e sfruttato dal punto di vista agricolo come le Langhe e il Monferrato e presenta ancora diverse vallate vergini.
Alle ore 18, quando avrebbe dovuto finire la degustazione, molte persone affollavano ancora il salone comunale, a testimoniare il successo riscosso dall'evento. Anche se a caldo gli organizzatori si sono detti provati e disposti ad organizzare soltanto un evento biennale. Siamo sicuri, tuttavia, che, ripensandoci a mente fredda, non vorranno disperdere il patrimonio di conoscenze ed esperienze fatte nel corso di questo splendido e sorprendente evento. Luigi M. D'Auria
Alberto Oggero e una sua collaboratrice al padiglione degustazione di SoloVino
(Foto: Sebastiano Spina)
Ottima la seconda edizione del Festival del Giornalismo Alimentare a Torino
Ottima la seconda edizione del Festival del Giornalismo Alimentare a Torino
Torino - Dal 23 al 25 febbraio 2017 si è svolta la seconda edizione del giornalismo alimentare, evento creato solo nel 2016 ma che è già diventato un punto di riferimento per gli operatori del settore. Sede principale degli incontri è stata l'Accademia delle Scienze di Torino, che ha messo a disposizione dell'evento due sale funzionali per lo svolgimento del festival ma, forse, un po' piccole, se si considera che il numero di mille accreditati (obiettivo dichiarato degli organizzatori) è stato raggiunto con grande facilità, a testimonianza dell'attenzione che questo evento ha riscosso presso i professionisti della comunicazione del settore, ma anche tra gli altri operatori del settore, desiderosi di comunicare le loro storie in questa cornice.
Come l'anno scroso, il Festival è stato ricco di eventi che hanno incuriosito il pubblico, tanto che i dibattiti hanno spesso rallentato il programma, che si è concluso sempre con evidente ritardo. Tra gli eventi più importanti, quello dedicato alle agromafie, che si è svolto nel tardo pomeriggio della giornata inaugurale, ha toccato temi delicati, sia dal punto di vista economico-giudiziario (ancora oggi la criminalità organizzata guadagna decine di milioni di euro grazie alle attività agricole illecite) che da quello giornalistico, visto che molto spesso i giornalisti vengono lasciati soli quando cercano di denunicare il malaffare delle loro terre.
Molto spazio è stato dedicato anche al ruolo etico del giornalista alimentare, che deve sempre cercare di rimanere oggettivo in un mondo, quello dell'alimentazione, dove non mancano i falsi miti e le "bufale", intese come notizie senza fondamento scientifico, pubblicate da siti di parte, che possono indurre in inganno i lettori (recentemente non sono mancate quelle sull'olio di palma e la carne rossa). Grazie alla presenza di grandi esperti, non solo della comunicazione, come il professor Giorgio Calabresi, che hanno cercato di comunicare ai presenti quali siano le buone pratiche alimentari che un giornalista del settore deve sempre comunicare, perchè sono scientificamente provate da decenni.
Altro fiore all'occhiello della manifestazione sono state le visite guidate alle eccellenze del territorio piemontese, dove gli ospiti accreditati hanno potuto conoscere realtà d'eccellenza poco note, spesso in zone poco battute dai flussi turistici tradizionali. La scelta di proporre questi tour è stato, in certo senso, il coronamento ideale di un evento che in solo due edizioni è cresciuto moltissimo. Per crescere ancora, a questo punto, sarebbe suffciente, a nostro avviso, migliorare solo alcuni dettagli (vista l'elevata qualità degli incontri in programma), come la sede dell'evento, che potrebbe essere più grande, e alcuni servizi offerti agli accreditati durante le giornate del festival. Donato D'Auria
Cala definitivamente il sipario sul Corpo Forestale dello Stato
Cala definitivamente il sipario sul Corpo Forestale dello Stato
Torino - Alla fine l'abolizione del Corpo Forestale dello Stato é diventata realtà. Dopo l'approvazione del decreto 177/2016, la cui approvazione definitiva é datata 28 luglio 2016, infatti, l fusione tra Io Corpo e l'Arma dei Carabinieri era diventato realtà. Come spesso accade, tuttavia, non erano mancati i rinvi, dovuti alla mancanza di diversi decreti attuativi, che avevano addirittura fatto pensare al congelamento della riforma. Nonostante l'istituzione del Comando Unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri (Cutfaa), avvenuta ufficialmente il 25 ottobre dello scorso anno, infatti, ogni decisione era stata rinviata all'inizio dell'anno in corso, provocando diversi problemi e disservizi per i cittadini. A causa dell'assenza del servizio Cites, per esempio, é rimasto bloccato l'export di pelli pregiate, provocando danni per tre milioni di euro al giorno.
A partire dall'inizio dell'anno, tuttavi, la fusione é diventata realtà, e ben 7100 unità del Corpo Forestale dello Stato su 7400 sono entrata a far parte del Cutfaa, che ha anche assorbito le competenze e l'organico del Nucleo per la Tutela dell'Ambiente dei Carabinieri e dei 29 Noe presenti su tutto il territorio nazionale. Nonostante qualche problema burocratico di troppo (relativo a timbri, ai mezzi e alle stazioni), L'accorpamento sta prendendo quota e i Carabinieri del Cutfaa stanno finalmente lavorando sul territorio, dando anche manforte alle popolazioni del Centro Italia, che sicuramente hanno patito la mancanza dei Forestali (in occasione della Tragedia del Rigopiano diversi elicotteri non si sono alzati dal Comando Forestale di Cittaducale perché non erano stati revisionati).
I cittadini, pertanto, possono stare tranquilli: sta per finire la fase di sbandamento che li ha costretti a fermare diverse attività produttive a causa dell'assenza di fatto di una forza di polizia dedicata solamente all'ambiente, alla tutela del territorio e all'agroalimentare. A questo punto, tuttavia, é necessario chiedersi se perdere un anno (tra l'altro pieno di emergenze) per questo difficile accorpamento sia stato davvero giusto. Non sarebbe stato meglio, forse potenziare il Corpo Forestale dello Stato, fondendolo con il Noe e abolendo i vari Corpi ambientali provinciali e regionali, molto spesso densi di personale, ma poveri di competenze e conoscenze in ambito ambinetale.
A questo punto, tuttavia, é inutile piangersi addosso. Per recuperare il tempo perduto, tutti gli effettivi devono lavorare insieme, superando le diffidenze reciproche. Il Cutfaa deve diventare il prima possibile un punto di riferimento per i cittadini, salvaguardando dei settori vitali per la nostra economia, come l'agroalimenatre e il turismo legato alle bellezze naturalistiche del nostro territorio. Il generale Riccardi, primo comandante del nuovo Cutfaa, afferma che i Carabinieri devono trasmettere agli ex Forestali "la gioia di questo accorpamento". Speriamo che i primi ad essere contenti siano i cittadini. Donato D'Auria
Il Pero Selvatico aiuta la Biodiversità
Il Pero Selvatico aiuta la biodiversità
Ascoli Satriano (Fg) - Anche in una zona a forte vocazione rurale come quella di Mezzana della Terra, esistono delle piante e degli arbusti di natura tipicamente selvatica, che possono essere presenti in piccole zone rimaste incontaminate (oppure in terreni abbandonati nel corso degli anni) oppure che sono stai piantati nel passato (magari per delimitare dei confini) e non più curati dalle giovani generazioni.
Tra le piante, uno dei più diffusi (la nostra redazione ne ha contati circa un centinaio) é il Pero Selvatico (nome scientifico Pyrus Pyraster, spesso presente anche in forma cespugliosa. Si tratta di una pianta abbastanza resistente, presente su tutto l'Appenninno fino ad una altezza di 800-1000 metri di altitudine, che presenta un elevato interesse dal punto di vista geologico, che lo rendono una delle specie del nostro Appennino da proteggere e salvaguardare, anche se non garantiscono frutti e legname molto appetibili dal punto di vista commerciale.
Nel corso degli ultimi anni sono aumentate le ricerche relative al pero Selvatico (uno delle più complete è stata compiuta in Piemonte), che hanno evidenziato una buona presenza di Pero selvatico ad altitudini collinari e medio montane. Molto spesso gli esemplari di Pyrus Pyraster presentano affinità con le varietà coltivate, segno evidente di come spesso si tratti di esemplari coltivati in passato e poi abbandonate.
Per rendere operativo un vero e proprio "progetto Pero Selvatico" sarebbe necessario, dunque, distinguere tra esemplari selvatici ed esemplari inselvatichiti. L'obiettivo degli studiosi, infatti, é quello di isolare una cinquantina di esemplari di Pyrus Pyraster puro per iniziare un percorso di ripopolamento. La nostra speranza é che Mezzana della Terra possa essere un areale capofila di questo progetto, dove tutti i produttori possano collaborare per far sopravvivere i peri selvatici presenti.
Il Pero Selvatico, poi, ha un grande valore dal punto di vista della biodiversità. Piantarne di nuovi (per poi farli crescere in modo del tutto autonomo) potrebbe far crescere notevolmente il valore di questa zona, che sicuramente ha perso molto in biodiversità negli ultimi decenni. La sua natura selvatica, e la sua presenza in zone spesso impervie, favorisce gli uccelli, che spesso scelgono il Pyrus Pyraster per nidificare in zona.
Non bisogna dimenticare, poi, che anche i frutti del Pero Selvatico possono essere commestibili, e diventano addirittura un vero e proprio piatto Gourmet se vengono fatti "riposare" in una buca, opportunamente fasciati con del fieno. Il Pero Selvatico, dunque, é una specie da difendere con le unghie e con i denti. Luigi M. D'Auria
Peri Selvatici a Mezzana della Terra
(Foto: Sebastiano Spina)
Antonietta Lucarelli ci apre le porte di un'azienda d'altri tempi
Antonietta Lucarelli ci apre le porte di un'azienda d'altri tempi
Colle d'Anchise (Cb) - Nel corso del Salone del Gusto, svoltosi a Torino a metà settembre, abbiamo avuto la fortuna di parlare con quasi tutti i membri della piccola delegazione del Molise. Nonostante le eccellenze alimentari che la regione può offrire, molti di loro sembravano scoraggiati riguardo la possiiblità di emergere dei produttori locali. Per smentirli, abbiamo deciso di metterci in viaggio per conoscere delle aziende agricole d'eccellenza, dove i prodotti locali vengono celebrati dai contadini che li coltivano con dedizione e passione.
Ad aprirci le porte di una piccola azienda di Fontanelle di Colle d'Anchise (piccolo comune che si trova sulle colline immediatamente di fronte al Massiccio del Matese, che appare leggermente innevato alla nostra vista) é Antonietta Lucarelli, esperte contadina che, per scelta, ha deciso di fermarsi alle tecnologie e ai metodi produttivi utilizzati tra gli anni Trenta e Sessanta. Dopo la laurea, decise di dedicarsi totalmente alla famiglia e a questi nove ettari di terreno, quasi tutti nelle immediate vicinanaze della casa di famiglia.
Mentre la bora gelida ci costringe a stringerci nei cappotti, visitiamo l'orto dell'azienda. Mentre Antonietta raccoglie finocchi e controlla che tutto sia in ordine, ammiriamo le vallate circostanti e uno degli uliveti dell'azienda sotto lo sguardo vigile e attento del pastore tedesco Ciccio e degli animali del pollaio. Durante uno dei rari momenti in cui il sole fa capolino dietro le montagne e la bora ci lascia un po' di tregua, imbocchiamo uno dei tratturi circostanti e visitiamo d'un altro uliveti, in cui convivono alberi di varietà Sperone di Gallo, Leccino e Pendolino (una delle migliori varietà "maschili" in circolazione).
Qui il contatto con la natura é strettissimo, come testimoniano le orme di cinghiali presenti sulla strada. Nonostante gli animali possano rovinare diverse coltivazioni, Antonietta ci dice di non avere paura di loro e di non voler prendere particolari precauzioni. Arrivati a destinazione, ci troviamo di fronte ad un uliveti di grande bellezza, splendidamente curato con metodi tradizionali. In un terreni circostante, inoltre, sono presenti anche degli ulivi secolari (di varietà Aurina), che garantiscono una resa anche un quintale per pianta in maniera totalmente naturale. Pur essendo legata alla tradizione, Antonietta é anche proiettata nel futuro: uno degli obiettivi a breve termine é quello di innestare altre coltivazioni in una frazione di terreno lasciata per anni a maggese.
La nostra visita si conclude nella stalla (occupata quasi totalmente da due grassi maiali) e nel pollaio, che rendono questa masseria una vera e propria azienda autosufficente, dove é possibile trovare prodotti veramente biologici e biodinamici, anche se mancanti di certificazione. La visita di questa azienda ci ha confermato che il Molise é una regione ricca di grandi eccellenze agroalimentari. Nel futuro, dunque, sarebbe perfetto riuscire a coniugare metodi tradizionali di produzione e moderna comunicazione per farli conoscere e apprezzare maggiormente. Luigi M. D'Auria
Gli ulivi appena piantati nei terreni di Antonietta Lucarelli
(Foto: Sebastiano Spina)
Slow Food e Torino lavorano insieme per nuovi eventi
Slow Food e Torino lavorano insieme per nuovi eventi
Torino - Un 2016 già ricco di soprese per il Salone del Gusto si é chiuso in bellezza mercoledì 14 dicembre. Presso l'Aula Magna dell'Universita di Torino é stato presentato il progetto "Systemic Event Design", frutto di una collaborazione tra l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Design Politecnico di Torino, Università e Turismo Torino, applicato all'ultima edizione di Terra Madre Salone del Gusto 2016.
Il progetto ha analizzato l'impatto di questo grande vento dedicato all'alimentazione in base al suo valore ambientale, economico e socio-culturale. Lo studio é stato condotto nel corso di un'annata particolare (quella dello spostamento dell'evento da Lingotto Fiere al Parco del Valentino), pertanto i suoi risultati sono ancora più importanti, perché permetteranno agli organizzatori di capire se la strada intrapresa quest'anno è davvero percorribile.
Davvero rilevanti i risultati in ambito sociale e culturale (la ricerca é stata curata dal Professor Egidio Dansero dell'Università di Torino), che hanno evidenziato lo stretto rapporto tra Slow Food ed educazione alimentare (secondo il 51% dei visitatori), ma anche tra l'associazione e la sua rete di contadini. Secondo lo studio, inoltre, il 54% ha affermato di aver comprato un prodotto al Salone del Gusto. Sicuramente, un dato in crescita rispetto alle scorse edizioni, positivo per i produttori ma non per alcuni operatori del settore, secondo i quali sarebbe meglio puntare su incontri e dibattiti legati al mondo del cibo.
Da non sottovalutare anche o contributo alla ricerca dei delegati di Terra Madre e degli espositori, che hanno espresso giudizi positivi su location, promozione di loro prodotti e possibilità di incontrare persone di nazioni e culture differenti. Per loro, dunque, questa edizione é stata un successo da ripetere anche fra due anni. La pensa così anche il Comune di Torino, che ha intenzione di intensificare i rapporti con Slow Food. L'amministrazione vorrebbe creare una sorta di edizione torinese degli altri eventi della "chiocciola": Cheese di Bra e Slow Fish di Genova. La presentazione di questo progetto, dunque, é stata anche una bella occasione di incontro tra i vertici di Slow Food e la nuova amministrazione del capoluogo torinese, che intende rafforzare il rapportare tra la città e questi eventi.
Sembra essere venuta meno la decisione della nuova giunta di rompere definitivamente con le "fiere blockbuster". Torino, negli ultimi anni, é diventata una città sempre più turistica, che ha anche bisogno di grandi eventi per attirare nuovi visitatori, soprattutto stranieri. Rinunciare a questi grandi eventi (che garantiscono alla Città un ritorno economico non indifferente) per non meglio precisate ragioni etiche e di principio sarebbe una scelta miope e nociva per tutto il "sistema Torino". Donato D'Auria
Il Prof. Egidio Dansero espone al pubblico i risultati della sua ricerca
(Foto: Sebastiano Spina)
Presentazione con sorpresa per il nuovo "Biodistretto del Tanaro"
Presentazione con sorpresa per il nuovo "Biodistretto del Tanaro"
Surie di Clavesana (Cn) - Quello che doveva essere un semplice convegno potrebbe essersi trasformato nella prima pietra di un progetto concreto. Presso la chiesa di Sant'Anna delle Surìe di Clavesana, la Cantina sociale del comune cuneese ha organizzato uno splendido convegno dal titolo "Un nuovo biodistretto a Cavallo del Tanaro?" nell'ambito della bella manifestazione "Rock&The Wine".
Nel corso della tavola rotonda, moderata dal giornalista Stefano Tesi, i presenti hanno avuto la possiblità di ascoltare diversi interventi di personalità importanti all'interno del territorio (come Anna e Giovanni Bracco, Direttore e presidente di Cantina Clavesana), ma anche esponenti del mondo delle istituzioni (come Monica Raspi, Vicepresidente del Biodistretto del Chianti, e l'assessore all'agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero) e di esprimere la propria opinione sull'opportunità di creare un biodistretto a cavallo del Tanaro, in una zona compresa tra Dogliani e altri comuni dell'Alta Langa.
Come testimoniato dalla dottoressa Raspi, l'obiettivo di un biodistretto é quello di migliorare la qualità della vita degli abitanti di un dato territorio favorendo l'utilizzo di un'agricoltura biologica e biodinamica, ma anche migliorando i servizi a disposizione degli abitanti, senza deturpare l'ambiente circostante. Creare un biodistretto nei comuni intorno a Dogliani e a Clavesana potrebbe essere il modo ideale per far conoscere nel mondo l'Alta Langa (da sempre meno considerata della Bassa Langa, quella di Alba, del Barbaresco e del Barolo), portandovi un turismo consapevole delle tipicità locali, come la nocciola tonda gentile, il vino Dogliani, la Capra di Langa e la carne Piemontese, soprattutto il bue grasso.
Tuttavia, non tutti, tra i presenti all'incontro, erano favorevoli alla creazione di questo biodistretto. Molti, giustamente, si sono posti il problema della redditività di questa operazione, dato che l'Alta Langa non è affatto conosciuta fuori dai confini regionali come il Chianti, uno dei pochi biodistretti già operativi in Italia. Tra i dirigenti di molte associazioni di categoria, inoltre, non pochi non sembravano molto soddisfatti delle dichiarazioni di Giovanni Bracco, che ha ricordato a tutti che Cantina Clavesana non può finanziare da sola questa operazione.
Verso la fine della bella mattinata, poi, é arrivata una vera e propria bomba giornalistica. Uno dei rappresentanti del Gal Mongioie, infatti, ha annunciato al pubblico la nascita di un biodistretto, comprendente tutti i quarantasei comuni di questo Gal (unico elemento di raccordo tra comuni molto diversi tra loro, che spaziano dalle colline di Clavesana alle montagne di Garessio). La notizia ha lasciato tutti di stucco, anche perché i dirigenti del Gal hanno lavorato sotto traccia, senza interpellare imprenditori e produttori, soprattutto dell'Alta Langa.
A questo punto, Cantina Clavesana e tutti coloro che vogliono un nuovo biodistretto a cavallo del Tanaro devono prendere una decisione, scegliendo se seguire il Gal Mongioie (che non ha dato vita ad un vero e proprio Biodistretto, quanto piuttosto ad una evoluzione del Progetto Leader) oppure se dare vita ad un progetto autonomo, creando finalmente una istituzione che tuteli l'Alta Langa e i suoi comuni. Molto, in ogni caso, dipenderà dall'effettiva validità del progetto del Gal Mongioie, che sarà presentato presso il Castello di Mombasiglio a metà gennaio. Donato D'Auria
Emma Tricca e Jason McNiff illuminano "Rock&The Wine"
Emma Tricca e Jason McNiff illuminano "Rock&The Wine"
Clavesana (Cn) - Dopo il grande successo di luglio, é tornata la manifestazione Rock&The Wine, questa volta nellla sua data abituale (il weekend a cavallo con la festa dell'Immacolata), ma sempre nella suggestiva cornice della chiesa di Sant'Anna di Borgata Surìe, una frazione del comune di Clavesana adagiata sulle dolci colline dell'Alta Langa.
Anche quest'anno, l'evento é stato voluto dalla Cantina Clavesana, che ogni anno porta buona musicasulle colline di Clavesana, in contemporanea con la celebre fiera del Bue Grasso di Carrù, uno degli eventi più importanti della gastronomia piemontese. Oltre al bue grasso, l'evento celebra anche l'ottimo vino Dogliani Docg, senza ombra di dubbio il vino più rappresentativo di questa cantina, la più grande e più antica realtà cooperativa di queste zone. Come nelle scorse edizioni, il coordinamento dell'evento é stato affidato a Stefano Tesi, ormai consueto timoniere della rodata macchina organizzativa dell'evento.
Dopo il grande concerto estivo di Dan Stuart, la chiesa di Sant'Anna (e il suo disponibilissimo priore, Don Armando) hanno ospitato il concerto di Jason McNiff ed Emma Tricca, esponenti della canzone "singer-songwriter" britannica. Entrambi sono molto legati all'Italia: Jason, infatti, é un grande fan di Fabrizio De André (uno dei suoi idoli, insieme a Leonard Cohen e Bob Dylan), mentre Emma, pur essendo a tutti gli effetti una "cittadina del mondo", vanta origini abruzzesi, precisamente del comune di Alanno.
Dopo un'ora di musica di alto livello, gli spettatori presenti potevano dirsi soddisfatti: nonostante il freddo pungente della serata dell'8 dicembre, infatti, nessuno poteva dirsi pentito di essere saliti fino alle Surìe. Nel corso della serata, infatti, i due cantanti hanno messo in scena tutto il loro repertorio, imprese le canzoni contenute nel loro nuovo album insieme, "Southern Star", un disco piccolo nelle dimensioni ma decisamente valido dal punto di vista artistico, che riflette le loro passioni, ma anche le loro conoscenze tecniche e musicali.
Seguendo perfettamente il solco dei loro maestri, i due non hanno dato vita ad un vero e proprio show. Semplicemente, hanno cantato una serie di canzoni, come si farebbe in occasione di una festa in famiglia. Davvero una manna dal cielo per gli appassionati di questo genere (che potremmo definire "folk"), che hanno chiesto agli artisti di prolungare la loro performance con altre due canzoni del loro repertorio.
Al termine del concerto, per tutti i giornalisti e il pubblico presente grande cena in compagnia dei musicisti, che hanno festeggiato la loro unica data italiana (altri eventi si sono aggiunti solo all'ultimo momento) con i prodotti tipici dell'Alta Langa, ma soprattutto con gli ottimi vini della Cantina Clavesana. Per il pubblico presente é stata un'occasione unica per passare una serata a contatto con due musicisti molto disponibili, abbinando la musica "d'autore" a vini altrettanto validi. Luigi M. D'Auria.
Giovanni Bracco, Presidente di Cantina Clavesana
(Foto: Sebastiano Spina)
Galup e Fantolino si incontrano e realizzano un grande panettone
Galup e Fantolino si incontrano e realizzano un grande panettone
Torino - Venerdì 25 novembre 2016, presso la sede torinese di Confagricoltura, le storiche aziende torinesi Galup e Fantolino hanno presentato ufficialmente un panettone in edizione limitata, ribattezzato "Made in Torino". Si tratta di un progetto molto interessante, nato grazie all'interessamento di Confagricoltura, il cui statuto prevede, a seguito di una recente modifica, la possibilità di associare aziende che si occupano di tutte le fasi della filiera produttiva, da quelle agricole a quelle di trasformazione.
Presenti alla presentazione il Direttore commerciale e marketing di Galup, Alberto Mossotto, e Gabriella Fantolino in rappresentanza dell'omonima azienda, entrambi raggianti per un accordo importante per entrambe le aziende. Galup, azienda storica piemontese (é stata fondata a Pinerolo nel 1922), si sta riaffacciando sul mercato grazie ai nuovi proprietari, che hanno rilevato un'azienda in crisi per rilanciarla. Fantolino, che ha sedi con Fiano e Cafasse alleva galline a terra, in voliera e anche con metodo biologico, é un'azienda leader nel suo settore fin dalla fondazione, e sta cercando di crescere ulteriormente, mantenendo inalterata la qualità dei propri prodotti, sempre molto elevata.
Dall'incontro di queste sue storiche aziende torinesi nasce questo panettone, prodotto in edizione limitata proprio per certificare ulteriormente la meticolosa ricerca delle materie prime e l'originalità di questo prodotto. Preziosissima, in questo caso, l'operato di Confagricoltura, vera e propria regista di questa bella operazione, che rientra nel progetto "Made in Rete", associazione che punta a promuovere gli accordi di rete tra imprese. Proprio Gabriella Fantolino é stata nominata vicepresidente dell'associazione.
Dopo la presentazione, grande showcooking per i presenti, che hanno potuto provare in anteprima questo grande prodotto, che potrebbe essere davvero un grande successo e andare esaurito in poco tempo. La nostra redazione ha avuto la possibilità di provarlo in abbinamento ad un ottimo zabajone, e lo abbiamo trovato davvero ottimo. Il nostro auspicio, inoltre, é che questa serie limitata possa diventare una sorta di tradizione che si ripeterà anche negli anni a venire.
Questo progetto, che valorizza aziende diverse e di qualità, entrambe attente a scegliere materie prime d'eccellenza, potrebbe essere una guida anche per altre aziende, timorose nel ricercare dei partner con cui tradurre in fatti idee di questo tipo. Le imprese, a nostro avviso, dovrebbero fare maggiormente rete, non solo per realizzare nuovi prodotti, ma anche per condividere competenze e conoscenze diverse.
Proprio per questo, ci sentiamo di fare i complimenti a Confagricoltura, che ha cercato e fatto incontrare due aziende torinesi importanti e di qualità. Speriamo, dunque, che questo progetto non resti un caso isolato, ma diventi un esempio da seguire su tutto il territorio torinese e nazionale. Donato D'Auria
Mossotto, Fantolino e Zuccaro.
(Foto: Sebastiano Spina)
Puglia e Trentino si incontrano con "Il Cappelli" di Felicetti
Puglia e Trentino si incontrano con "Il Cappelli" di Felicetti
Torino - Nel corso del "Salone del Gusto-Terra Madre", svoltasi presso il Parco del Valentino di Torino lo scorso settembre, la nostra redazione ha avuto la possibilità di incontrare Riccardo Felicetti, Ceo dell'omonimo pastificio trentino, e di partecipare, presso il Padiglione della Regione Trentino-Alto Adige, ad un interessante convegno dedicato alla pasta, preparata nell'occasione dal grande chef Davide Scabin del "Combal.Zero" di Rivoli.
Per la nostra redazione è stata un'occasione unica per parlare di questo mondo culinario affascinante quanto difficile. I produttori italiani di grano, infatti, sono spesso costretti a lavorare in perdita a causa della concorrenza di grani stranieri (provenienti da nazioni come Turchia e Canada), spesso trattati con fitofarmaci. La grande e media industria italiana e le istituzioni non hanno fatto abbastanza per sostenere i produttori italiani. La situazione è giunta ad un punto di non ritorno: diverse associazioni di produttori hanno minacciato addirittura dei veri e propri scioperi della semina.
Proprio per questo la Felicetti costituisce una sorta di unicum nel panorama della pasta italiana. Pur essendo molto legata alle sue origini trentine (precisamente di Predazzo, in Val di Fiemme), L'azienda ha fatto della tracciabilità dei prodotti uno dei propri punti di forza, insieme all'uso di materie prime di assoluta qualità, che hanno potuto dar vita a linee di assoluta qualità e biologiche, come l'ormai celebre "Monograno".
Mentre Davide Scabin istruiva il numeroso pubblico presente su come cuocere in maniera corretta la pasta (evitando di far bollire l'acqua per tutto il tempo della cottura), Riccardo Felicetti ci ha presentato la nuova linea "Monograno Senatore Cappelli". Contraddistinta dal colore giallo ocra della confezione, che vuole ricordare il colore caratteristico dei Sassi di Matera, ma anche delle cime dolomitiche al tramonto. Il Grano Senatore Cappelli, che prende il nome dal promotore della sua creazione, è stato uno dei grani duri più utilizzati nel Novecento nel Mezzogiorno, prima di essere soppiantato da varietà più produttive e meno adatte alla produzione di fieno. Le sue qualità nutrizionali, però, sono decisamente migliori di quelle dei grani elaborate negli ultimi decenni.
Proprio per questo, Felicetti ha deciso di puntare su questa varietà antica, affidandosi ad un piccolo team di operatori del settore foggiani: il produttore della zona di Manfredonia Salvatore Pace e il Molino De Vita. Speriamo che questi pionieri possano essere un esempio per altri produttori di questa zona che hanno deciso di tornare a produrre grano Cappelli con metodi biologici, anche non certificati, come la Ditta Individuale "Celeste Anguilano" di Ascoli Satriano, sempre in Provincia di Foggia.
Possiamo dunque affermare che, anche in questo caso, Felicetti ha dato vita ad un prodotto di qualità, che unisce i sapori tipici di due territori, senza creare un mix non rispettoso delle tipicità locali. L'impegno di questa di questa azienda per la promozione della pasta italiana di qualità, infatti, è veramente ammirevole: nel corso dello stesso convegno, infatti, è stato presentato anche il libro "Pasta Revolution" di Eleonora Cozzella. Donato D'Auria
Riccardo Felicetti al Salone del Gusto 2016
(Foto: Sebastiano Spina)
Incontro con Angela Actis Perinetti alla "Ciccia"
Incontro con Angela Actis Perinetti alla "Ciccia"
Tonengo di Mazzé (To) - Domenica 30 ottobre 2016 la nostra redazione ha incontrato Angela Actis Perinetti, contadina ed apicoltrice che opera da ventidue anni in questo angolo di Canavese, sospeso tra la Provincia di Torino e quella di Vercelli. Il luogo di ritrovo é stato uno dei migliori ritrovi per ghiottoni di questa zona: la "Ciccia" di Tonengo di Mazzé, un misto tra una macelleria ed un ristorante dove la cucina piemontese viene portata in trionfo ad ogni portata. A fare gli onori di casa, come al solito, Piergianni Mensa con la moglie Gloria, che si é anche seduto con noi per parlare di territorio ed ambiente di fronte ad un piatto di tajarin con la "Bagna Caouda".
Con Angela, conferitrice dell'Azienda Apistica Mario Bianco di Caluso, si può parlare di tutto ciò che riguarda gli ultimi cinquant'anni di storia di questo splendido territorio. Nonostante abbia vissuto molti anni a Torino, rimane una delle colonne portanti della comunità di Tonengo, pronta a tramandare ai giovani un'infinità di aneddoti riguardanti la storia di queste zone. Figlia di contadini e appassionata da sempre di agricoltura, é ritornata nel Canavese nel 1970 e dal 1994 ha deciso di sviluppare la sua passione per una materia complessa ma affascinante come l'apicoltura.
Mentre i tipici antipasti della tradizione piemontese (Giardineira, lingua e battuta al coltello di Fassone, tra gli altri) allietano questo giornata tutt'altro che autunnale nella temperatura, parliamo di agricoltura e ambiente con Piergianni, Angela ed il figlio Mario. Nelle loro parole si percepisce tanta amarezza per il grande inquinamento che ha sconvolto questo territorio a partire dagli anni Ottanta, in cui, parafrasando le parole di Mario, "Si poteva fare tutto". Per loro, l'industrializzazione ha rovinato un territorio splendido dal punto di vista paesaggistico, che non aveva nulla da invidiare a luoghi ben più famosi.
Arrivati al dolce, una splendida crostata di albicocche, si é parlato molto delle potenzialità dei prodotti del territorio. Il miele, i fagioli di Saluggia, i vini (come l'Erbaluce di Caluso) meriterebbero più attenzione, ma manca la voglia di fare squadra e di mettersi in gioco per far crescere il territori e i suoi prodotti. Angela, citando vecchi contadini di sua conoscenza, ci dice che "il Progresso può essere un viaggio verso la distruzione", riferimento diretto ai disastri naturali che stanno distruggendo il mondo, ma anche un riferimento alla storia dell'agricoltura di questo territorio, che ha rinunciato alle tipicità locali per uniformarsi alle richieste del mercato nazionale ed internazionali.
Alla fine dell'incontro, abbiamo lasciato soddisfatti Tonengo, perché abbiamo potuto incontrare una delle (poche) contadine fedeli alla tradizione nel Canavese, zona dove l'agricoltura é altamente meccanizzata. É stato davvero bello, inoltre, tornare alla "Ciccia", locale che cresce giorno dopo giorno, affinando via via ogni dettaglio. La cantina, per esempio, é davvero cresciuta molto negli ultimi anni, aumentando qualità e quantità dei prodotti. Luigi M. D'Auria
Angela Actis Perinetti contadina di Tonengo di Mazzè
(Foto: Sebastiano Spina)
Presentazione Vitae 2017, la Guida AIS dei migliori vini d’Italia
Presentazione Vitae 2017, la Guida AIS dei migliori vini d’Italia
Il 29 ottobre 2016 si rinnova l’appuntamento con l’Associazione Italiana Sommelier per la presentazione della Guida Vitae 2017 al TheMall, nel cuore di Milano.
Dopo il ciclo della vite e le variopinte fisionomie dei territori italiani, il tema iconografico della terza edizione della Guida Vitae sarà la fotografia, quale istantanea della degustazione. La presentazione si svolgerà a Milano, nella zona di Porta Nuova: qui svetta la Diamond Tower, con l’area eventi TheMall, che già lo scorso anno aveva ospitato le degustazioni.
Conferenza stampa alle ore 11 del 29 ottobre, alla presenza del Presidente Maietta, dei vertici istituzionali dell’Associazione e dei 22 produttori che hanno meritato l’ambito Tastevin AIS, premio attribuito a chi si è particolarmente distinto nella propria regione di appartenenza. Vitae 2017, sintesi accurata della migliore produzione vinicola italiana, è il frutto del lavoro complessivo di circa mille degustatori suddivisi in 22 commissioni regionali.
“Dedichiamo questa edizione a Jean Valenti – dichiara Antonello Maietta –, il nostro Socio fondatore, tessera numero 1, che sarebbe stato orgoglioso dell’ennesima testimonianza dell’Associazione da lui creata nel lontano 7 luglio 1965. Questa edizione della Guida, ancora più fruibile e dinamica, si arricchisce di due nuovi simboli: la Freccia di Cupido e il Salvadanaio. Il primo indica quei vini che hanno creato amore al primo sorso, indipendentemente dalla fascia di valutazione, mentre il secondo rappresenta, oltre all’imprescindibile qualità, un valore aggiunto rapportato non solo al prezzo, ma anche alla capacità di espressione del territorio di provenienza.”
Alle ore 15 apertura al pubblico della grande sala da degustazione e consegna degli attestati ai produttori i cui vini si sono guadagnati le quattro Viti, massimo punteggio di valutazione in guida.
Presto disponibile negli store virtuali anche l’edizione aggiornata della App Vitae, uno strumento che unisce versatilità e praticità alla capillare analisi della produzione vinicola italiana e alla completezza descrittiva della guida cartacea. Ufficio Stampa AIS
Primo Press Tour della storia al Centro Ricerche sul Riso
Primo press tour della storia al Centro Ricerche sul Riso
Castello d'Agogna (Pavia) - Mercoledì 12 ottobre 2016 è stata una giornata storica per gli operatori del settore agroalimentare italiano. Per la prima volta nella storia, infatti, l'Ente Nazionale Risi ha organizzato un "Press Tour" al Centro Ricerche sul Riso, nella sede del Castello d'Agogna, situato vicino a Vigevano. Obiettivo della giornata, oltre a far conoscere meglio questa splendida realtà, era fare un punto della situazione sulla stagione 2016, giunta ormai nelle fasi più calde, anche a causa dell'arrivo di importanti perturbazioni autunnali.
Dopo l'arrivo al Centro Ricerche, i presenti hanno potuto assistere, presso Villa San Espedito, ad uno show cooking dello chef Andrea Ribaldone, che ha proposto risotti e piatti in cui il riso, ovviamente, era il protagonista principale. In seguito, grande visita ai campi sperimentali del Centro Ricerche (in totale 60 ettari di terreno), dove agricoltori e ricercatori coniugano innovazione e tradizione. Nei terreni, infatti, é ancora possibile trovare qualità di riso quasi scomparse (sono presenti nella "Banca Germoplasta" tutte le varietà coltivate in Italia da metà 800 ad oggi) e vedere le mondine all'opera, ma anche sperimentare delle tecniche di coltivazione innovative, che prevedono l'uso di droni, anch'essi ammirati dai presenti al "press tour".
Oltre alla visita, tuttavia, i presenti sono stati chiamati a raccolta anche per conoscere i dati relativi alla prima parte della stagione di raccolta, i cui ritmi di lavoro sono aumentati vertiginosamente quando si é capito che verso metà ottobre sarebbero arrivate importanti precipitazioni. In caso contrario, il nostro Paese avrebbe subito un danno economico importante per il nostro Paese, che é il principale produttore di riso di tutta l'Unione Europea, nonché il principale consumatore, visto che il consumo pro capite di riso del nostro Paese sfiora i 6 chilogrammi annui.
Nonostante la grande produzione e la presenza di grandi industrie (solo sei aziende su cento del settore risicolo mettono in commercio più del 50% del riso italiano), il riso italiano fatica, soprattutto a causa della concorrenza (definita sleale dall'Ente Risi) dei prodotti a basso costo provenienti da Cambogia e Vietnam, che negli ultimi anni hanno iniziato ad esportare anche prodotti già inscatolati e pronti per essere immessi sul mercato. Questo incremento é stato possibile grazie agli accordi firmati dall'Ue con questi paesi (risalenti al 2009), che hanno cancellato ogni tipo di dazio sui prodotti alimentari e non solo.
L'Ente Risi ha deciso di organizzare una riunione con tutti gli altri Paesi Europei produttori di riso con lo scopo di chiedere all'Europa il ripristino dei dazi, tornando così a favorire e a proteggere i produttori europei. A nostro avviso, non sarà facile ottenere l'abrogazione di un provvedimento così importante (soprattutto per i Paesi asiatici, che non starebbero certamente a guardare), ma sarebbe, allo stesso tempo, molto importante dare un segnale forte ai produttori europei, già penalizzati dalla Pac relativa al periodo 2014-2020. Gli accordi con nazioni extra-europee, infatti, dovrebbero promuovere, e non penalizzare, i prodotti tipici di ogni Paese della Ue, soprattutto quelli italiani, che sono tra i più apprezzati nel mondo, ma anche tra i più contraffatti. Donato D'Auria
Guida Essenziale ai Vini d'Italia 2017
Guida Essenziale ai Vini d'Italia 2017
L'edizione 2017 della Guida Essenziale ai Vini d'Italia, tradotta anche in inglese, di Daniele Cernilli (alias DoctorWine) è stata presentata ufficialmente ieri, sabato 8 ottobre a Milano, all'Hotel Principe di Savoia.
Si replicherà domenica 23 ottobre a Roma, all'Hotel Parco dei Principi in Via G. Frescobaldi, 5.
La premiazione dei migliori vini degustati, i “faccini” di DoctorWine, e delle aziende Tre Stelle si è svolta sempre ieri alle ore 10:00 (Hotel Principe di Savoia).
La presentazione è stata suggellata con un'imponente degustazione aperta al pubblico fin dalle ore 16:00 e ha visto come protagonisti circa 130 produttori selezionati tra i migliori d'Italia.
Questi, in sintesi, i numeri della guida:
979 Cantine selezionate
2.436 Vini recensiti
210 Faccini DoctorWine, di cui:
- 5 vini con 99/100
- 11 vini con 98/100
- 33 vini con 97/100
- 62 vini con 96/100
- 99 vini con 95/100
11 Premi Speciali
90 Cantine premiate con 3 stelle
Dopo due edizioni in cui l'editore della guida è stato Mondadori, da quest’anno c’è l’esordio sul mercato di DoctorWine (MD Comunication) anche in veste di editore di libri cartacei.
La nostra redazione era rappresentata dal sottoscritto. Ho approfittato della trasferta meneghina per incontrare amici produttori, conoscerne di nuovi e fare da cicerone tra i banchi di assaggio per due giovani amici (anagraficamente ed enoicamente parlando !!) che mi hanno accompagnato.
Per noi, vino della serata Barbaresco Sorì San Lorenzo 2013, Gaja
Colore rubino granato cupo. Al naso note speziate, viola e liquirizia. Bocca salina, avvolgente, calda, piuttosto articolata, con tannini fini e fitti che la rendono vellutata. Finale interminabile. I giovani hanno esclamato: "Tanta roba!!!!". Malico
Lenti presenta la nuova linea "Biofetta" al Salone del Gusto 2016
Lenti presenta la nuova linea "Biofetta" al Salone del Gusto 2016
Torino - L'edizione del Salone del Gusto appena andata in archivio sarà sicuramente da ricordare. Dopo tante edizioni svoltesi presso Lingotto Fiere, uno dei più importanti appuntamenti globali dedicati al cibo ha deciso, infatti, di svolgersi totalmente all'aperto, per la precisione nel bel Parco Valentino di Torino.
Per gli addetti ai lavori e per i semplici curiosi era difficile visitate con attenzione tutti gli stand, spalmati su un percorso quasi ad anello di più di un chilometro per lato. Era indispensabile, pertanto, selezionare dei produttori o delle zone di preferenza, per riuscire in tal modo a visitare con attenzione almeno una zona di questo splendido evento.
Tra le esperienze più significative compiute dalla nostra testata, non si puó non citare l'incontro con Sara Roletto, responsabile marketing e comunicazione della Lenti, una delle aziende italiane più importanti nel settore della cottura lenta delle carni. Già alcuni anni fa avevamo avuto l'opportunità di visitare questa azienda con sede a Santena, un piccolo centro quasi alle porte di Torino. Tuttavia, i nuovi progetti presentati dall'azienda hanno reso necessario un nuovo incontro.
Proprio in occasione del Salone del Gusto, la Lenti ha presentato la nuova line di preaffettati premium "Biofetta", realizzati solo con carni provenienti da allevamenti certificati BIO. Si tratta sicuramente di un grande colpo per l'azienda, visto che il settore del Bio é sicuramente uno dei più in crescita all'interno del mercato alimentare. Purtroppo, Sara ci ha confermato che per reperire la carne l'azienda é stata costretta a rivolgersi all'estero, visto che in Italia non esistono allevamenti che coniugano produzioni bio e buoni volumi produttivi. Peccato, perché nel nostro Paese non mancano sicuramente materie prime di qualità.
La Lenti ha portato all'interno della GDO tre prodotti della linea Biofetta: il prosciutto cotto "alta qualità", l'arrosto di tacchino e il prosciutto cotto alle erbe grigliato. Tre prodotti diversi, che possono rispondere alle esigenze di tutti i consumatori. Si tratta di un progetto molto importante, che potrebbe far crescere ulteriormente un'azienda che già fattura quaranta milioni di euro e che ha compiuto da non molto ottant'anni. É importante sottolineare, inoltre, che anche le aziende medio-grandi stanno iniziando a credere nelle potenzialità di settori come il biologico, che potrebbero essere il futuro del cibo e non solo una moda passeggera.
Come molte aziende italiane, anche tra quelle di grandi dimensioni, la Lenti resta un'azienda a conduzione familiare. Oltre a Sara, che rappresenta la quarta generazione, sono presenti in azienda anche lo zio Ruggero Lenti, e Giulia Lenti, figlia di Ruggero da poco entrata in azienda, senza dimenticare il futuro, rappresentato per ora dal piccolo Edoardo. Nel frattempo, questa grande tradizione familiare continua, e la Lenti resta uno dei punti di riferimento nel mercato nazionale del settore. Luigi M. D'Auria
Lo stand Lenti al Salone del Gusto 2016
(Foto: Sebastiano Spina)
Siamo Dolcetto presenta il Pinot Nero di Clavesana
Siamo Dolcetto presenta il Pinot Nero di Clavesana
Clavesana (Cn) - Cinquanta minuti dopo la partenza da Torino, arriviamo finalmente a Clavesana, comune delle Langhe al centro della zona produttiva del celebre "Dogliani" a vitigno Dolcetto. Dalla strada statale proveniente da Carrù, la grande struttura della Cantina Clavesana svetta in mezzo alle case della piccola frazione di Madonna della Neve. Nonostante il tempo non sia stato particolarmente clemente nei confronti della nostra redazione, possiamo comunque ammirare la bellezza del paesaggio di questo angolo di Piemonte, che si trova a metà strada tra le Colline del Barolo e i rilievi un po' più elevati dell'Alta Langa.
Prima tappa del nostro viaggio è l'agriturismo "il Palazzetto". Qui, tra una portata e l'altra, iniziamo a familiarizzare con gli abitanti di questo territorio, molti dei quali sono anche soci di Cantina Clavesana. Purtroppo, non possiamo spaziare tra i vari vini del territorio, obbligati come siamo a "tenerci" in vista della visita alla cantina e alla degustazione. Alle quattro del pomeriggio, finalmente, varchiamo la soglia del punto vendita della Cantina Clavesana. Nel grande ambiente, dove si vedono amanti del Dolcetto intenti a scegliere la bottiglia giusta per loro e soci che prendono vini sfusi, ci accolgono Anna e Giovanni Bracco, rispettivamente presidente a direttore della cantina.
Mentre ci aggiriamo tra i grandi ambienti della cantina ancora vuoti (la raccolta dei rossi inizierà solo due giorni dopo), iniziamo a familiarizzare con Anna e Giovanni, che ci parlano di un vino che negli ultimi anni é diventato sempre più sottovalutato dalla maggior parte dei consumatori non esperti. Il loro obiettivo é, ovviamente, farlo riscoprire in tutto il mondo, anche se (soprattutto quando ascoltiamo Giovanni) percepiamo grande voglia di sperimentare e di provare vigneti non tipici della zona.
Successivamente, abbiamo l'occasione di osservare le bottiglie di metodo classico "Alta Langa" del 2015. Si tratta di un prodotto su cui l'azienda punta molto, soprattutto perchè in questo momento vi é un forte richiesta di mercato. Oltre a molta voglia di creare un prodotto che funziona, percepiamo anche un po' di tensione, perché il progetto è ancora in fase di definizione e affinamento.
Dulcis in fundo, torniamo nell'area amministrativa dell'azienda per una degustazione dei prodotti. Nel tempo che dedichiamo alla degustazione di tutti i prodotti dell'azienda. La cosa più bella, a nostro avviso, é che nel corso della degustazione parliamo non solo del prodotto in sé, ma anche dei produttori, dell'azienda e, più in generale del momento storico dei vini italiani e non solo. Di fronte ad una verticale di Dogliani (dal 2011 al 2015) parliamo della voglia di crescere di questa cooperativa, soprattutto per far crescere gli associati, spesso in difficoltà e derisi dai vicini "ricchi" che producono Barolo. Per Giovanni, che come un mantra ripete di voler portare il prezzo delle uve ad un euro al chilo, é una questione di diversificazione produttiva (per questo, a sua avviso, i giovani viticoltori dovrebbero credere in una sorta di "progetto Pinot"), mentre per Anna é soprattutto una questione di promozione e valorizzazione del Dolcetto, "caduto in disuso" negli ultimi trent'anni.
Alla fine, le due ore di tempo previste diventano quasi quattro, con nostro grande piacere. Siamo riusciti, infatti, a conoscere nel dettaglio una realtà produttiva importante (parliamo di 2.5 milioni di bottiglie all'anno)l ma che ha voglia di crescere, soprattutto per valorizzare il lavoro dei propri associati. A nostro avviso, ci stanno già provando, ma il traguardo é ancora lontano, soprattutto perché Giovanni, Anna e i loro collaboratori operano in una terra splendida ma anche difficile, dove spesso é difficile fare squadra. A nostro avviso, comunque, é giusto provarci, perché dei prodotti di buona qualità, come il Dogliani o il nascente Pinot nero di queste terre, meritano di essere conosciuti, raccontati ed apprezzati in Italia e nel resto del mondo. Donato D'Auria
Leggi QUI il resoconto della degustazione (DEGUSTANDO)
Anna Bracco durante la degustazione in compagnia del nostro Malico
(Foto: Donato D'Auria)
Fiordelisi, azienda d'eccellenza a Stornarella
Fiordelisi, azienda d'eccellenza a Stornarella
Stornarella (Fg) - Lo scorso maggio, presso la celebre rassegna "Cibus" di Parma, la nostra testata ha avuto la possibilità di incontrare Angela Fiordelisi, amministratore delegato della "Fiordelisi Srl" di Stornarella, piccolo comune situato ai confini tra i Monti Dauni e il Tavoliere delle Puglie, in una piccola zona detta dei "Cinque Reali Siti". Siamo stati incuriositi da questa azienda che, pur avendo un respiro internazionale, resta a conduzione familiare, e abbiamo deciso di andare a vedere di persona la filiera produttiva del prodotto simbolo di questa realtà produttiva: il pomodoro essiccato.
Nonostante alcuni errori di strada, riusciamo ad arrivare allo stabilimento di essiccazione, sito sulla strada per Cerignola. Qui si trovano diversi lavoratori (soprattutto stranieri) che controllano le fasi di essiccazione e salano i pomodori pronti ad essersi lasciati al sole. Angela Fiordelisi, che ci accompagna personalmente nella visita, ci dice che a causa del tempo instabile il periodo di essiccazione si é allungato. Quando suo padre e i suoi zii hanno cominciato con l'essiccazione (nel 1978, mentre il nonno Antonio si dedicava alla coltivazione, ma fu lui a fondare l'azienda nel 1954) erano sufficienti due o tre giorni, ora non é raro impiegarne quattro o cinque.
Altro punto di forza dell'azienda, a nostro avviso, è l'esperienza di chi lavora nella filiera produttiva. Anche i braccianti stranieri, che tornano in Italia quasi ogni stagione, tornano quasi sempre alla Fiordelisi, che rappresenta un punto di riferimento non solo per il territorio. Mentre visitiamo ogni zona dell'area produttiva, Angela ci confida che vorrebbe vedere più italiani in azienda. Il suo é quasi un monito agli abitanti di questa zona che, tra crisi economica e caporalato, fatica a riprendersi, forse anche perché in pochi sono davvero disposti a tornare a coltivare la terra. I Fiordelisi, invece, vanno in controtendenza, dato che lo zio di Angela ha deciso di lasciare l'area amministrativa dell'azienda per tornare a quella produttiva.
Tra i prodotti più interessanti dell'azienda possiamo citare sicuramente i pomodori fatti essiccare secondo il metodo bio. Questo tipo di produzione, comunque, é messo sempre più in crisi dai capricci del tempo. Stanno tenendo un ottimo riscontro anche altri prodotti, come i carciofi, che l'azienda ha deciso di utilizzare per diversificare la propria produzione. Dal 1995, poi, Fiordelisi produce un pomodoro "semi-drier", prodotto particolarmente apprezzato dalle catene della grande distribuzione e dalla cucina industriali, clientela coh cui l'azienda intrattiene rapporti abbastanza stretti, nel nostro Paese ma soprattutto all'estero.
In conclusione di incontro, Angela ci dice che l'azienda confida in un apporto crescente da parte delle nuove generazioni della famiglia. Nonostante una costante globalizzazione della clientela, quindi, "Fiordelisi" vuole, restare un'azienda a conduzione familiare. Come testata, non possiamo far altro che continuare a sostenere questa realtà produttiva italiana che, pur guardando al mondo, rimane con i piedi ben ancorati nel proprio territorio. Luigi M. D'Auria
Angela Fiordelisi nell'impianto di essiccazione dei pomodori
(Foto: Sebastiano Spina)
Tornano le pecore a "Posta d'Alessandro"
Tornano le pecore a "Posta d'Alessandro"
Ascoli Satriano (Fg) - Sette chilometri a nord del comune di Ascoli Satriano, nei Monti Dauni, si trova la masseria "Posta d'Alessandro", da poco tornata a nuova vita dopo decine di anni di oblio, che l'avevano resa una discarica abusiva. Per la nostra testata non é stato facile trovarla: per gli abitanti del posto questo luogo, dal quale é possibile ammirare diversi comuni del subappennino e del Tavoliere delle Puglie, é semplicemente "La Quaglietta", nome dall'origine incerta che nessuno é riuscito a spiegarci.
Abbiamo raggiunto questa masseria, che sembra appartenere ad un'altra epoca, per conoscere la realtà produttiva dei fratelli Lobozzo, allevatori di pecore e affinatori dal 1985. La storia di questa azienda agricola, che la famiglia porta avanti da generazioni, subisce una decisa sterzata nel 1985. Dopo la visita di un ingegnere ministeriale, infatti, decidono di sostituire le mucche con dei maiali, ma in seguito cambiano ulteriormente idea, decidendo di portare ad Ascoli Satriano un cippo di pecore dalla Sicilia. Questa razza, particolarmente adatta al pascolo e al cammino, é stata via via soppiantata da un cippo di pecore francesi, più adatte alla vita di stalla, e quindi ai tempi moderni, in cui i pastori sono obbligati a farà fronte alla mancanza di pascoli.
Negli ultimi mesi, inoltre, alcune disavventure famigliari li hanno obbligati ad accettare la difficile sfida di ridare vita ad una masseria ridotta ad uno stato di totale abbandono. Rimboccandosi le maniche, sono riusciti a compiere in pochissimo tempo degli importanti lavori di restauro, che hanno permesso all'azienda di ricominciare rapidamente l'attività di affinazione, e alle pecore di avere una nuova casa. La strada da percorrere, a nostro avviso, é ancora lunga, ma a nostro avviso le fondamenta sono già solide, sia per l'esperienza dei Lobozzo, sia per la volontà di rendere la "Quaglietta" un vero e proprio punto di riferimento per il territorio, dove ricreare un forno a paglia e dar vita ad una fattoria didattica, oltre che ad un grande mandorleto. Nel futuro, poi, si potrebbe dare spazio anche ad un piccolo B&B, dove gli ospiti potrebbero sperimentare la vita di campagna.
Per ora, chi visita l'azienda può "accontentarsi" di formaggi di grande qualità. A nostro avviso, un posto d'onore spetta alla ricotta di pecora dell'azienda, davvero un prodotto d'eccellenza. Anche per quanto riguarda i formaggi a pasta dura e stagionati, tuttavia, riteniamo che l'azienda sia davvero in grado di produrre degli ottimi prodotti. Come ci é stato raccontato dai fratelli Lobozzo, questi prodotti sono frutto di un'esperienza artigianale che é cresciuta di giorno in giorno. Pertanto, continueremo a seguire con interesse le vicende di questa azienda casearia di qualità, che merita di essere conosciuta da tutti gli amanti dei formaggi d'eccellenza. Donato D'Auria
Le pecore rientrano alla sera a "Posta d'Alessandro"
(Foto: Sebastiano Spina)
Amatriciana: la ricetta ufficiale di Amatrice per sostenere la raccolta fondi nei ristoranti
Amatriciana: la ricetta ufficiale di Amatrice per sostenere la raccolta fondi nei ristoranti
Nel nostro piccolo, l’unica cosa che possiamo fare è riportare l’attenzione su questo paese, completamente distrutto, che ha dato il nome ad una delle ricette italiane più famose e amate.
C’è l’idea che nasce su Facebook di raccogliere i fondi con due euro a piatto. Sosteniamola.
L’idea parte da Paolo Campana su Facebook.
Ovviamente non c’è bisogno di consumare un piatto per inviare fondi.
Spaghetti all'Amatriciana
Ingredienti per 5 persone
500 g di spaghetti
125 g di guanciale di Amatrice
un cucchiaio di olio di oliva extravergine
un goccio di vino bianco secco
6 o 7 pomodori San Marzano o 400 g di pomodori pelati
un pezzetto di peperoncino
100 g di pecorino di Amatrice grattugiato, sale.
Preparazione
Mettere in una padella, preferibilmente di ferro, l’olio, il peperoncino ed il guanciale tagliato a pezzetti, la proporzione di un quarto, rispetto alla pasta, é tradizionale e sacra per gli esperti e, o si mette il guanciale, vale a dire la parte della ganascia del maiale, o non sono spaghetti all’AMATRICIANA, solo con esso avranno una delicatezza e una dolcezza insuperabili.
Rosolare a fuoco vivo. Aggiungere il vino. Togliere dalla padella i pezzetti di guanciale, sgocciolare bene e tenerli da parte possibilmente in caldo, si evita il rischio di farli diventare troppo secchi e salati e resteranno più morbidi e saporiti.
Unire i pomodori tagliati a filetti e puliti dai semi (meglio prima sbollentarli, cosi si toglierà più facilmente la pelle e poi tagliarli). Aggiustare di sale, mescolare e dare qualche minuto di fuoco.
Togliere il peperoncino, rimettere dentro i pezzetti di guanciale, dare ancora una rigirata alla salsa.
Lessare intanto la pasta, bene al dente, in abbondante acqua salata. Scolarla bene e metterla in una terrina aggiungendo il pecorino grattugiato. Attendere qualche secondo e poi versare la salsa.
Rigirare e per chi lo desiderasse, passare a parte altro pecorino.
Abbinamento
Per rimanere sul territorio io consiglio:
Chianti Montespertoli
Torgiano rosso
Velletri rosso
Grazie.
Malico
Celeste Anguilano: impresa individuale di qualità nei Monti Dauni
Celeste Anguilano: impresa individuale di qualità nei Monti Dauni
Ascoli Satriano (Fg) - Dopo un viaggio abbastanza faticoso, riusciamo finalmente a raggiungere il comune di Ascoli Satriano, un paese di seimila abitanti situato alle pendici dei Monti Dauni, in Provincia di Foggia. Da qui é possibile ammirare da una posizione privilegiata il Gargano, l'Appennino e, nelle giornate più limpide, anche il mare Adriatico. Dopo alcuni minuti di ricerca, riusciamo finalmente a trovare la casa di Celeste Anguilano. Non é difficile riconoscerla dalle altre, visto che il piccolo cortiletto di fronte all'ingresso ricorda in tutto e per tutto l'aria di una cascina, ingombro com'è di mandole e fichi messi a seccare al sole.
In questi ultimi anni si é parlato molto spesso di "ritorno alla terra". Con questo termine si vuole indicare una sorta di controesodo che riguarda molti giovani italiani, che a causa del momento di crisi economica attuale sono tornati a fare i contadini e allevatori, mestieri che dal boom economico in poi sono stati spesso considerati "poco onorevoli", soprattutto per i più giovani. Prima di recensire altre aziende guidate da giovani agricoltori, la nostra testata ha deciso di dedicare spazio a chi il contadino lo fa da sempre, e non ha alcuna intenzione di rincunciare alla propria terra.
Di sicuro sarà difficile dimenticare questa intervista. Mentre il paese, lentamente, si sveglia (siamo venuti ad Ascoli Satriano a ridosso della festa patronale di San Potito), iniziamo a parale con Celeste in una vecchia stalla dove sta producendo, con una macchina che sa di antico, la salsa dei suoi pomodori. Mentre la mano scorre veloce, Celeste ci racconta dei suoi tre ettari e mezzo di terreno, che non ha mai pensato di lasciare quando il marito é deceduto. Verso metà mattina, saliamo in macchina e in un batter d'occhio ci troviamo in località "Mezzana della Terra". Qui spiccano subito gli imponenti ulivi, piantati nel lontano 1921 (ma in altri terreni ve ne sono alcuni che risalgono al 1907). Girando per i filari, però troviamo anche mandorle, gelsi, fichi, amarene e pomodori. Celeste ci racconta che in questo momento si sta concentrando sulla raccolta delle mandorle e dei fichi. Non bisogna dimenticare, però, la potatura estiva degli ulivi. "La campagna" ci dice Celeste mentre sceglie i fichi da far seccare "richiede una cura costante".
Di fronte ad un piatto di pasta fatto in casa (con grano e cime di rapa dell'azienda), Celeste ci racconta della difficile situazione del settore cerealicolo. Il prezzo del grano, complice la concorrenza dei grani esteri, mette in crisi sempre di più i contadini del "granaio d'Italia". Per questo, nell'ultima stagione, Celeste ha deciso di recuperare dei grani antichi e quasi dimenticati, come il Senatore Cappelli e la Carosella. La quantità ne ha risentito, ma la qualità del prodotto si é alzata rispetto a gli ultimi ann. Una scelta, quella di Celeste, dettata dal voler produrre prodotti buoni e genuini, al di là di prezzi e certificazione.
Terminata la giornata, lasciamo Ascoli Stariano sicuri di aver trovato un'azienda di qualità, che ricalca la tradizione degli antichi contadini locali, che si accontentavano di piccole produzioni, ma erano attentissimi alla cura dei dettagli nelle loro terre. A nostro avviso, ogni giovane contadino dovrebbe seguire l'esempio di Celeste. Nei sessant'anni in cui ha fatto questo mestiere, infatti, é cambiato quasi tutto, ma lei si é sempre fatta guidare dalla ricerca di un prodotto di qualità e dalla voglia di tenere in vita i prodotti locali meno noti (pensiamo ai gelsi o ai fichi fatti seccare in maniera naturale) al grande pubblico ma parte delle tradizioni di questa terra. Luigi M. D'Auria
Celeste Anguilano nel suo orto biologico di Mezzana della Terra
(Foto: Sebastiano Spina)
Quasi tutto pronto per la quarantaduesima edizione di "Vinestate"
Quasi tutto pronto per la quarantaduesima edizione di "Vinestate"
Torrecuso (Bn) - Giovedì 25 agosto 2016 si è svolta, presso il comune di Torrecuso, la presentazione di "Vinestate", prestigiosa rassegna dedicata ai vini dell'area le del Taburno, giunta alla sua quarantaduesima edizione. Quella che quarantadue anni fa era nata come una semplice sagra di paese, pertanto, sta diventando sempre di più un appuntamento per gli amanti dei grandi vini e del buon cibo. Quest'anno saranno presenti, infatti, una ventina di produttori membri del Consorzio del Sannio, oltre a grandi chef ed operatori del settore, che renderanno "Vinestate" un luogo dove degustare e parlare di eccellenze alimentari a tutto tondo.
Dopo l'introduzione all'evento, curata dal giornalista Pasquale Carlo e dal Sindaco di Torrcuso, Erasmo Cutillo, é stato il momento di Libero Rillo, Presidente del Consorzio di Tutela dei vini del Sannio. Davvero significative le sue parole, visto che ha invitato i produttori locali a non pensare soltanto alle etichette e alla promozione del proprio vino, ma anche e soprattutto alla qualità. Solo il prodotto buono, infatti, merita di essere promosso e ben pagato da Consorzi e clientela, nazionale ed internazionale. Proprio per questo tutti i produttori di Aglianico del Taburno, non solo quelli presenti alla manifestazione, sono stati invitati ad un focus su questo grande vino che si svolgerà il 1 settembre a Palazzo Caracciolo, sede anche dell'evento odierno.
Da segnalare a che la presenza dello chef sannita Angelo D'Amico, che aprirà "Vinestate" con uno shwocooking che si svolgerà alle 21.00 del 2 settembre. Questo giovane chef, appassionato sì alla cucina grazie alla nonna, é un paladino dei prodotti sanniti d'eccellenza. Impossibile, per uno come lui, non inserire nella carta dei vini del suo futuro locale (al nostro giornale ha detto di voler inaugurare un uovo progetto nel Sannio) i monumenti della viticoltura sannita come l'Aglianico del Taburno o la Falanghina.
Presente anche il famoso Sommeillier Franco Ricci, inventore di Bibenda. Egli ha insistito molto sul promuovere in tutto il nostro paese i grandi vini della zona del Sannio. Purtroppo, l'Aglianico e la Falanghina non sono ancora abbastanza conosciuti, nonostante una cospicua crescita negli ultimi anni. In ogni caso, ci sembra che il Consorzio si stia muovendo in tal senso, come testimoniato dai due stand in cui il Consorzio sarà presente al Salone del Gusto di Torino, in programma dal 22 al 26 settembre.
In attesa di Vinestate, dunque, il Consorzio del Sannio sta facendo il punto della situazione in vista della stagione di raccolta, vero cuore pulsante dell'intero anno per gli abitanti di questa zona particolarmente vocata. Sperando che il tempo si mantenga clemente, non resta che continuare nell'opera di promozione dei grandi vini di questo areale, ancora troppo poco conosciuti dal grande pubblico nazioanle e dagli intenditori stranieri. Luigi M. D'Auria
Il centro storico di Torrecuso e il massiccio del Taburno
(Foto: Sebastiano Spina)
Grandi eventi per l'edizione numero 67 di Peperò
Grandi eventi per l'edizione numero 67 di Peperò
Carmagnola (To) - Anche quest'anno sarà Paolo Massobrio ad aprire "Peperò", Fiera Nazionale dedicata al peperone di Carmagnola, eccellenza enogastronomica del Piemonte e non solo. La rassegna é giunta alla sua sessantasettesima edizione, e in attesa di una nuova cifra tonda gli organizzatori dell'evento continuano a fare le cose in grande. Anche quest'anno, infatti, l'evento durerà per diversi giorni, precisamente dal 26 agosto al 4 settembre. La serata inaugurale, che si svolgerà nella centralissima Piazza Berti (ribattezzata per l'occasione Piazza Peperò), avrà in Massobrio l'attore principale, pronto a dispensare ai presenti preziosi consigli di cultura enogastronomca.
Consigliare ai nostri lettori degli eventi é davvero difficile, perché nei dieci giorni dell'evento la cittadina torinese sarà invasa da mostre, artisti e produttori di ogni tipo. In mezzo agli eventi di contorno riteniamo importante che i visitatori non perdano la bussola, pertanto sarebbe davvero un peccato mancare l'appuntamento con la rassegna dei Peperoni di Carmagnola, che premierà i prodotti migliori. Tra le serate gourmet, la nostra testata non si farà sicuramente scappare l'occasione di degustare i piatti preparati dagli allievi del centro di formazione professionale "CNOS-FAP" di Colle Don Bosco, che saranno a Carmagnola mercoledì 31 agosto alle ore 20.
Tutti i giorni, invece, sarannno presenti produttori di eccellenze enogastronomiche da ogni angolo del Paese. Molti di loro sono diventati, negli anni, dei veri e propri ospiti fissi di questo evento. Anche per quanto riguarda questo lato della manifestazione é difficile dare un consiglio ai nostri lettori. Tuttavia, non dovrete rinunciare ad un ottimo hamburger di fassone, servito in uno degli stand dell'Agrimacelleria Capello di Villanova d'Asti, il cui titolare, Antonio Capello, ha studiato questo prodotto per far incontrare la carne di qualità con uno dei prodotti da fast food per eccellenza. L'hamburger di Fassone, per non uscire troppo dal seminato, é ottimo accompagnato da una buona dose di buoni peperoni di Carmagnola.
Insomma, stiamo parlando di un evento che ha raggiunto una portata nazionale sia a livello di pubblico sia per quanto concerne la qualità dei prodotti esposti. Mancare alla fiera del peperone di Carmagnola, per un amante del buon cibo piemontese, é davvero un delitto. Solo qui, infatti, si possono trovare delle contaminazioni tra tutte le declinazioni della cucina sabauda, il tutto condito da aperture straordinarie di mostre e musei. L'importante, a nostro avviso, é rimanere concentrati sul l'obiettivo primario: conoscere il peperone di Carmagnola. Pertanto, date il giusto peso agli eventi collaterali e date la priorità agli incontri e ai con i produttori di questo gustoso prodotto. Donato D'Auria
Presentazione di Peperó con Antonio Capello e il Sindaco di Carmagnola
(Foto: Sebastiano Spina)
La Mostra Regionale della Toma di Lanzo compie vent'anni
La Mostra regionale della Toma di Lanzo compie vent'anni
Usseglio (To) - Nei week-end della terza e della quarta settimana di luglio (precisamente il 15, 16, 17, 18, 23 e 24) si é svolta ad Usseglio la ventesima edizione della "Mostra Regionale della Toma di Lanzo e dei formaggi d'alpeggio", evento irrinunciabile per tutti coloro che amano i formaggi di montagna piremontesi. Per il comune ospitante, sito nell'alta Valle di Viu, é stata un'importante occasione di promozione delle proprie tradizioni culturali ed enogastronmiche, che ha portato in questo angolo delle Valli di Lanzo un grande numero di turisti che di solito non frequentano queste zone.
Erano presenti alla mostra oltre cento produttori di formaggi tipici. Molti, ovviamente, presentavano le loro Tome di Lanzo, ma erano presenti anche produttori di altri formaggi (in primo luogo di Gorgonzola, prodotto "ospite" di questa edizione) ma anche di altre tipicità, come il peperone di Carmagnola,prodotto che quest'anno ha siglato un "gemellaggio" con la Toma di Lanzo, tanto che i rispettivi comitati organizzatori hanno presentato le loro fiere insieme. Nel corso della manifestazione, si sono svolti anche numerosi workshop ed eventi enogastronomci presso lo spazio fieristico allestito nel centro di Usseglio. Da ricordare, a nostro avviso, la bella serata dedicata al salame della Turgia, specialità piemontese poco conosciuta.
In conclusione di manifestazione, gli organizzatori della manifestazione possono dirsi soddinfatti per la presenza massiccia di pubblico proveniente da altre parti della Regione e non solo. La nostra testata (presente per due giorni ad Usseglio) é soddisfatta della buona riuscita della manifestazione che promuove un formaggio molto amato come la Toma piemontese (presentato in questo caso nella sua "versione" di Lanzo), ma non abbastanza promosso. Stiamo parlando, infatti, di un formaggio insignito del pre riconoscimento di denominazione "DOP", ma pco conosciuto dai visitatori del Piemonte, soprattutto stranieri.
Molto importante, a nostro avviso, anche la partnership siglata dalla MIstria Regionale con la prestigiosa fiera del peperone di Carmagnola. Dopo tante parole e iniziative, infatti, le fiere piemontesi stanno finalmente iniziando a "fare sistema" e a collaborare, creando anche degli abbinamenti gastronomici (come il risotto con Peperone di Carmagnola e Toma di Lanzo) davvero gustosi ed interessanti. Pertanto, non ci resta che fare i complimenti all'amministrazione comunale e alla Pro Loco di Usseglio (guidata dal presidente Attilia Bracchini) che hanno creato è fatto crescere questo evento, che dopo vent'anni sta diventando un vero e proprio classico all'interno del panorama fieristico piemontese. Donato D'Auria
Ventesima Fiera della Toma di Lanzo e dei Formaggi d'alpeggio
(Foto: Sebastiano Spina)
Bel successo per la quarta edizione di Rock&The Wine
Bel successo per la quarta edizione di Rock&The Wine
Clavesana - Tra venerdì 8 luglio e domenica 10 luglio si è svolta, presso la cantina Clavesana-Siamo Dolcetto, la splendida kermesse Rock&The Wine, che ha abbinato grande vino, musica di qualità e riflessioni sul paesaggio. Protagonista indiscusso di questo evento è stato il comune di Clavesana, i cui 913 abitanti sono sparsi in numerosi borghi, situati alla "periferia" della Langa amata dai turisti meno attenti. Dalla borgata Surie (sede di molti eventi della kermesse),infatti, era possibile ammirare dei vigneti splendidi, che da soli valgono il titolo di "Patrimonio dell'Umanità".
Nella giornata di sabato 8, sicuramente la più ricca della manifestazione, erano presenti circa trecento persone, tutte amanti del buon vino ma anche della cucina e della musica di qualità. Nel pomeriggio, infatti, è andato in scena un convegno davvero interessante, deedicato al rapporto tra qualità percepita del vino ed il paesaggio dei luoghi di produzione. Questo tema è davvero caldo in queste zone, dove l'opera dei "Barolo Boys" ha fatto conoscere al grande pubblico internazionale solo alcune zone e alcuni vini di un territorio ricchissimo, sia di etichette che di storia e cultura, come quello delle Langhe.
Dopo il bel convegno, spazio ad uno dei momenti più attesi della serata: l'assaggio alla cieca di vini della cantina Clavesana,tra cui regna sovrano il Dolcetto, diventato, per ragioni di promozione territoriale "Dogliani". Tra i momenti forti, una "verticale" di Dogliani Clavesana delle annate dal 2011 al 2015. Da segnalare, inoltre, degli spumanti da uve Chardonnay, entrambi "sboccati" nel 2014, ma in due diversi periodi. A seguire, una splendidda cena a base di ottimi prodotti locali e, nella chiesa di Sant'Anna, il concerto di Dan Stuart, ex colonna dei "Green on Red", che in un'ora e venti ha presentato il suo nuovo disco, nato a seguito di un periodo di riflessione a Città del Messico.
Questo evento, giunto alla sua quarta edizione, testimonia la voglia di rilancio della Cantina Clavesana e, in generale, di tutti i produttori dI Dolcetto. L'energica direttrice della Cantina, Anna Bracco, ha ricordato che, attualmente, i due milioni bottiglie di "Clavesana" vendute ogni anno sono valutate troppo poco, se si considera la maestria degli attori della filiera produttiva e la vocazione della zona. Tutto questo, a nostro avviso, è stato possibile grazie alla svalutazione del Dolcetto, divenuto troppo "popolare" agli occhi di investitori e consumatori che, però, dimenticano che fino agli anni Ottanta lo stesso vino valeva mille lire in più al litro di un "monumento" come il Barolo. Stiamo parlando, quindi, di un vino di qualità, che deve solo crescere per quanto riguarda la produzione.
Alla fine della kermesse, i presenti si sono detti soddisfatti, tanto che alcuni hanno richiesto un evento simile in ogni stagione. A nostro avviso, potrebbe essere una buona soluzione, vista la mancanza di spazio presente nella location. Questo grado di soddisfazione, comunque, testimonia che il Dolcetto e il Dogliani Superiore (che qualcuno, tra i soci della cantina, vorrebbe rinominare in "Clavesana") sono come dei giganti che devono ancora svegliarsi del tutto. Donato D'Auria
L'energica presidente della Cantina Clavesana Anna Bracco
(Foto: Sebastiano Spina)
L'abbinamento vino paesaggio va in scena a Clavesana
L'abbinamento vino paesaggio va in scena a Clavesana
Clavesana (Cn) - La cantina di Clavesana, piccolo comune della provincia di Cuneo, testimonia ancora una volta il suo ruolo di cantina simbolo per quanto riguarda il Dolcetto e il Dogliani DOCG, a loro volta simboli della tradizione vignaiola piemontese. Presso il vigneto della cantina di terrà, infatti, la rassegna Rock&The Wine, appuntamento che vuole coniugare conoscenze per gli addetti ai lavori, buona musica e vino di grande qualità.
Stiamo parlando di una tre giorni davvero di alto livello, che vedrà la presenza, nella giornata di sabato 9 luglio, di Ron Stuart, cantante della leggendaria band "Green on Red". Sabato mattina, inoltre, sarà possibile fare una discesa in gommone nei calanchi del Tanaro, luogo dalle grandi suggestioni storiche, culturali e paesaggistiche che viene spesso poco considerato dai visitatori delle Langhe. Altro piatto forte di questa bella rassegna sarà, nel tardo pomeriggio dell'8, il convegno dedicato alle relazioni tra le qualità di un paesaggio rurale e la qualità percepita di un vino prodotto in quella zona. Questo evento, organizzato dall'associazione "Donne della Vite", rappresenta un importante appuntamento per operatori del settore e non.
Secondo noi, in ogni caso, la risposta a questo quesito é ovvia: un territorio bello, poco antropizzato e ospitale permette a chi degusta di sentirsi rilassato e immerso completamente nella natura del luogo. Quindi, quando si assaggia, il vino viene percepito come più buono. Del resto, esempi di questo fenomeno si possono trovare anche nel nostro Paese: un territorio come il Chianti, che ha puntato molto sul connubio vini territorio, é sicuramente più stimato dai visitatori stranieri. Lo stesso, secondo noi, vale anche per le Langhe, che ospitano l'evento, i cui vini sono certamente ancor più rinomati nel mondo da quando il territorio che li ospita é patrimonio dell'umanità. In ogni caso, le risposte a relative a questo quesito saranno data da Clementina Palese, giornalista, e dalla Presidente dell'associazione Valeria Fasoli, che pubblicherà i primi dati di della ricerca sui rapporti tra vino e paesaggio.
Nel corso dell'evento, poi, non mancheranno anche degustazioni di vini, che saranno serviti rigorosamente alla cieca, in abbinamento multimediale con il paesaggio di produzione. Insomma, "Rock&The Wine" sarà una kermesse da non perdere per tutti coloro che, oltre ad ascoltare buona musica e bere buon vino, vogliono riflettere sulle grandi potenzialità di sviluppo sostenibile dei nostri territori. Donato D'Auria
Il paesaggio di Clavesana
(Foto: Sebastiano Spina)
Tante incertezze per i produttori di grano dopo la mietitura
Tante incertezze per i produttori di grano dopo la mietitura
Ascoli Satriano - Per secoli, almeno nelle regioni del Meridione d'Italia, la mietitura del grano si è svolta seguendo la tecnica tradizionale della "paranza". Ad un ordine del capofamiglia, si iniziava la stagione della mietitura, muovendosi a gruppi di sette persone, al ritmo di un ettaro al giorno. Generalmente, si iniziava a mietere verso la metà o la fine di giugno, e si andava avanti, in molti casi, fino a settembre, alternando la mietitura agli altri lavori stagionali.
Dal secondo Dopoguerra in poi, la "Paranza" è stata soppianatata dalle mietitrebbie, diventate negli anni sempre più sofisticate e potenti, tanto da arrivare, in alcuni casi, ad una velocità di cento ettari mietuti al giorno, anche nelle stagioni migliori (quanto si registra molto grano, infatti, le macchine tendono ad andare più piano). Certamente la vecchia "Paranza" era molto più folkloristica, tanto che molto spesso viene revocate in feste locali (come "la Festa del Grano" di Troia), ma la fatica dei lavoratori era tale da giustificare un meccanizzazione del processo.
Nella nostra esperienza di inviati (in particolare, siamo stati presso la piccola azienda agricola "Celeste Anguilano" di Ascoli Satriano, in Provincia di Foggia) abbiamo potutto constatare che anche la mietitura meccanizzata è, a suo modo, uno spettacolo. Aggirandosi per i campi di queste zone, infatti, può capitare di imbattersi in una fila di mietitrebbie che, pur lavorando in zone separate, sembrano muoversi all'unisono, seguendo il comando di una sola persona. Visti i costi elevati, sono pochi i produttori che possono permettersi una mietitrebbia moderna. Diversi, preferiscono conservare quella dei loro padri, ma rischiano parecchio, vista la mancanza quasi endemica di coperture assicurative.
La filiera, nonostante la meccanizzazione, si svolge secondo procedure ancora antiche. Chi non possiede una mietitrebbia, si rivolge ad un conoscente o ai vicini. Nel caso di Celeste, che ci ha ospitati in questo soggiorno, la mietitura parte grazie alla combinazione bel tempo-arrivo della trebbiatrice dei vicini, la famiglia Roccia. Dopo la fine del lavoro, che dura non più di un paio di giorni (Stiamo parlando di 3,5 ettari, peraltro non tutti vicini), si porta il grano presso un molino, sia esso il consorzio locale (che ha sua volta svolge opera di intermediazione) o un grande mulino, come queli del vecchio "Re del Grano" Casillo o dei nuovi produttori, come i Santacroce.
Insomma, in questa filiera le contraddizioni non mancano. I rapporti tra produttori e "mietitori" seguono regole rimaste immutate da anni, mentre i vari molini gestiscono il tutto con piglio manageriale. Sopra tutti, inoltre, ci sono gli agenti dei veri colossi del settore, che tramite la borsa di Chicago fissano i prezzi del grano di ogni Paese e zona, facendo spesso saltare il sogno dell'accoppiata sempre sognata dai contadini, ovvero grande resa/prezzo alto. Quest'anno, per esempio, la produttività è stata alta, ma il prezzo non è andato oltre i 20,5/21 euro a quintale (per il grano pugliese), contro i 24 di inizio stagione.
A nostro avviso, le Stato è solo parzialmente responsabile delle difficoltà dei produttori. Nonostante alcune politiche sbagliate da parte del nostro Governo (pensiamo al sostegno all'olio d'oliva pakistano a discapito di quello pugliese), infatti, bisogna riconoscere che sui mercati internazionali il grano italiano nonè più quotato come un tempo, a causa della scarsità di proteine. Peertanto, bisogna lasciare da parte il vittimismo e presentarsi al Ministero e all'Unione Europea dei progetti di agricoltura sostenibile che metttano le istituzioni di fronte ad un bivio, costringendoli a scegliere tra la qualità sostenibile dei nostri produttori e il profitto facile dei mercati internazionali. Luigi M. D'Auria
Mietitura del grano 2016 a Mezzana della Terra
Tutto pronto per la Fiera del peperone di Carmagnola
Tutto pronto per la fiera del peperone di Carmagnola
Carmagnola (To) - Dal 26 agosto al 3 settembre torna Peperó, fiera del peperone della cittadina di Carnagnola (Torino), giunta al settaseiesimo anno d'età e alla sesta edizione da quando é stata insignita del prestigioso titolo di "Fiera di rilevanza nazionale". Si tratta di un evento davvero importante che, nella scorsa edizione, ha registrato ben duecentocinquantamila presenze, con una ricaduta economica e turistica importante per Carmagnola.
A testimoniare l'importanza di questo evento c'è anche il nuovo main sponsor di Peperò, la famosa marca di liquori Averna. Sicuramente un bel riconoscimento per gli organizzatori di Peperó, che hanno bisogno di queste sinergie per diffondere in tutto il territorio nazionale e non solo il peperone di Carmagnola.
Come nelle scorse edizioni, tutto il centro di Carmagnola sarà invaso da produttori locali, non solo di peperoni. Tra i maggiori meriti di peperò, infatti, non si puó non citare quello di aver dato la possibilità ai produttori di questa zona, ai confini tra la Provincia di Torino e quella di Cuneo, di avere un spazio tutto loro per farsi conoscere ad un pubblico di grandi dimensioni. Inoltre, da quando Peperó é diventata una fiera di rilevanza nazionale, sono numerosi gli espositori che vengono da tutta Italia per vendere i loro prodotti. Insomma, nel corso della manifestazione si assiste a splendidi scambi di prodotti ed idee tra venditori locali e "forestieri".
Anche quest'anno, testimonial d'eccezione della manifestazione sarà il critico gastronomico Paolo Massobrio, promotore del buon cibo italiano e animatore della celebre rassegna "Golosaria", grande estimatore del peperone di Carmagnola. Tra gli estimatori di questa celebre pianta citiamo anche il compianto professore Enrico Arcelli, che ne esaltó qualità e differenze tra una specie e l'altra in un convegno tenutosi alcuni anni fa proprio vicino a Carmagnola, precisamente nel comune di Vigone.
Da quest'anno é nato un gemellaggio tra Peperó e la Mostra della Toma e dei formaggi d'alpeggio di Usseglio, che si sono presentate assieme il 25 maggio 2016 presso la Fabbrica del Vapore di Milano. É stato un incontro importante, in cui due eccellenze piemontesi si sono presentate in una cornice prestigiosa. A nostro avviso, anche la mostra regionale meriterebbe maggiore attenzione, visto che i formaggi d'alpeggio sono dei veri e propri monumenti della gastronomia piemontese. Perché tutto ciò accada, però, i produttori e le istituzioni dovrebbero avere più fiducia nelle disciplinari di questi prodotti.
Insomma, nella cornice milanese il Piemonte ha messo in mostra sue fiere di alto livello, dove é possibile mangiare molto e bene, ma anche confrontarsi e parlare di sviluppo a sostenibile dei territori. Donato D'Auria
Tutto pronto per "Enovitis in Campo" a Corato
Tutto pronto per "Enovitis in campo" a Corato
Corato (Ba) - Si svolgerà a Corato, cittadina di circa cinquantamila abitanti in Provincia di Bari, l'edizione 2016 di Enovitis in Campo, importante rassegna organizzata da Unione Italiana Vini e VeronaFiere.
Per il terzo anno consecutivo questi due importanti realtà collaborano per trasformare il marchio "Enovitis" in un punto di riferimento europeo per la promozione delle tecnologie per la viticolura. Il successo non é tardato ad arrivare, come testimoniato dalla recente rassegna "Enovitis in campo 2015, svoltasi in Sicilia, dove si registrarono ben 6000 presenze e 130 espositori. L'obiettivo, secondo quanto dichiarato dal Brand manager Giordano Chiesa, é quella di migliorare questi numeri guà quest'anno. Non bisognerà aspettare molto, in ogni caso, per conoscere i dati riguardanti l'affluenza di quest'anno, visto che l'evento si svolgerà nelle giornate di venerdì 17 e sabato 18 giugno.
Come nelle scorse edizioni, Enovitis non si svolgerà in un centro storico o in uno spazio fieristico, ma in un'azienda produttrice. In questo caso, si tratta dell'azienda "Torrevento" di Corato, una delle più importanti realtà produttive pugliesi, totalmente immersa nel Parco dell'Alta Murgia, il cui territorio comprende anche il famosissimo Castello del Monte.
Nel corso delle due giorni di Enovitis non si parlerà soltanto di vini, ma anche di olivicolutra e di macchine agricole. Per esempio, all'interno dei concorsi di questa edizione ci sarà anche "Premia il trattore". Non bisogna dimenticare, poi, l'Innovation Challenge, concorso dedicato al mondo dell'innovazione, che, grazie ai pareri di una giuria tecnica, voterà le migliori innovazioni tecnologiche presenti in fiera. Per favorire i dibattiti e le riflessioni dei partecipanti, saranno allestite due tensostrutture, denominate rispettivamente Vite e Frantoio, dove si terranno i workshop dedicati al mondo della viticoltura e dell'olivicultura.
Grazie anche all'impegno dell'Università di Foggia, che collaborerà attivamente all'evento, Enovitis in campo sarà anche un'importante occasione di formazione per gli operatori del settore e per i produttori di macchine agricole all'avanguardia, come sottolineato dal responsabile Networking System della Uiv, Giorgio Goria.
Enovitis in Campo sarà evento importantissimo anche per l'azienda ospitante. Del resto, la famiglia Liantonio (che ha fondato la Torrevento nel 1948), ha sicuramente svolto uno sforzo logistico importante per ospitare una manifestazione di questo tipo. Comunque, siamo convinti che questo tipo di eventi facciano davvero bene al nostro Paese, che deve coniugare le proprie grandi eccellenze in campo agoalimentare all'innovazione tecnologica, proprio come accade ad "Enovitis in campo" Luigi M. D'Auria.
Terra Madre- Grande kermesse di Slow Food dal 22 al 26 a settembre a Torino
Terra Madre-Grande Kermesse di Slow Food dal 22 al 26 settembre a Torino
La presentazione tenuta alla Reale Cavallerizza nell' Aula Magna dell' Università di Torino e quella delle grandi occasioni,si vede, si sente,si respira nell' aria, ancora una volta il movimento di Bra che quest'anno festeggia il suo trentesimo dalla nascita va controtendenza. Si proprio cosi e una scelta coraggiosa quella di Slow Food di svoltare e rinunciare ad un incasso certo ai botteghini del Lingotto,per tornare tra la gente, trasferire a Torino, il metodo Bra ampiamente collaudato con Cheese il grande evento internazionale dedicato al formaggio e non solo, che in questi anni e cresciuto tanto, ed ha contribuito dare un impulso alla cittadina cuneese oggi un vero bijoux, una città a dimensione d'uomo.
Nebbiolo Prima 2016: Ci siamo!!!!
Nebbiolo Prima 2016: Ci siamo!!!!
Anche quest'anno le nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero ad Alba si svelano al mondo dall'8 al 13 Maggio all'evento organizzato da Albeisa e diventato ormai un appuntamento imperdibile delle anteprime del vino. In questi cinque giorni riservati alla stampa (100 dei migliori giornalisti del vino provenienti da tutto il mondo), le aziende presenteranno ai loro ospiti le nuove annate di Roero (2013 e riserva 2012), Barbaresco (2013 e riserva 2011) e Barolo (2012 e riserva 2010). Gli ospiti che avranno l’onore di degustare questi vini nelle eleganti sale del Palazzo Mostre e Congressi arriveranno da Austria, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea, Danimarca, Estonia, Filippine, Finlandia, Germania, Hong Kong, India, Giappone, Lettonia, Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Spagna, Svezia, Svizzera, Uk, Ungheria, Usa.
Per la stampa specializzata l’evento si articolerà in sei giornate, seguendo una formula che si propone di assecondare le diverse esigenze dei partecipanti, permettendo ad ognuno di scegliere tra un programma leggero ed uno intensivo. Nel primo caso i giornalisti parteciperanno, al mattino, a degustazioni alla cieca di massimo un vino per produttore e visiteranno le cantine nel pomeriggio. Chi sceglierà la seconda opzione invece, avrà la possibilità di prolungare le degustazioni e di assaggiare più di un’etichetta per azienda, ma di visitare una sola cantina. In questo modo gli ospiti potranno conoscere i vini, i volti e i luoghi delle Langhe, dove il terroir si presenta come un mosaico di espressioni, che si mescolano alla filosofia e alla passione di ogni singola famiglia di viticoltori.
Il successo di questa manifestazione va attribuito ad Albeisa, associazione no profit che 21 anni fa diede il via a questo appuntamento. Nata nel 1973 da un’idea di Renato Ratti, ad oggi è l’organismo che gestisce l’utilizzo della bottiglia Albeisa, contenitore dalla forma unica e speciale nato agli inizi del ‘700 e che tutt’ora identifica le migliori produzioni di Langa. Dal 2007 questa bottiglia è realizzata utilizzando il 30% di vetro in meno. Un minore impatto ambientale che si concretizza su due fronti: un risparmio di oltre un milione di kg di vetro l’anno e costi energetici di produzione molto più bassi. Questo implica un minore carbon footprint dato sia dalla riduzione delle emissioni di CO2 sia dal “Bosco di Albeisa”. L’associazione ha infatti realizzato nel 2013, 40° anniversario dalla fondazione, un bosco di 4000 piante in Kenya, una ogni mille bottiglie utilizzate in quell’anno, dimostrando di avere un occhio particolarmente attento alla salvaguardia dell’ambiente. Malico
Per maggiori informazioni: www.albeisa.it
"Tastuma tut" si prepara alla sua sesta edizione
Tastuma Tut si prepara alla sua sesta edizione
Questo splendido evento, giunto alla sua sesta edizione, rappresenta un esempio di come, lavorando con passione, si possa costruire un evento di qualità ed eccellenza. La prima edizione di "Tastuma Tut" (che in piemontese significa "assaggiamo tutto"), infatti, si svolse in una cascina delle Langhe dove, su otto tavoli disposti per l'occasione, si potevano abbinare vini del territorio a dei buoni salumi e formaggi. Oggi, invece, al Principi di Piemonte i visitatori, che per l'ingresso pagheranno un biglietto di 15 euro (12 euro se si effettua una registrazione on line), si troveranno di fronte a quaranta tavoli d'assaggio, dove sarà possibile trovare addirittura cento vini di qualità, presentati direttamente dai loro produttori.
Quello che riteniamo più interessante, però, è l'idea di accostare al buon vino il buon cibo. L'idea potrebbe far storcere il naso a qualche purista, ma riteniamo che un buon vino sia valorizzato dal buon cibo e viceversa, per cui assaggiarli insieme è, a nostro avviso, necessario. Un altro punto di forza dell'evento è sicuramente l'idea di accostare il buon cibo ed il buon vino ad una giusta causa: l'incasso dell'evento sarà infatti devoluto all'Associazione Cute Project.
In chiusura, non possiamo far altro che augurare tutto il meglio agli organizzatori e ai produttori presenti, oltre che al nostro inviato speciale Malico, che seguirà per la nostra testata questo splendido evento. Luigi M. D'Auria
Manca davvero pochissimo alla diciottesima edizione di Cibus
Manca davvero pochissimo alla diciottesima edizione di "Cibus"
Parma - Manca davvero poco alla diciottesima edizione di "Cibus-Salone Internazionale dell'Alimentazione", uno dei più grandi eventi europei per quanto riguarda la diffusione dei prodotti agroalimentari di eccellenza. Anche quest'anno l'evento sarà sputato negli episodi fieristici di "Fiere di Parma", ente che da subito ha creduto in questo splendido evento, che é cresciuto di anno in anno.
Anche quest'anno gli organizzatori di Cibus hanno deciso di fare le cose in grande, ampliando gli spazi destinati ad espositori e buyers. Presso l'ingresso ovest della fiera, infatti, sarà rimontato il Padiglione dell'Expo "Cibus é Italia-Federalimentare", molto apprezzato dai visitatori dell'Esposizione Universale e amato dai buyers internazionali, che hanno trovato in quel luogo uno spazio di incontro e condivisione di idee che all'Expo non era rintracciabile ovunque.
A testimoniare la grandezza di Cibus, ci sono i numeri consegnati dagli organizzatori alla conferenza stampa di presentazione dell'evento: tremila aziende espositrici e settantamila visitatori, di cui almeno un quarto proveniente dall'estero. Al salone saranno presenti anche duemila top-buyers provenienti da tutto il mondo, compresi i Paesi emergenti. Ancora una volta, quindi, Cibus é la testimonianza vivente di come il nostro Paese potrà uscire dal labirinto della crisi attuale solo se valorizzerà da subito i propri punti di forza, come lo stesso agroalimentare o la cultura. Tra i punti di forza di questa diciottesima edizione di Cibus ci saranno anche venticinque dibattiti e conferenze che riguarderanno ogni settore dell'alimentazione, dal marketing alla produzione. Quest'anno, quindi, l'evento non sarà soltanto un luogo dove comprare o vendere, ma anche un luogo di riflessione. Del resto, come testimoniano molte storie di successo imprenditoriale, senza programmazione a lungo termine é indispensabile se si vuole crescer, soprattutto nei mercati esteri.
Come raccontato da Antonio Cellie, CEO di Fiere di Parma, e da Elda Ghiretti, Cibus Brand Manager, Cibus non é soltanto un enorme salone dedicato all'alimentazione, ma anche un vero e proprio ambasciatore della qualità italiana del mondo. In questi anni, infatti, il direttivo di Cibus ha deciso, nei propri tour in giro per il mondo, di non promuovere soltanto il proprio marchio, ma anche quello di numerose aziende italiane meritevoli. Dal punto di vista dei grandi buyers stranieri, quindi, Cibus é una grande occasione per conoscere delle eccellenze che nelle altre grandi fiere internazionali é stato loro presentato.
Insomma, la nostra redazione sarà molto contenta di essere presente a Cibus, evento davvero centrale per tutto il settore alimentare italiano. In conclusione, ci piacerebbe lanciare una piccola sfida ai bravi organizzatori dell'evento: rendere, almeno in parte, visitabile da tutti Cibu. Sappiamo che questo evento rappresenta un momento decisivo per moltissime aziende, che hanno bisogna di una relativa tranquillità per confrontarsi con i buyers, ma siamo convinti che il pubblico sarebbe contentissimo di visitare un evento quantomeno collegato a questo. Luigi M. D'Auria
La cucina di Cà Mentin incontra i vini Damilano e il risultato è strabiliante
La cucina di Cà Mentin incontra i vini Damilano e il risultato è strabiliante
Enzo Gola, patron di Cà Mentin, non sbaglia un colpo. Giovedì sera era in programma la cena con il produttore Damilano (Barolo). La formula è l’ormai collaudato menù a 35 euro composto da antipasto, primo, secondo con contorno e dolce ognuno dei quali è abbinato ad un vino del produttore presente in sala. Non abbiamo voluto perdere l’occasione e puntuali ci siamo presentati all’appuntamento. La sala è accogliente, l’ambiente elegante ma informale. Il piatto d’apertura, asparagi in 2 maniere, ci fa capire subito che la serata promette bene. Gli asparagi arrotolati nel crudo e il flan di asparagi sono davvero notevoli, come qualità (siano a due passi da Santena) che come fattura. Bravo Enzo! Il vino in abbinamento è un Damilano “Brut” metodo classico da uve Chardonnay (60%) e Pinot nero (40%). Si fa notare per il profumo dei lieviti su cui ha riposato per 24 mesi. Il primo è il famoso uovo in raviolo di Ca Mentin, non mi soffermo a descriverlo perché le parole non gli renderebbero merito. E’ da assaggiare. Il vino in abbinamento è “LABLU” Barbera d’Alba Doc 2013. I 14,5 gradi di contenuto alcolico ottimamente si abbinano con la sua elegante freschezza e la stupefacente sapidità. Come secondo ci è stato servito scamone di vitella di fassona con piccola ratatouille, un piatto dalla preparazione e presentazione molto semplice ma che si è distinto per la qualità della materia prima. Ad accompagnarlo un Barolo Cerequio 2011, a mio parere il più “facile da bere” dei cinque barolo che l’azienda Damilano produce. L’uva proviene dal comune di La Morra sottozona Cerequio appunto, da un terreno calcareo con la presenza di sabbia(20%), limo (50%) e argilla (30%). L’invecchiamento avviene in botte grande per 24 mesi e per poi proseguire per un successivo periodo di affinamento in bottiglia (12 mesi). Per finire Parfait al Torrone Re Langhe a cui è stato abbinato un Moscato 2015. Gli ottimi abbinamenti sono stati curati da Monica Tuninetto, sommelier di Cà Mentin. A rendere la serata ancor più memorabile ci ha pensato il padrone di casa che ci ha invitato a spostarci nella sua cantina (tanta roba!!!) per una “verticale” di Damilano Barolo Cannubi delle annate 2011, 2010, 2009 e 2001. Si avete letto bene, 2001. Enzo ci ha regalato la possibilità di degustare questa bottiglia della sua riserva personale. Una vera chicca. A dispetto dei 15 anni di invecchiamento questo Barolo si è presentato agli occhi e al naso dei presenti come un vino giovane quasi senza segni terziarizzazione. Anche in bocca le sensazioni sono state eccezionali facendo presagire che bottiglie come questa se ben conservate (Enzo in questo è maestro) possono dire la loro anche tra un po’ di anni. Malico
Cà Mentin
via Baricco 3, Revigliasco
Dal campo alla tavola l'IOT nella filiera alimentare al Politecnico di Torino
Dal campo alla tavola l'IOT ella filiera alimentare al Politecnico di Torino
Tutto pronto per la cinquantesima edizione di Vinitaly
Tutto pronto per la cinquantesima edizione di Vinitaly
Verona - Manca davvero poco all'inizio della cinquantesima edizione di Vinitaly, fiera internazionale dedicata al mondo del vino e dei distillati. Come probabilmente i nostri lettori sapranno, stiamo parlando di un evento di rilevanza mondiale, che attira operatori del settore e visitatori da ogni parte del mondo.
La dimensione globale di questo salone é testimoniata anche da numerosi eventi considerati minori che si svolgono in contemporanea con il salone vero e proprio. Per esempio, ci sentiamo di ricordare il Sol (Salone Internazionale dell'olio extravergine d'oliva di qualità), che dal 2014 premia i miglori olii extravergine di qualità, anche quelli prodotti da piccoli coltivatori quasi sconosciuti. Gli organizzatori, tuttavia, hanno deciso di non accontentarsi e di organizzare un'altra prestigiosa rassegna: il Premio enologico internazionale "Wine Without Walls", concorso che premia i vini di qualità senza solfiti o con una quantità di essi inferiore ai 40 mg/L.
Mollto apprezzata dai visitatori del Salone é la rassegna "Vinitaly and the City", che ha l'obiettivo di coniugare l'arte e l'architettura al grande vino. Gli incontri della rassegna, infatti, si svolgeranno in luoghi simbolo della splendida città di Verona, dove i visitatori di Vinitaly potranno continuare a godersi degli eventi della fiera che sono venuti a visitare, visitando nel frattempo una città d'arte come Verona.
Tra i protagonisti di questa edizione numero cinquanta di Vinitaly ci sarà sicuramente il Consorzio di tutela dei vini del Sannio che, per bocca dello stesso Presidente Rillo, considera questo evento come una grande occasione di promozione, ma anche di riflessione sulla valorizzazione del territorio di produzione dei Vini del Sannio.
Gli eventi del Consorzio di tutela, che saranno ospitati dal Padiglione Campania di Vinitaly, vanno proprio in questa direzione, visto che saranno presentati un libro-studio, dal titolo nel Sannio coltiviamo emozioni, dove si riflette sul cammino compiuto dal consorzio di tutela per la promozione dei vini e del territorio del Sannio, e un interessante abbinamento gastonomico. Presso il ristorante Torre 22, infatti, il consorzio del Sannio organizza una cena in cui i vini del territorio saranno abbinati a legumi presidii Slow Food, poco conosciuti ma sicuramente buonissimi nel gusto, visto il riconoscimento.
In conclusione di articolo, non ci resta che fare i complimenti degli organizzatori di Vinitaly, che in ogni edizione di questa prestigiosa rassegna riescono a promuovere dei prodotti italiani di assoluta eccellenza mondiale. Non possiamo dimenticarci, inoltre, degli espositori di questa cinquantesima edizione, che con la loro passione e competenza sono dei veri e propri ambasciatori dela qualità italiana del mondo. Luigi M. D'Auria
Roero Days: due giorni dedicati ad una delle migliori aree viticole del Piemonte
Roero Days: due giorni dedicati ad una delle migliori aree viticole del Piemonte
Reggia di Venaria ( TO) - Nella splendida location della Cascina Medici del Vascello, il 20 e il 21 Marzo (due giornate primaverili) hanno accolto il numeroso pubblico, gli addetti ai lavori, appassionati del mondo del vino, oltre ovviamene ai produttori del Roero, che hanno rischiato, organizzando un evento come questo dedicato ai vini DOCG Arneis e Nebbiolo, messo in piedi solo poche settimane prima di Vinitaly. Questi due vini sono prodotti nel territorio del Roero, territorio piemontese che il fiume Tanaro separa dalle Langhe. Lì il vino per eccellenza è proprio Arneis, vitigno Doc da sei milioni di bottiglie all'anno. Parliamo di un territorio di indubbia vocazione, non solo per il Vino, ma anche la produzione di Fragole, Pesche, Pere ed Asparagi di eccellente qualità. Il nome Arneis é accompagnato da una serie di storie che ne caratterizzano l' origine, che molti attribuiscono al suo significato in dialetto piemontese, in cui viene usata per definire un personaggio bizzarro, monello, un po' pazzerello che non ascolta mai. Altri, più amanti della storia, legano il nome Arneis alla collina Renesio,( Renexi) una più belle del Roero per conformità, altezza, esposizione.
La storia di questo vino ci porta agli anni 70. Fu proprio nel 1975, infatti, che Bruno Giacosa e Vietti, in seguito, iniziarono a produrre Arneis. Successivamente, anche Bruno Ceretto lancia con successo un Arneis che chiama Blange di Langa, un vino che supportato da un buon marketing si ritaglia un grande spazio di mercato in Italia e all' estero, apprezzato per la sua piacevolezza, immediatezza , fresco, giovanè. Insomma, un grande successo. L'evento voluto dal Consorzio di tutela del Roero, prevedeva la possibilità di partecipare a numerosi e interessantilaboratori di degustazione condotti con professionalità dai diversi relatori, da Daniele Cernilli a Gianni Fabrizio, da Fabio Gallo Presidente AIS Piemonte a Vittorio Manganelli, bizzarro critico gastronomico e profondo conoscitore di questo territorio. Al termine di ogni degustazione,i partecipanti si trasferivano in un' altra ala della cascina e, nella sala ristoranteM terminavano il loro percorso con una gradevolè proposta di piatti preparati da due Ristoranti stellati del territorio, la domenica da Davide Palluda all' Enoteca di Canale, mentre il lunedì era invece di scena il Ristorante "Il Centro di Priocca" della famiglia Cordero. Oltre ai laboratori, spazio ai dibattiti sui diversi temi, quali lo scenario ed il futuro questo territorio. Da non dimenticare, inoltre, l'esposizione dei produttori di più di 50 cantine che proponevano assaggi dei lori prodotti. Davvero una presenza numerosa, completa, che ha permesso di fare squadra e contribuire al successo di questa due giorni voluta dal Presidente del Consorzio, Francesco Monchiero proprio a 10 anni dalla attribuzione della Docg. Monchiero, con professionalità e disponibilità ha messo in piedi un programma interessante, con un format centrato la scelta dell' ingresso gratuito ha avuto successo. Questo é un modello ripetibile magari in forma più itinerante, passando da Torino a Milano e anche per altre città del mondo, perché solo con questo spirito imprenditoriale, con questo coraggio, con un organizzazione commerciale migliore tutte le cantine anche quelle piccole che producono poche migliaia di bottiglie possono e devono migliorare la loro presenza nel mercato e la loro competitività, senza mai abbassare la guardia perché il Gavi ritorna essere un vino competitivo da tenere d'occhio. Luigi Massimo Pavanello
Daniele Cernilli (DoctorWine) durante il laboratorio "I Nebbioli 2011 del Piemonte a confronto" (Foto: Sebastiano Spina)
Grande ricerca sulle industrie alimentari italiane in "Strategie e performance dell'industria alimentare"
Grande ricerca sulle industrie alimentari italiane in "Strategie e performance dell'industria alimentare"
Milano - Il 15 marzo 2016 é stato presentato, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il libro "Strategie e performance dell'industria alimentare", edito da McGraw ed Hill. Il libro, di fatto, é la pubblicazione dei risultati di un'interessante ricerca sulle principali industrie italiane del settore alimentare. Oltre alla sezione prettamente di ricerca, la pubblicazione era aperta e chiusa da due capitoli dedicati alla presentazione e alla spiegazione della ricerca, davvero unica nel suo genere.
Alla conferenza stampa erano presenti anche esponenti di Federalimentare e Fiere di Parma, che insieme organizzano Cibus, una delle più importanti fiere nazionali dedicate all'industria alimentare italiana, frequentata da manager e buyers di aziende di tutto il mondo. Proprio il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, ha voluto ricordare l'importanza e i margini di crescita dell'industria alimentare, in parte trainata anche dal cosiddetto "effetto Expo". Secondo Scordamaglia, infatti, entro il 2020 il totale delle esportazioni dei nostri prodotti può raggiungere un giro d'affari da 50 miliardi di euro, sicuramente molto di più dei 36 attuali.
Il Ceo di Fier di Parma, Antonio Cellie, ha ricordato l'importanza del marketing e dell'innovazione per le aziende del settore alimentare, soprattutto quelle che intendono espandersi nelle resto del mondo. Cellie, inoltre, ha ricordato che le aziende devono individuare i Paesi giusti dove proporre i loro prodotti, facendo attenzione soprattutto a quelli dove il vero Made in Italy, di fatto, non é mai arrivato.
Per quanto riguarda il libro, ci sembra giusto fare i complimenti agli autori, che hanno dato vita ad una pubblicazione specialistica, ma comprensibile anche ai non addetti ai lavori, visto che molti grafici sono spiegati senza eccessivi tecnicismi. I risultati della ricerca hanno evidenziato l'estrema competitività delle nostre aziende alimentari rispetto agli altri settori. Inoltre, quello alimentare é stato, nell'arco di tempo che va dal 2000 al 2015, l'unico settore della nostra industria manifatturiera che ha visto un incremento di fatturati e profitti. Le oltre quattrocento aziende prese in considerazione hanno evidenziato, inoltre, una palese tendenza ad innovare senza dimenticare le proprie origini e i prodotti che hanno reso famosi i loro predecessori, molto spesso genitori o nonni degli attuali manager.
Il capitolo che è piaciuto di più alla nostra redazione é stato l'ultimo, che non prevedeva dati o risultati, ma un monito a tutte le aziende italiane. Parafrasando Ruggero Bonghi, politico, studioso ed editore vissuto, che già nel 1866 metteva in guardia i suoi studenti dal disfattismo e dalla mancanza di voglia di fare, gli autori hanno voluto dire agli imprenditori di oggi che solo con voglia di mettersi in gioco e idee non convenzionali si può far uscire il nostro Paese da una crisi economica che dura da troppi anni. Donato D'Auria
Splendida l'edizione 2016 di "Fa' la Cosa Giusta"
Splendidia l'edizione 2016 di "Fa' la Cosa Giusta"
Milano - Per la terza volta la nostra Redazione é stata presente alla bella rassegna "Fa' la Cosa Giusta", fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Arrivati presso FieraMilanoCity, ormai sede consueta dell'evento, siamo rimasti impressionati dalla grandezza dello spazio espositiv, che quest'anno era di ben 32000 metri quadri, suddivisi tra i Padiglioni tre e quattro della Fiera.
Dobbiamo riconoscere (anche se ciò non rende molto onore al nostro mestiere di giornalisti) che siamo giunti alla fiera davvero affamati, ragione per cui la prima area tematica da noi visitata é stata quella dedicata agli specialisti dello "Street Food" di qualità. Tra le tante eccellenze presenti, non possiamo non citare un piatto di carne tipico della Puglia, la bombetta della Valle d'Itria, portata a "Fà la Cosa Giusta" dall'associazione "Quelli della bombetta", di Alberobello, città troppo spesso considerata solo per i celebri Trulli.
Proprio a fianco dell'associazione di Alberobello, era presente un'altra eccellenza pugliese: la cooperativa "Korat" di Crispiano, in Provincia di Taranto, che organizza itinerari turistici chiamati "Cento Masserie in Tour". La presenza di questo tipo di attività dimostra che il meridione del nostro Paese può promuovere il turismo sostenibile nei propri territor, troppo spesso poco apprezzati e conosciuti. la Korat presentava, inoltre, anche una selezione di prodotti pugliesi davvero ottimi.
Lasciata l'area Street Food, abbiamo avuto occasione di visitare tutte le altre aree tematiche di questa tredicesima edizione di "Fà la Cosa Giusta", da quella dedicata alla mobilità sostenibile (dove ci siamo stupiti nello scoprire la presenza di veri e propri gruppi d'acquisto di automobili sostenibili) a quella dedicata al cibo di qualità, passando per le sempre interessanti letture dei libri editi da "Terre di Mezzo", associazione che organizza questo e tutti gli altri "Fa' la Cosa Giusta" sparsi per la nostra penisola.
Tra le eccellenze che abbiamo potuto vedere non si può non citare l'azienda produttrice di salumi e formaggi "Molino a Vento" di Biccari, in Provincia di Foggia, che ha recuperato un'antica varietà di suino autoctono, il maiale nero dei "Monti Dauni". Tra i protagonisti anche i numerosi birrifici artigianali, davvero molti di più rispetto alle scorse edizioni, e i prodottori della Regione Umbria, che ha lanciato in questa occasione la propria edizione di "Fa' la Cosa Giusta"
Come nelle passate edizioni, sono state numerose e belle anche le conferenze. Tra quelle cui siamo stati presenti, segnaliamo una delle meno frequentate (il pubblico era costituito da meno di dieci persone), ma non per questo poco interessanti. Si trattava, infatti, della presentazione di un progetto finanziato dall'Unione Europea e dalla Fondazione Cariplo, il Life Tip, il cui obiettivo era quello di conservare il corridoio ecologico Insubrico, importante anello di congiunzione tra la flora e la fauna alpine e di pianura.
Siamo fermamente convinti che se l'Associazione Terre di Mezze continuerà a dare spazio ai produttori e alle storie fuori dal comune, "Fa' la Cosa Giusta" continuerà ad essere considerato un punto di riferimento da tutti coloro che credono nello sviluppo sostenibile del nostro pianeta. Luigi M. D'Auria
Caffè San Domenico: torrefazione di qualità in Valle di Susa

Torna a crescere il vino venduto nei supermercati
La 50° edizione di Vinitaly è in programma dal 10 al 13 aprile a Veronafiere
TORNA A CRESCERE IL VINO VENDUTO NEI SUPERMERCATI
Aumentano anche i prezzi medi, mentre la pressione promozionale rimane invariata – Le prime anticipazioni dell’IRI per Vinitaly 2016 – Tra i vini più venduti d’Italia crescono Nero d’Avola, Vermentino e Trebbiano – Tra i vini emergenti spuntano Passerina, Valpolicella Ripasso e Nebbiolo –
Bene gli spumanti ed il vino biologico
(Verona, 9 marzo 2016) – Dopo anni di stasi, si registra una crescita più decisa delle vendite di vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione (Gdo), sia in volume che a valore. In attesa della 50° edizione di Vinitaly (a Verona dal 10 al 13 aprile), l’istituto di ricerca IRI ha elaborato, in esclusiva per Veronafiere, i dati sull’andamento di mercato nel 2015.
Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%.
“Una crescita doppiamente positiva – ha commentato Virgilio Romano, Client Solutions Director di IRI – perché non è stata stimolata né dalla crescita promozionale né da prezzi in calo. La pressione promozionale, infatti, rimane su livelli alti ma inalterati rispetto all’anno precedente, mentre i prezzi sono in aumento: i vini a denominazione di origine, ad esempio, hanno prezzi medi in crescita dell’1,9%. Dopo un lustro di assenza, la crescita contemporanea di volumi e valori ci lascia ben sperare per gli anni futuri”.
Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila.
“A poco più di un mese dal via del 50° Vinitaly, si tratta di anticipazioni che fanno ben sperare in una crescita più strutturale del mercato interno del vino – spiega Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – Da sottolineare il continuo aumento delle vendite a valore, segno che il consumatore è più maturo: ricerca e sceglie la qualità. Si tratta di una strada che con Vinitaly abbiamo sempre sostenuto e promosso a livello commerciale e culturale, nelle nostre iniziative e negli incontri b2b tra Gdo, aziende e buyer”.
Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore.
Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (+4,6%), del Vermentino che cresce dell’8,5% e del Trebbiano (+5,6%).
Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che hanno fatto registrare nel 2015 un maggior tasso di crescita, il primo posto va alla Passerina marchigiana, con una progressione del 34,2% che va a bissare il successo registrato negli anni scorsi dal Pecorino (Marche e Abruzzo), classificatosi stavolta 3°. Due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro.
Da notare la seconda posizione del veneto Valpolicella Ripasso e la quarta posizione del piemontese Nebbiolo, che costano mediamente 7,69 euro il primo e 5,91 euro il secondo, a conferma che le crescite si leggono anche su vini importanti in termini di prezzo e di complessità.
Di seguito le prime tabelle della ricerca IRI per Vinitaly. La ricerca completa verrà presentata nel corso della tavola rotonda su vino e grande distribuzione che si terrà a Vinitaly lunedì 11 aprile, alle ore 10,30 nella sala Vivaldi del PalaExpo, con la partecipazione di produttori e distributori. Marco Fanini - Consulente Veronafiere per Vino e Gdo
Festival del Giornalismo Alimentare a Torino
Festival del Giornalismo Alimentare a Torino
Torino - Dal 25 al 27 febbraio si è svolta a Torino una importante kermesse dedicata al giornalismo: il festival del giornalismo alimentare. Sappiamo che per molti questo appuntamento poteva essere soltanto un raduno di operatori del settore ma, come testimoniato dalla presenza di vere e proprie istituzioni del mondo del cibo e non solo (come il fondatore di Slow Food Carlin Petrini), questa kermesse era importante per tutti coloro che sono interessati allo sviluppo sostenibile delle filiere agroalimentari.
Come ricordato dallo stesso Petrini, che era uno degli ospiti d'onore della prima giornata, raccontare la filiera alimentare è decisivo per la promozione della stessa. Inoltre, come ricordato con toni piuttosto duri dallo stesso Petrini, il giornalista specializzato nel settore agroalimentare non deve essere uno specialista che opera solo dalla scrivania, ma un vero e proprio reporter sempre a caccia di eccellenze da promuovere e da far conoscere al grande pubblico che deve potersi fidare dei consigli di un giornalista agroalimentare.
Conclusa la presentazione dell'evento, che si è svolta nell'Aula Magna dell'Università di Torino, i partecipanti hanno seguito gli incontri e i seminari cui erano maggiormente interessati. Il fatto che molti eventi fossero ospitati in location abbastanza lontane dal centro storico (pensiamo ad alcuni eventi ospitati nella facoltà di agraria a Grugliasco) poteva essere un limite, invece è diventato un punto di forza, perché i partecipanti, a partire dai tanti giornalisti presenti, hanno potuto formarsi visitando luoghi belli quanto poco conosciuti del capoluogo subalpino.
Parlare di tutti i seminari interessanti che si sono svolte in questa tre giorni sarebbe impossibile, quindi abbiamo deciso di sceglierne due: il primo, presentato del professore dell'Università di Torino Egidio Dansero, ha trattato i rapporti tra cittadinanza e cibo. Il professor Dansero sta svolgendo una monumentale opera di mappatura delle abitudini alimentari della città di Torino, dalle scuole alle case private. Il suo obiettivo è quello di dare vita ad un progetto che porti,via via, alla creazione di un vero e proprio atlante del cibo sempre più grande.
Il secondo riguarda la nascita del primo master dedicato unicamente al "Food and Beverage Management", patrocinato e finanziato da importantissime aziende del settore, interessate ad avere nei propri ranghi menager altamente qualificati e specializzati. La presentazione del master ha fatto capire a tutti i presenti quanto il mondo del cibo sia complicato, articolato e difficile da comunicare in maniera corretta.
Insomma, quella di cui abbiamo parlato è stata davvero una kermesse di alto livello, in cui tutti i partecipanti hanno potuto imparare qualcosa per migliorare il loro lavoro, specialmente i giornalisti del settore agroalimentare, che dopo l'Expo hanno sicuramente molti più occhi puntati addosso. Anche la nostra redazione ha potuto partecipare a questo splendido evento, che ci ha resi ancora più determinati nel cercare e segnalare i prodotti e i produttori di qualità, ovunque essi siano. Donato D'Auria
La forza della libertà sarà il tema della dodicesima edizione di Identità Golose
La forza della libertà sarà il tema della dodicesima edizione di Identità Golose
Con questa dichiarazione il noto giornalista Paolo Marchi, creatore e curatore di quella che, senza dubbio, è una delle migliori kermesse di cucina, non solo in Italia, ma nel mondo. " La forza della libertà portiamo al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica - e di chi ci amministra e governa - la voglia di conoscenza e curiosità che animava ogni visitatore di Expo 2015, aprendo una riflessione a 360° sul valore della libera creatività e della libera convivialità, messe così a dura prova dalle tensioni che attraversano il mondo. Regolare i consumi, non vuole dire non sedersi più a tavola, ma anzi intensificare gli scambi culturali e tecnici che avvengono nelle cucine e nelle sale ristorante di tutto il mondo.”
Sono già trascorsi 12 anni dalla prima edizione, sembra ieri, ma è passato davvero tanto tempo a Identita Golose. Non si può non parlare della crescita dell' evento, delle novità presentate, degli argomenti trattati, ma sopratutto dei tanti relatori che sono stati protagonisti sul palco con le loro lezioni, davvero molto sentite dal pubblico, visto che è difficile trovare a tutte le ore un'aula vuota. Del resto qui sono passati e passano tutti i più grandi chef della Cucina Internazionale, i grandi maestri Pasticceri, gli specialisti, da quelli del Pane a quelli delle Pizza, c'e spazio per tutti. C'è spazio per tutti i prodotti in questa immersione totale nel mondo del cibo. Si trovano identità formaggio, identità caffe, identità di mare, identità di champagne, ogni buona arca del gusto trova il suo spazio.
Anche quest'anno è tutto pronto in via Gattamelata, dove Milano Congressi accoglierà i tanti interpreti della Cucina, dai grandi e più noti chef ai giovani emergenti,dal modenese Massimo Bottura, all' idolo di casa Carlo Cracco, dal talento di Davide Scabin all' eleganza di Enrico Crippa, Annie Feolde e Giorgio Pinchiorri dell'omonimo ristorante Fiorentino, l'estro di Niko Romito, i tanti ospiti stranieri, e poi protagonista di tendenza la cucina peruviana, una di quelle da scoprire. Saranno una tre giorni, da domenica 6 marzo a martedi 8, da non perdere. Luigi Massimo Pavanello
Paolo Marchi, creatore e curatore della kermesse Identità Golose
(Foto: Magentabureau)
E’ di scena il vino artigianale. Torna Live Wine
E’ di scena il vino artigianale. Torna Live Wine
Dal 5 al 7 marzo 2016 torna "Live Wine", Salone internazionale del Vino artigianale.
Con il solo biglietto d’ingresso è possibile degustare tutti i vini presenti e acquistare le bottiglie direttamente dai produttori provenienti da Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna e Ungheria presenti all’evento.
Un Salone/mercato rivolto sia agli appassionati che ai professionisti che si svolgerà presso il Palazzo del Ghiaccio di via G.B. Piranesi 14, una delle più belle location milanesi.
La sera si potrà partecipare anche a LIVE WINE NIGHT, una serie di eventi organizzati nei locali selezionati di Milano.
3 sere di piccoli eventi sparsi in città dove i vignaioli invitati presenteranno personalmente i loro vini.
3 sere di degustazioni a tema e di musica dal vivo.
3 sere consecutive con i vignaioli europei nei locali e ristoranti milanesi selezionati.
Biglietti
€ 16,00 biglietto d’ingresso
Acquistabile unicamente presso i desk all’ingresso del salone.
Nel costo del biglietto è incluso, il catalogo degli espositori, il calice di degustazione e il diritto a degustare tutti i vini presentati.
Soci AIS
€ 13,00 biglietto d’ingresso (con tessera associativa AIS)
Nel costo del biglietto è incluso , il catalogo degli espositori , il calice di degustazione e il diritto a degustare tutti i vini presentati.
Orari
Sabato 5 marzo
dalle ore 14.00 alle ore 20.00 (chiusura ingresso ore 19.00)
Domenica 6 marzo
dalle ore 12.00 alle ore 20.00 (chiusura ingresso ore 19.00)
Nel pomeriggio di domenica (dalle ore 14.00 alle ore 18.00) i genitori che verranno con bambini potranno lasciarli nella speciale Area Bambini in compagnia di un’animatrice esperta.
Lunedì 7 marzo
dalle ore 10.00 alle ore 17.00 (chiusura ingresso ore 16.00)
Se avremo la possibilità di partecipare ve ne faremo un resoconto su queste pagine. Malico
http://www.livewine.it/
Tutto pronto per la diciottesima edizione di Cibus
Tutto pronto per la diciottesima edizione di Cibus
Parma - Dal 9 al 12 maggio lo spazio fieristico delle "Fiere di Parma" ospiterà uno degli eventi italiani più famosi del mondo tra quelli dedicati al mondo del cibo e dell'agroalimentare: si tratta di Cibus, organizzato dalle stesse Fiere di Parma e da Federalimentare , che all'EXPO di Milano scelse di chiamare il proprio padiglione proprio come questo evento noto in tutto il mondo agli attori della filiera agroalimentare.
Proprio per sottolineare l'internazionalità di questo evento (giunto alla diciottesima edizione), gli organizzatori hanno deciso di provare ad invitare e apportare a Parma almeno un top manager del settore agroalimentare per ogni continente. Ricordiamo che già due anni fa all'evento (che ha cadenza biennale) erano presenti numerosi top manager giapponesi: evidentemente gli organizzatori vogliono fare ancora meglio, strizzando l'occhio ad altri mercati interessati ad apprezzare le eccellenze italiane.
Proprio le eccellenze italiane saranno, come al solito, protagoniste di Cibus: speriamo che siano più del 2014, quando furono 2700. In ogni caso, ci piace pensare che questo numero è già molto elevato, perché tutti questi espositori sono autentiche eccellenze di un settore, quello agroalimentare, che negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale, nonostante una crisi economica che non é ancora finita.
La vera sorpresa di questa diciottesima edizione, però, è la maggiore attenzione dedicata a tutti quei prodotti che sono delle eccellenze, ma sono quasi sconosciuti alla maggior parte dei consumatori. Gli organizzatori, quindi, hanno deciso di far conoscere anche quella parte della filiera produttiva italiana che nel mondo non é ancora conosciuta. Speriamo che almeno qualcuna di queste eccellenze possa essere notata dai manager stranieri presenti.
I nostri complimenti agli organizzatori vanno anche per la decisione di promuovere la cultura gastronomica ebraica (kosher) ed araba (Halal). In un periodo in cui molto vogliono alzare muri, gli organizzatori di Cibus sono andati controcorrente, affermando che é indispensabile conoscere prima di giudicare, anche in campo gastronomico.
In conclusione, non possiamo dimenticare gli eventi che si svolgeranno fuori da Cibus, che, lo ricordiamo, è aperta solo agli operatori del settore. Coinvolgere anche i non addetti ai lavori è un ulteriore segno di come gli organizzatori non vogliano dare vita ad un evento elitario e poco conosciuto, ma "popolare" è apprezzato anche da chi non lavora anche nel settore agroalimentare. Speriamo che questa scelta sia ripagata dalla presenza di tante persone, magari ingolositi dall'idea di poter abbinare turismo e passione per la buona tavola in un week- end primaverile.
In attesa di questo splendido evento, non possiamo che augurare tutto il meglio agli organizzatori, capaci di dar vita ad un'eccellenza italiana che a sua volta valorizza delle altre eccellenze del nostro splendido panorama agroalimentare. Luigi M. D'Auria
Il Viognier era morto, lunga vita al Viognier!
Il Viognier era morto, lunga vita al Viognier!
Mezzo secolo fa il Viognier, a livello mondiale, era presente con solo 8 ettari esclusivamente nel comune di Condrieu, Rodano settentrionale. Praticamente rischiava l’estinzione. Da quel momento, prima lentamente e poi sempre più velocemente l’interesse per questo straordinario vitigno è cresciuto notevolmente. All’inizio degli anni ottanta gli ettari coltivati a Viognier hanno raggiunto quota 28, ovvero si sono più che triplicati rimanendo comunque su cifre irrisorie. Nel 2010 erano 11.400 gli ettari vitati a Viognier e questa crescita ha portato questo vitigno al 61° posto tra i vitigni più coltivati al mondo.
I luoghi vocati all’allevamento del Viognier rimangono quelli del Rodano settentrionale. Infatti solo in questa zona la superficie vitata a Viognier è pari a 2.620 ettari. Condrieu e le colline dei villaggi vicini continuano a farla da padroni. La leggenda narra che il Viognier sia stato portato in Francia dall’imperatore romano Probo, quello che revocò l’editto di Domiziano, che sembra averlo portato dalle sue terre d’origine, l’odierna Croazia.
E’ coltivato anche in Australia, California, Giappone, Grecia, Nuova Zelanda, Spagna, Sud Africa e soprattutto Italia, con diverse decine di aziende concentrate sulla produzione di Viognier in purezza di elevata qualità anche molto diversi tra loro. Questa variabilità è dovuta alle diverse composizioni del suolo, da calcareo a morenico, ad argilloso o ghiaioso o sabbioso, alle differenti latitudini oltre che ai processi di vinificazione, che vanno dall’utilizzo esclusivo di acciaio fino ad passaggi in barrique che raggiungono anche i 12 mesi.
Studi scientifici hanno dimostrato che il Viognier è strettamente imparentato, dal punto di vista genetico, con la Freisa e di conseguenza anche con il Nebbiolo.
E’, inoltre, caratterizzato da basse rese e incostanti ed è molto predisposto a malattie come l’oidio. Per queste ragioni preferisce zone abbastanza asciutte e resiste bene alla siccità.
Descrizione fisica
Foglia: piccola o media, verde chiaro da adulta vira verso il verde medio, orbicolare, con tre o cinque lobi, con un picciolo seno aperto, seni laterali inferiori poco profondi, denti centrali dritti o convessi o con un lato convesso e un lato concavo. Grappolo: medio-piccolo, tronco-conico, semplice o alato, a volte compatto. Acino: piccolo, sferoidale o leggermente ovale. Buccia: spessa di colore giallo ambrato. Germoglia presto, quindi rischia le gelate primaverili e preferisce zone costiere o vicino a grandi corsi d’acqua che mitigano la temperatura.
I sinonimi principali sono: Barbin, Galopine, Greffou, Petit Vionnier, Picotin Blanc, Rebolot, Viogne, Vionnier, Vugava bijela.
Dal Viognier si ottengono vini molto interessanti, organoletticamente grassi e cremosi.
Al naso è molto profumato e sottile, rivela mutevoli aromi di frutti gialli (mango, pere, pesche, albicocche, mele cotogne), fiori freschi (violetta, iris, acacia) , muschio e spezie, ma anche la frutta secca (mandorle e nocciole tostate).
Al palato è caldo, rotondo, con una freschezza media, sapidità moderata e finale persistente che sfocia in note di albicocca. Il sentore che vi farà riconoscere il Viognier è un profumo tipico di uva spina, acacia e albicocca.
Le temperature di servizio vanno dagli 8 ai 10 gradi per le bottiglie più semplici mentre si può arrivare a servire bottiglie più complesse alla temperatura di 10-12 gradi.
Noi abbiano degustato un Viognier siciliano che si è rivelato molto interessante. Lo abbiamo notato su uno scaffale della grande distribuzione e, approfittando anche del prezzo più che invitante, ci siamo lasciati ammaliare. Lo abbiamo accompagnato a del pesce spada al marsala. L’accoppiata si è rivelata vincente.
Questo vino si presenta con un colore giallo brillante, un bouquet che porta con se accenni di pesca e di albicocca insieme ad una punta di frutti esotici e mela cotogna. E’ dotato di una vivace acidità che si combina perfettamente con la sua struttura per dare a questo liquido odoroso una sensazione di equilibrio e di dolcezza. Come già detto è consigliato con il pesce ma a nostro parere ben si sposa anche con carni bianche e verdure. Temperatura di servizio consigliata 9-10 gradi. Rapporto qualità/prezzo davvero notevole. Malico
Tipologia |
Vino bianco |
Denominazione |
Sicilia DOC |
Regione |
Sicilia |
Paese |
Italia |
Annata |
2014 |
Gradazione |
12,5° |
Il Viognier delle cantine Patria in degustazione
(Foto: Sebastiano Spina)
Camellia, il tempo del Tè dal mondo, una vera eccellenza
Camellia, il tempo del Tè dal mondo, una vera eccellenza
Torino - Quando l'Editore mi ha dato la possibilità di curare personalmente una rubrica, insieme abbiamo ideato "Scoperchiamo la Pentola" , un nome che ricorda la cucina, perché la nostra mission è quella di alzare il coperchio e inserire, tra i nostri ingredienti, le recensioni di tante attività del settore, dalle enoteche alle pasticcerie, dalle trattorie ai ristoranti, dai luoghi del gusto alle torrefazioni-caffé, che sino ad oggi non sono stati ancora scoperti, ma che in futuro saranno famosi.
Siamo certi che molte che andiamo a recensire sul territorio (pensando in primo luogo alla bontà dei prodotti e mantenendo un occhio critico nei confronti dell'innovazione) saranno famosi, perché ricercano solo materie prime di qualità e, con una buona dose di rischio imprenditoriale, si lancia nel proporre il massimo disponibile sul mercato. Siamo certi che questo tipo di attività saranno presto apprezzati anche dai gourmet e non solo dalla carta stampata.
Noi vogliamo essere i primi a segnalarvi la qualità, come accaduto ad ottobre con la recensione del forno "Le Banetton" dei Fratelli Grimaldi e in seguito quando abbiamo parlato del bar "Pino" di Giuseppe Giovannone: un bar di periferia come tanti per i meno attenti, ma un vero e proprio tempio del caffè per tutti i cultori di questa eccellenza italiana, un tempio dove è possibile degustare un'indimenticabile miscela napoletana.
Oggi parliamo di Tè. Abbiamo scoperto una nuova realtà di qualità nel Quartiere Regio Parco, che potrebbe diventare, nel futuro, uno dei cuori pulsanti della "Torino che conta". Si tratta del Camellia, gestito da Ezio Bonino al civico 24/a di Via Catania. Aperto solo da tre mesi, prende si chiama come il nome scientifico della pianta del tè, che nel suo ambiente naturale (compreso tra Cina e Giappone) cresce fino a 2000 metri d'altutudin. I suoi fiori bianchi furono impiantati per la prima volta in Italia nel 1803 presso l'orso botanico di Padova.
In questo negozio arredato con legno chiaro, caldo, accogliente e ben organizzat, si respira alla grande aria di Tè. Camellia propone infinite vairetà di tè in foglia di tutto il mondo (non saranno diecimila, come dice un antico proverbio cinese, ma poco ci manca), tisane, infusi, accessor, ceramiche e libri per sapere tutto sul magico mondo del tè. Da segnalare anche la professionalità e gentilezza del titolare Ezio e delle sue sorelle.
Di fronte ad una bella carta del mondo bianca con tanto di Cina e Piemonte in bella mostra, é possibile degustare con tutta calma il proprio tè, magari abbinandolo a dei biscotti o ad una buona fetta di torta della casa. La scelta di tè è veramente molto ampia,ma Ezio (che dopo un passato da commercialista ha deciso di dare vita al Camellia, che per lui vuole essere soprattutto un modo per promuovere la "cultura" del tè) sarà sicuramente molto bravo a guidarvi e a scegliere tra tè bianchi, rossi e addirittura blu-verdi quello più giusto per voi, senza dimenticarsi di darvi anche qualche dritta preparare un tè perfetto, scegliendo al meglio metodi di infusione e consumo.
Insomma, una bottega dall'ottimo rapporto qualità prezzo che, ne siamo convinti, farà presto parlare di sè, anche favorita dalla collocazione in un quartiere che é già un luigo di ritrovo per i gourmet di Torino. Qui infatti é presente il laboratorio di fama internazionale di Guido Gobino, il cui cioccolato é richiestissimo, l'ottima pasticceria Raspino, dove si beve un ottimo caffè e il celebre bar gelateria Torre. Insomma, davvero un luogo gourmet che farà presto parlare di sè, proprio come il Camellia. Luigi Massimo Pavanello.
Quasi tutto pronto per la terza edizione del "Maggio dei Maccheroni"
Quasi tutto pronto per la terza edizione del "Maggio dei Maccheroni"
Napoli - In tutto il mondo, quando si cita una città mediterranea, si pensa a Napoli. É inutile spiegare agli stranieri che la città partenopea si affaccia sul Mar Tirreno, ma per loro il clima, i sapori e gli abitanti di questa città rappresentano qualcosa di unico, capace di fare da ambasciatore a qualcosa di più grande della città stessa.
Da sempre, maggio é uno dei mesi più consigliati per visitare il capoluogo della Campania. Il clima mite e l'onnipresente brezza di mare consentono di godere ancor di più tutte le bellezze che la città ha da offrire ai turisti. Tra il 10 e il 19 di quel mese che abbiamo appena lodato, inoltre, nel Cortile della Basilica di Santa Chiara si svolgerà uno splendido evento dedicato alle eccellenze gastronomiche campane e ai produttori che hanno reso famosa in tutto il mondo la gastronomia campana, il tutto condito da un po' di memoria storica.
Quest'anno gli organizzatori dell'evento (l'associazione "Oltre il Giardino") hanno deciso di dedicare questa terza edizione a Carlo III di Spagna, di cui ricorre il tricentenario della nascita. Erede della famiglia reale dei Borbone, Carlo divenne Re di Napoli e della Sicilia nel 1734 e, prima di ereditare il trono di Spagna, governò in maniera illuminata quella che oggi é l'Italia Meridionale. Alcune opere pubbliche, come l'acquedotto che prese il suo nome, sono ancora oggi infrastrutture fondamentali per il corretto funzionamento della città.
Partecipare a questo evento sarà come fare un viaggio del tempo, che consentirà di conoscere la gastronomia napoletana del Settecento e, soprattutto, quali dei prodotti di allora possono essere recuperati dal grande pubblico. Nella taverna allestita per l'occasione si potranno degustare piatti tipici del Settecento, mentre nel mercato (dove si pagherà con le monete dell'epoca, i Carlini e i Tornesi, dati da appositi cambiavalute) si potranno conoscere direttamente i produttori, ma anche conoscere le tecniche di realizzazione di alcune eccellenze napoletane, come i liuti e le ceramiche di Capodimonte, la cui produzione iniziò proprio grazie al personale interessamento di Carlo.
Insomma, sarà un grande spettacolo, ma anche una grande occasione per riflettere. Una delle mostre che accompagneranno l'evento, infatti, é dedicata alla scoperta di Pompei, avvenuta proprio sotto il Regno di Carlo. Trecento anni dopo, qualcuno mette in dubio l'utilità di questo sito archeologico di inestimabile valore, purtroppo sempre più esposto a crolli, causati dall'incuria e dalla cattiva gestione del sito.
Speriamo, dunque, che vedere tutto il bello che una città come Napoli può offrire possa convincere amministratori, cittadini e turisti a fare di tutto per conservare queste bellezze e renderle fruilibili ad un numero di persone sempre maggiore. Luigi M. D'Auria
Il Salone del Gusto compie vent'anni e vuole bene alla Terra
Il Salone del Gusto compie vent'anni e vuole bene alla Terra
Torino - Dal 22 al 26 settembre 2016 si svolgerà a Torino la nuova edizione del Salone del Gusto Terra Madre. La grande novità é che il grande vento non si svolgerà più nella storica sede di Lingotto Fiere ma nel centro storico del capoluogo sabaudo. Le conferenze si svolgeranno, infatti, nello storico Teatro Carignano, i laboratori del Gusto nella famosissima Mole Antonelliana (sede del Museo Nazionale del Cinema) e presso il Circolo dei Lettori di via Bogino e il Mercato nel Parco del Valentino, che sarà letteralmente invaso dai produttori e dalla loro creazioni "Made in Slow Food".
Come ricordato da Daniele Buttignol, segretario generale di Slow Food Italia, questa nuova edizione vuole coinvolgere maggiormente la città di Torino, cui Slow Food é riconoscente per aver creduto nel Salone del Gusto e in Terra Madre, inserendoli nel calendario di grandi eventi cittadini. Non possiamo che dargli ragione: il Parco del Valentino e le altre sedi non sono collegate e funzionali come accadeva al Lingotto, ma sono sicuramente più spettacolari dal punto di vista architettonico e consentiranno ai tantissimi visitatori stranieri di godersi l'evento visitando al contempo la città.
Tra i cavalli di battaglia di questa edizione, che coincide con il trentennale di Slow Food, ci sono il progetto di realizzazione dei 10000 orti in Africa, già iniziato ma ancora lontano dal termine, la promozione dei legumi come alimento sano e genuino (in questo senso si é già mossa la FAO, proclamando il 2016 anno internazionale dei legumi) e la difesa della carne, cui saranno dedicati numerosi laboratori.
Nonostante qualche intoppo legato all'affitto del Lingotto (i costi erano diventati esorbitanti e hanno costretto gli organizzatori ad inventarsi una nuova soluzione), quindi, Salone del Gusto e Terra Madre torna alla carica. Ci sentiamo, in conclusione di articolo, di rivolgere una piccola provocazione agli organizzatori di questo splendido evento, ovvero "Slow Food" di Carlo Petrini. Oltre a costruire 10000 orti in Africa, opera doverosa per far crescere questo Continente, sarebbe bello anche aiutare 10000 contadini europei a realizzare un vero orto biologico in un continente molto evoluto ma, purtroppo, anche molto inquinato. Sarebbe un grande passo verso uno sviluppo sostenibile del nostro pianeta. Luigi M. D'Auria
Biodiversità e legumi protagonisti al Salone del Gusto e Terra Madre 2016
(Foto: Sebastiano Spina)
Monte da Ravasqueira Branco 2013
Monte da Ravasqueira Branco 2013
Circa un paio di mesi fa siamo stati in Portogallo in visita alla caratteristica città di Porto. Abbiamo soggiornato in un piccolo ma confortevole appartamento nel quartiere Ribeira, patrimonio dell’Unesco, un dedalo di strade strettissime che si arrampicano sulla collina che strapiomba ripidamente sulla riva del fiume Douro che qualche chilometro poco più avanti sfocia nell'Oceano Atlantico. Colazione a casa, pranzo con cibo di strada mentre per cena ci siamo concessi delle cene in locali tipici della città.
Non potevamo non assaggiare la francesinha, un caratteristico panino ripieno di numerosi ingredienti. Talmente farcito da essere costretti a mangiarlo con forchetta e coltello. La storia di questo piatto risale alla metà del Novecento, quando un signore di Porto, dopo aver soggiornato per molto tempo in Francia, decise di omaggiare le donne francesi con questo sandwich.
A spasso per alcune vie di Ribeira non ben frequentate ci siamo imbattuti in un gradevole locale, Taverna do Anjo, ristorante a due piani poco fuori dalle rotte turistiche, bello e accogliente, dal servizio familiare e gentilissimo. La cucina casalinga è ottima e di pregievole fattura, le pietanze sono buone, le porzioni adeguate, i prezzi medio-bassi. Abbiamo provato: assaggi di polpo fritto, palline di merluzzo, merluzzo con aromi, fagioli con tonno, polpo con olive, ottimo anche il baccalau braga piatto tipico portoghese.
La carta dei vini è piccola ma propone alcune eccellenze del territorio che vale la pena scoprire. Abbiamo scelto un Monte da Ravasqueira Branco 2013.
La vigna di Monte da Ravasqueira è situata in Arraiolos nella centralissima regione dell’ Alentejo.
Realizzato da quattro varietà, due portoghesi e due non, questo vino non ha passaggi in legno, è invecchiato a basse temperature con solo una lieve battonage per cinque mesi circa. Viognier, Alvarinho, Semillon e Arinto trovano sul Monte da Ravasqueira un terroir unico, perfetto per la piena espressione delle loro caratteristiche. Questo vino riflette tutta l'intensità e l'eleganza delle varietà in blend. Per ogni varietà i raccolti sono fatti a mano al fine di ottenere uve con caratteristiche diverse, ma che alla fine rivelano un solo vino con un profumo intenso aromatico, equilibrio alcolico e una freschezza unica e piena di carattere.
Colore verde chiaro e luminoso. Al naso si sente subito l'intensità aromatica del Viognier e dell’ Alvarinho, con intense note di frutta fresca tropicale, litchi. Subito dopo fanno capolino il Semillon e l’Arinto, con sentori di erba tagliata di fresco. Nella degustazione, che ha un attacco fresco e vivace con una struttura delicata, si sente molto il carattere minerale dei vigneti del Monte da Ravasqueira la maggior parte dei quali sono piantati su terreni argilloso-calcarei con rocce granitiche. Per la grande presenza di queste rocce in tutta la zona, mineralità e freschezza sono le caratteristiche uniche che si esprimono nella maggior parte dei vini Monte da Ravasqueira e meglio definiscono il suo terroir. E ancora molte note di frutta a nocciolo, pepe bianco e mela verde, grande freschezza ed equilibrio, che permettono di evidenziare l'influenza di ognuna delle quattro varietà e ne incrementano il potenziale di affinamento in bottiglia. Malico
Tipologia |
Vinho Branco |
Denominazione |
Regional Alentejano |
Regione |
Alentejo |
Paese |
Portogallo |
Annata |
2013 |
Gradazione |
12,5° |
Monte da Ravasqueira Branco 2013
(Foto:Sebastiano Spina)
Aperta ufficialmente la rubrica "Degustazioni"
Aperta ufficialmente la rubrica "Degustazioni"
Torino - Con un piccolo ma interessante articolo su un bel vino rosso campano, il nostro Sebastiano Spina ha dato i natali ad una rubrica tutta sua ospitata dalla nostra testata, denominata "Degustazioni". Conosciamo molto bene Sebastiano, che ha già collaborato con la nostra testata come fotografo e web master e siamo convinti che il suo contributo potrà essere importante per la crescita del nostro giornale , che mira ad avere pochi ma fidatissimi collaboratori per riportare solo contenuti di qualità.
Questa nuova rubrica, a differenza di quella già esistente dal titolo "recensioni', vuole svelare ai nostri lettori prodotti di qualità poco conosciuti e in seconda battuta le aziende produttrici e le loro storie. Non bisogna, in ogni caso, preoccuparsi, perché siamo convinti che il nostro Sebastiano saprà anche regalare ai suoi lettori qualche splendido aneddoto su chi produce i prodotti che intende degustare in giro per il nostro Paese e, perché no, anche nel resto d'Europa, magari in mete sconosciute ai più.
Per quanto riguarda la linea editoriale e i prodotti da degustare, abbiamo lasciato a Seb libertà d'azione, perché la nostra stessa redazione vuole stupirsi nello scoprire nuove prelibatezze grazie all'intuito e all'abilità di un nostro redattore. Fino a quando non giungeranno in redazione, dunque, le degustazioni di Sebastiano rimarranno segrete.
Speriamo che nel prossimo futuro un numero sempre maggiore di lettori si affezioni a questa bella rubrica della nostra testata, su cui puntiamo davvero tanto. In un cero senso, Sebastiano Spina e Massimo Pavanello, che cura la rubrica "Scoperchiamo la Pentola", dovranno essere i nostri due redattori di punta. Se Massimo é il nostro inviato nel mondo del cibo conosciuto, osannato ed imitato in tutto il mondo, Sebastiano dovrà essere il nostro globe-trotter dei luoghi di qualità meno conosciuti, in cui degustare piatti e vini di qualità con paesaggi splendidi sullo sfondo. Non possiamo che augurargli di riuscirci. Luigi M. D'Auria
Furore Rosso Costa d'Amalfi DOC 2014 Marisa Cuomo
Furore Rosso Costa d'Amalfi DOC 2014 Marisa Cuomo
Il Costa d'Amalfi Furore Rosso di Marisa Cuomo nasce tra le viti e le rocce a strapiombo sul mare di Furore, nel cuore della fantastica Costa d'Amalfi.
E' prodotto al 50% con uve Per 'e Palummo (Piedirosso) e al 50% con uve Aglianico, raccolte unicamente a mano. Dopo una diraspatura e pigiatura, le uve fermentano in barriques per circa 12 giorni. Successivamente il vino affina in barriques di rovere francese di secondo passaggio per 6 mesi, prima di essere imbottigliato.
Furore Rosso è caratterizzato da un colore rosso, con riflessi rubino. Al naso si apre con un ricco bouquet, con profumi di ciliegia, arricchiti da piacevoli note speziate (liquirizia). Al palato risulta piacevolmente morbido, con un retrogusto speziato. Perfetto per accompagnare arrosti e selvaggina, è ideale in abbinamento a formaggi stagionati.
Noi lo abbiamo provato con spaghetti e cozze. Le cozze si sposano con bianchi secchi, spumanti ma anche rossi di medio corpo. Molti vini rossi della Campania sono concepiti per essere bevuti giovani e la loro freschezza è la caratteristica peculiare, il legno risulta poco invasivo e al gusto viene fuori una nota speziata, ma il frutto rimane molto evidente. Colore rosso con riflessi rubino, profumo caratteristico di ciliegia. Sapore morbido caratterizzato da un piacevole fondo di note speziate. Classico è l'abbinamento di questo vino con i salumi, ottimi quelli dei comuni che confinano con Furore. Si abbina bene a secondi di carne e sughi rossi....ma, ripetiamo, noi lo consigliamo con le cozze. E se non ci credete..... provate. Sebastiano Spina
Tipologia |
Vino rosso |
Denominazione |
Costa d'Amalfi DOC |
Regione |
Campania |
Paese |
Italia |
Annata |
2014 |
Gradazione |
13,5° |
Spaghetti, cozze e...... Furore Rosso
(Foto: Sebastiano Spina)
Tredicesima edizione di Fa' la Cosa Giusta
Tredicesima edizione di Fa' la Cosa Giusta
Milano - Siamo giunti, ormai, alla tredicesima edizione della grande fiera nazionale dedicata al consumo critico e agli stili di vita sostenibili, che si svolgerà dal 18 al 20 marzo. Si puó affermare ormai che questo evento (o meglio, questa serie di eventi, dato che si svolgono delle versioni "ridotte di Fa' la Cosa Giusta anche in numerose altre città italiane) é diventato uno dei più importanti in questo campo di tutto il panorama nazionale.
Anche in questa edizione é stata confermata la prestigiosa location di Fiera MilanoCity, che ha già accolto l'evento negli scorsi e consente a tutti gli espositori di ottenere lo spazio che desiderano e meritano. Come nelle ultime edizioni, la fiera si articola in più padiglioni, a loro volta divisi in più zone espositive. Tra i protagonisti ci saranno sicuramente gli espositori della zona dedicata al cibo, accuratamente scelti dagli organizzatori, i sempre bravi espositori della Associazione "Terre di Mezzo". Per i palati meno fini e per gli spiriti più bravi ad adattarsi ci saranno sicuramente anche gli amici del settore dedicato allo street food, pronti a far assaggiare le loro specialità più unte e gustose.
La nostra redazione consiglia di visitare anche la sezione dedicata agli itinerari di viaggio più insoliti, magari percorsi a piedi, secondo lo spirito che anima fin dalle origine l'associazione "Terre di Mezzo". Parlare di cammino in questi momenti non é facile, visto che tutti i giorni vediamo in televisione persone costrette a camminare tutti i giorni per sopravvivere, inseguendo mete lontane ma allo stesso tempo distanti, dato che non sono sicuri di essere accolti. Tuttavia, camminare può essere un modo splendido per scoprire noi stessi ma anche luoghi poco conosciuti, come spiegato in tutti i libri esposti in questa sezione, tra i quali ci sentiamo di segnalare quello dedicato a un tour nei luoghi dell'Italia centrale frequentati da Celestino V.
Un evento come questo, dunque, merita molto più che le settantacinquemila presenze della scorsa edizione, andata in scena in un anno in cui tutta l'attenzione dei media era rivolta all'EXPO. Quest'anno gli organizzatori possono puntare a raggiungere quota centomila visitatori, accogliendo, magari, anche un buon numero di persone che si sono interessate allo sviluppo sostenibile pensando ai pregi e ai difetti dell'Esposizione Universale dello scorso anno.
Stiamo parlando, in ogni caso, di un evento che é già un punto di riferimento per tutti coloro che credono nello sviluppo sostenibile del nostro pianeta. In questi tredici anni, grazie all'impegno di tutti coloro che sostengono l'Associazione "Terre di Mezzo", "Fa' la Cosa Giusta" é cresciuto e, anno dopo anno sta diventando sempre di meno un evento di nicchia e sempre di più uno dei momenti di confronto più importanti tra istituzioni, produttori e membri della società civile. Luigi M. D'Auria.
Le voci dei pastori si raccontano alla "Piana dei Mulini"
Le voci dei pastori si raccontano alla "Piana dei Mulini"
Colle d'Anchise (Cb) - Presso la prestigiosa cornice dell'albergo diffuso "Piana dei Mulini" di Colle d'Anchise, in provincia di Campobasso, si é svolta la bella rassegna " La Voce del Pastore", splendido evento dedicato al magico mondo degli zampognari, uno dei simboli più veri quanto dimenticati della civiltà contadina appenninica e meridionale. Gli organizzatori, ossia i gruppi storici degli "Zampognari del Matese" e degli "Artisti della Zampogna", hanno scelto per questo significativo evento la location di "Piana dei Mulini", dove hanno trovato un fido collaboratore nel padrone di casa Michele Lucarelli e nel suo staff, che sta cercando di lavorare per incentivare il ritorno alla terra e alle campagne, valorizzando il lavoro di quei pastori e di quei contadini che producono prodotti di qualità non trattati.
L'evento ha avuto inizio alle ore 16 di sabato 9 gennaio, quando i gruppi di zampognari, provenienti da tutto l'Appennino, hanno iniziato a suonare le musiche tipiche della loro tradizione locale girovagando per tutto il borgo storico di Piana dei Mulini. Poi, alle ore 18, é iniziato il concerto di inizio anno, che ha visto anche la presenza del vescovo di Sulmona-Valva Angelo Spina, che ama comporre canzoni che rispecchiano la tradizione abruzzese.
In precedenza dicevamo che gli zampognari sono tra i maggiori interpreti delle tradizioni contadine dell'Italia Centro-Meridionale. Con il termine Zampognari, infatti, si intendono i suonatori della zampogna, tradizionale strumento a fiato tipico del centro-sud, lontano parente della tipicamente scozzese cornamusa. Come vuole un'antica tradizione, durante il periodo natalizio questi pastori-suonatori migrano temporaneamente in città o nei paesi più grandi, dove improvvisano concerti nelle strade o suonano casa per casa in cambio di una piccola somma di denaro o di cibo. In questo modo, durante i rigidi inverni appenninici, molti pastori riuscivano a sopravvivere e a pagare i vettovagliamenti per le greggi.
Gli Zampognari di oggi, oltre ad allietare le feste di molte persone, sono depositari di moltissime tradizioni appenniniche, che non vanno assolutamente perdute. I testi delle loro canzoni rappresentano un materiale storico di non poco conto.
Le associazioni che tramandano queste associazioni e le persone che le sostengono organizzando eventi come queste vanno ringraziate, perché senza di loro sarebbe impossibile tornare, almeno in parte, ad amare la terra come l'hanno amata gli Zampognari del passato. Luigi M. D'Auria
Grande sorpresa la Società Agricola "Alba"
Grande sorpresa la società agricola "Alba"
Campolieto (Cb) - Alcuni mesi fa, nel corso della prestigiosa rassegna "Cheese", ho avuto l'occasione di conoscere due giovani agricoltori: Nicola Del Vecchio e Michela Bunino. Allora avevo potuto conoscere la loro azienda agricola e alcuni dei loro progetti per il futuro, come la volontà di realizzare un vero e proprio forno sociale e di costruire praticamente dal nulla un'azienda agricola innovativa e autosufficiente.
Oggi, 3 gennaio 2016, ho voluto vederci più chiaro e ho deciso che valeva la pena visitare la loro azienda di persona. Lasciata la statale 17 all'altezza di Toro, prendo una strada tutte curve che mi porta fino a San Giovani in Galdo. Il tempo di orientarmi tra provinciali chiuse e comunali interrotte riduce all'osso il mio anticipo di un'ora, ma alla fine riesco ad entrare nel territorio comunale di Campolieto, dove riesco a trovare "Alba".
All'arrivo trovo Nicola alla prese con i lavori al caseificio. Così trovo il tempo per guardarmi un'attimo intorno e guardare lo splendido paesaggio delle campagne molisane, con i campi coltivati e gli uliveti che si alternano con terreni incolti piccoli boschetti. Proprio il paesaggio, mi dice Nicola, é stato uno dei motivi per cui ha deciso di recuperare i terreni e la casa di famiglia e dare vita ad un'azienda agricola.
La prima parte dell'azienda che vistiamo é l'orto a fianco della casa. Certamente non é molto grande, ma sono numerose le coltivazioni. A fianco é impossibile non notare le galline, ma soprattutto non sentire le quattro oche allevate allo stato brado. Per Nicola e Michela queste specie saranno anche la base delle future attività didattiche dell'azienda,che per ora é stata visitata solo da gruppi di universitari, ma che in futuro vorrebbe essere un punto di riferimento anche per le scuole del territorio.
In seguito vistiamo il locale dove si troverà il forno sociale, rigorosamente a paglia. L'idea é quella di coniugare il gusto per la buona tavola con la coesione sociale. L'obiettivo di Michela e Nicola é quello di far incontrare gli abitanti della zona con gli ospiti delle case di accoglienza molisane e, perché no, anche con qualche turista di passaggio. La formula é semplice: chi vuole aderire all'iniziativa deve pagare una tessera annuale (corrispondente al costo della legna) per poter cuocere il proprio pane nel forno comune. Si tratta di un'evoluzione dell'antica tradizione del forno comune dei piccoli paesi.
In seguito visito i locali dell'antica stalla, destinata a diventare un birrificio artigianale con pub annesso. Insomma, i progetti sono davvero tanti, ma non bisogna dimenticare le attività già avviate, come la produzione di olio e formaggi ovini. Per quanto riguarda il primo, l'azienda produce un monocultivar dalla varietà "Sperone di Gallo", autoctona di questi luoghi. I secondi sono prodotti in azienda, ma il latte viene fornito da un pastore di Celenza Valfortore, località pugliese ai confini con il Molise.
Conclusa questa giornata posso dire senza paura ai miei lettori di aver visitato un'azienda agricola che ha tutte le carte in regola per diventare un'autentica eccellenza. Speriamo (ma ne siamo convinti) che Michela e Nicola possano continuare a far crescere "Alba" fino a farla diventare un vero e prorpio modello per tutti i giovani agricoltori.
In chiusura di articolo, mi sembra giusto ringraziare Michele, titolare del ristorante Re Artù di San Giovanni in Galdo. Quando la nostra redazione ha bussato alla sua porta, lui ci ha aperto le porte del suo caratteristico ristorante, regalandoci un pranzo a base di prodotti tipici molisani davvero da ricordare. Luigi M. D'Auria
Nicola Del Vecchio e Michela Bunino, titolari della Società Agricola "Alba"
(Foto: Sebastiano Spina)
Parte ufficialmente "Sono come mangio"
Parte ufficialmente "Sono come mangio"
Reggio Emilia - É ufficialmente partito il progetto di educazione alimentare "Sono come mangio", lanciato dal Consorzio Parmigiano Reggiano un anno fa e destinato a coinvolgere in modo attivo oltre 1000 insegnanti e più di 25000 ragazzi. Si tratta di un'importante campagna di educazione alimentare in atto nel nostro Paese, insieme a quelle di Slow Food.
In queste settimane sono in corso gli incontri degli insegnanti all'interno dei caseifici presenti nelle 5 province in cui nasce il Parmigiano Reggiano; un confronto diretto con la realtà produttiva che comprende la visita guidata del caseificio, la formazione dell'analisi sensoriale e la presentazione del piano di lavoro e delle attvità ludico-didattiche per i ragazzi previste dal percorso educativo proposto.
"Sono come mangio"- sottolinea il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai- si pone due grandi obiettivi: da una parate, infatti, vuole accompagnare i nostri ragazzi verso la consapevolezza dell'immensa ricchezza alimentare del nostro Paese e, dall'altra, offre agli insegnanti nuovi strumenti e metodologie per sviluppare al meglio quelle rsponsabilità che li hanno progressivamente investiti anche sul versante della cultura alimentare, concepita come strumento fondamentale per una più ampia educazione alla salute e al benessere psico-fisico"
Destinato agli studenti e agli insegnanti, il progetto del Consorzio propone un vero e proprio viaggio educativo alla scoperta del cibo, delle buone abitudini alimentari e del territori, valorizzando in tal modo anche la storia, la cultura, le tradizioni e le risorse ambientali che danno origine ai nostri alimenti.
Il progetto è realizzato in partnership con la cooperativa Creativ Cise, da anni impegnata nella formazione e nell'animazione, si realizza attraverso un percorso multidisciplinare che crea un filo conduttore tra le diverse discipline scolastich.
vengono proposte metodologie interattive e coinvolgenti, l'uso dei linguaggi preferiti dai bambini e dai ragazzi (ludico, musicale, espressivo, corporeo), gli stessi acquisiscono gli strumenti per conoscere e riconoscere meglio i cibi e vengono guidati ad abitudini alimentari sane, ampliando ed affinando conoscenze e, soprattutt, allenando i cinque sensi ad un rapporto inedito (specie per ciò che riguarda i colori e i "suoni" del cibo) con ciò che consumano e con ciò che non deve mancare nella loro alimentazione.
Conclusa la prima fase di formazione/informazione degli insegnant, il progetto proseguirà durante l'anno scolastico con attvità ludiche nelle classi, un costante affiancamento del docente in tutte le fasi di implementazione delle attività proposte e culminerà con una delle tappe più appassionanti del percorso:"Avventura al caseificio", una visita guidata animata ed interattiva per le classi all'interno dei caseifici del Parmigiano Reggiano, alla scoperta dei segreti del "Re dei Formaggi".
A "sono come mangio" é stato abbinato il concorso "Avventura al caseificio", riservato alle scuole che effettueranno visite guidate ad un caseificio del Parmigiano Reggiano.
A quanti realizzeranno la migliore presentazione grafica e multimediale del percorso saranno assegnati una Apple TV un computer portatile, un videoproiettore, una fotocamera e altri premi per categorie speciali. Luigi Massimo Pavanello.
La guida Michelin 2016 é in libreria
La Guida Michelin 2016 é in libreria
Torino - Da sessantuno anni, tutti quelli che amano la buona tavola, la gastronomia, i ristoranti, trovano uno spazio in libreria per la nuova edizione della "rossa", come é ormai comunemente chiamata la guida edita dalla celebre fabbrica.
Semplice, sempre uguale nelle dimensioni, sempre più spessa, ma comunque rossa, la guida Michelin é attesa da milioni di persone in tutto il mondo, che la usano non solo per le loro soste gastronomiche, ma anche per confrontarla con altre guide nate negli anni. La rossa, però, é unica, perché il suo giudizio fa tendenza, condiziona le classifiche di gradimento e spinge gli chef a porsi il prestigioso obiettivo di raggiungere le "tre stelle".
Nell'edizione 2016, da poco in libreria, sono otto le insegne italiane che hanno ottenuto le tre stelle, certamente non poche. Si passa dal Piazza Duomo di Alba, gestito dalla famiglia Ceretto e dallo chef Enrico Crippa, al "da Vittorio" a Brusaporto, che si distingue anche per il catering, passando per il "Pescatore" a Canneto sull'Oglio, fino alle conferme di "La Pergola" a Roma e "Le Calandre" a Rubano (Pd), alla gloriosa Enoteca Pinchiorri di Firenze e al "Reale" di Niko Romito a Castel di Sangro. Ultimo ma non meno importante, il nostro consiglio, lo splendido "la Francescana" a Modena, quella che per me é stata la "sosta dell'anno", che si distingue anche per le belle iniziative verso i meno fortunati.
Sono ben 38 i locali insigniti delle due stelle, tra cui segnaliamo il "Casa Perbellini", che dopo vent'anni ha finalmente ottenuto la seconda stella. Purtroppo, retrocede da due a una stella il Combal Zero di Davide Scabin, che paga le difficoltà di gestione del locale, che si trova preso il Castello di Rivoli. Sono ben 288 i locali con una stella, di cui 26 nuovi ingressi, tre solo a Milano, che grazie all'effetto EXPO sta trainando in un movimento dinamico e finalmente in crescita. In totale, sono ben 334 i locali stellati. La Regione che ne ha di più é la Lombardia con 58, che precede la Campania con 37, Piemonte e Veneto fermi a quota 36. Tra la province, guida Napoli con 20, che precede Roma con 19 e l'inatteso tandem Milano-Bolzano a quota 15.
Da segnalare, inoltre, di 1171 ristoranti che offrono cucina di qualità con menù completi sotto i venticinque euro e 271 (di cui 24 nuovi) ristoranti e trattorie della categoria Bib Gourmand, specializzati in cucina regionale. Per gli amanti dei viaggi "on the Road", sono anche segnalate 3600 possibili soste da una notte, in cui si trovano hotel di lusso vicino ad agriturismi a conduzione familiare. Insomma, la "rossa" si conferma una delle letture più apprezzate delle feste. Luigi Massimo Pavanello
Bello incontro dedicato a ciclismo e vino all'Enoteca Regionale del Roero
Bello incontro dedicato a ciclismo e vino all'Enoteca Regionale del Roero
Canale (Cn) - Ore 12.15 di domenica 13 dicembre 2015. Con uno splendido aperitivo si é chiusa una bella mattinata che ha coniugato sport (ciclismo in particolare), buon vino, una sana dose di aneddoti sportivi da osteria e alcune canzoni da "piola" tipica piemontese.
La mattinata di cui stiamo parlando é stata testimone di un incontro dedicato a ciclismo e vini, che ha portato nella piccola cittadina del Roero due grandi campioni del passato, Dino Zandegù e Francesco Moser, e due figli d'arte, Marina e Faustino Coppi, tutti accomunati dalla passione per il ciclismo (possibilmente di altissimo livello) e per il vino di qualità, magari anche auto-prodotto. Sullo sfondo, le domande e gli aneddoti di un grande giornalista, Beppe Conti, che in quarant'anni d'esperienza ha imparato a conoscere i campioni di questo sport e a metterli sempre a loro agio quando si raccontano a stampa e pubblico.
L'incontro é iniziato alle 10.30 con un monologo storico di Beppe Conti, che ha ricordato il ritardo di quarant'anni dell'incontro tra Canale e Moser. Quando nel 1975, infatti, la squadra del campione trentino (Filotex) decise di chiudere si scatenò una lotta furiosa per avere Moser, in cui si inserì anche la famiglia Barbero, accompagnata dai Campagnolo. Sembrava fatta, ma l'imprenditore friulano Teofilo Sanson offrì una cifra paurosa a Moser, che non riuscì a resistere ad una simile tentazione.
Dopo un affettuoso ricordo del "Campionissimo" Fausto Coppi da parte dei figli, si é iniziato a parlare anche di vini,che per Francesco Moser sono la seconda passione dopo la bicicletta. Il trentino, infatti, discende da una famiglia di vignaioli trentini, tra i fondatori della locale cantina sociale. Grazie ai successi economici di tutti i membri della famiglia, i Moser hanno potuto sperimentare tanto fino a creare un ottimo spumante "Trento Doc" che ha ottenuto diversi riconoscimenti. E non potrebbe essere altrimenti, visto che si chiama "51,151" come le cifre del record dell'ora di Francesco.
A seguire é stato il momento di Marina Coppi, produttrice non per tradizione familiare ma per passione. La passione é diventata, col tempo, anche qualità, perché oggi la Favorita a marchio "Vigne Marina Coppi" é una delle più famose del Piemonte e, forse, anche di tutto il nostro Paese.
Al termine dell'incontro é stato il momento dell'assaggio, che ha premiato due vini di qualità, capaci di fare una splendida figura anche in un luogo quasi "di culto" come l'Enoteca Regionale del Roero, davvero brava ad organizzare un evento di qualità. Una pecca una sala congressi troppo piccola, sicuramente da ampliare.
Insomma, in questo periodo scarno di gare ciclistiche gli appassionati hanno potuto godere della compagnia di corridori e giornalisti che hanno reso una fredda domenica di dicembre calda di passione e buona cucina. Luigi M. D'Auria.
Grandissima sorpresa il caffè del bar "Pino" di Torino
Grandissima sorpresa il caffè del bar "Pino" di Torino
Torino - Diverse volte, nel bel mezzo delle fredde e nebbiose mattinate d'inverno torinesi, un vecchio amico mi aveva consigliato di fermarsi in un bar all'apparenza anonimo, non molto diverso da quelli anonimi della maggior parte delle periferie e piccoli paesi d'Italia. Già, avete capito bene, cari lettori, quello che stiamo per recensire non é un caffè sfavillante del centro storico del capoluogo sabaudo, ma un bar semplice, che si trova nel cuore del quartiere Parella di Torino (precisamente in Via Mogadiscio angolo Via Asinari di Bernezzo 16 F).
Prima di entrare nel bar "Pino" (gestito da Giuseppe Giovannone, Pino per tutti quelli che lo conoscono) non credevamo di poter degustare un buon caffè in un luogo come questo, ma appena entrati ci ricrediamo, perché si iniziano a sentire profumi, colori, sapori tipici di un caffè splendido. Dietro al bancone, con il sorriso sempre pronto, troviamo lui, Pino Giovannone, già pronto con una tazza calda a preparare un caffè carico di passione, amore, applicazione e voglia di ricercare, componenti che non mancano mai a questo romano e romanista (non può mancare un classico "viva 'A Maggica"), passione segnalata anche dal timbro su ogni scontrino.
Pino ha lasciato la sua città natale nel 1990 alla ricerca di fortuna. Giunto a Torino nel 1998 ha lavorato come barman in due celebri bar del capoluogo sabaudo, il caffè "San Carlo" e il "Pepino" di Piazza Carignano, prima di aprire un bar tutto suo, fiutando l'occasione di rilevare quello che oggi é il "Bar Pino". Un luogo dove quindici anni fa c'era solo un bancone é diventato una vera e propria dépendance del Museo del Cinema (non possono mancare i riferimenti a Totò),e quello stesso bancone é diventato un luogo dove far rivivere le più belle pubblicità degli anni Sessanta e Settanta. Si potrebbe anche parlare delle collezioni di modellini di auto e moto o delle foto d'epoca, ma quello che ci interessa é la piccola insegna gialla che cita la Torrefazione Passalacqua di Napoli, che da oltre sei anni é un punto di riferimento per Pino.
Da due anni Pino ha deciso di rendere questo bar un luogo di culto dedicato esclusivamente al caffé. Una scommessa vinta, visto che sono tanti i clienti (chiamati rigorosamente per nome) che vengono per ammirare uno splendido cocktail fatto di musica soft, melodica e classica italiana, bicchierino d'acqua e tazza calda, che fanno da contraltare a sua maestà il Caffé. Come ci tiene a precisare Pino, la macchina rimane sempre accesa dalle 7,45 alle 17,00 per servire la stessa miscela 100% arabica.
Tra una levata e l'altra, impiego più di due ore per strappare l'intervista a questo visionario, il cui sogno nel cassetto é andare in giro per il mondo ad insegnare a fare un vero caffè, portando dovunque la cultura napoletana, secondo cui:" I caffè non si contano, ma si degustano". La cosa che lo rende più felice é il sorriso della gente di fronte ad un prodotto semplice e classico come il caffè, sorriso che gratifica il suo lavoro svolto con passione.
Speriamo di non essere gli ultimi ad accorgerci di questa splendida realtà, che deve diventare un tempio per tutti i gourmet del mondo, sia quelli famosi che i normali ammiratori del buon cibo e della qualità, ovunque essa sia. Luigi Massimo Pavanello. Si ringrazia per la collaborazione Luigi M. D'Auria
Scorte del Parmigiano Reggiano in lieve crescita
Scorte del Parmigiano Reggiano in lieve crescita
Reggio Emilia - Dopo la tempesta, spiragli di ciel sereno sono all'orizzonte per il nostro formaggio più famoso. Non sono incrementi da strapparsi i capelli, ma sono piccoli segnali nell'oceano: finalmente le scorte di Parmigiano Reggiano sono in lieve flessione.
Il riferimento, in particolare, é al prodotto stagionato di 18 mesi, per il quale (fonte Si-PR) si registra un calo dell'1,1%: non accadeva dal 2013, quando la flessione fu dello 0,2%.
"É un dato positivo- come dichiara il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai- "chiaramentedeterminato da un aumento della richiesta che sta proseguendo soprattutto dall'estero, da nuovi mercati in costante crescita come la Polonia, e va a consolidare quei dati che a fine ottobre parlavano di un + 2,3 % delle vendite nella GDO (in netta controtendenza rispetto al calo del 2,9% della vendita di formaggi duri) un flusso di esportazioni che a fine agosto risultava in crescita del 7,2% per il prodotto in forme o prozionato e del 14,7% per il grattugiato".
"La flessione delle scorte - prosegue Alai - é a maggior ragione significativa de si considera che si riferisce ad un prodotto marchiato e stagionato oltre 18 mesi, sul quale aumentano coplessivamente quegli acquisti che in questi anni si erano già fortemente innalzati per il formaggio a lunga stagionatura (30 mesi e oltre), determinando cambiamenti profondi nella struttura delle scorte".
Alla crescita dei consumi e alla diminuzione del prodotto in stagionatura nei magazzini corrisponde un consolidamento della ripresa delle quotazioni d'origine, che si era già manifestata tra la metà di ottobre e la metà di novembre.
"La cautela - sottolinea il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano - é ancora d'obbligo, ma la Borsa comprensoriale ha registrato un ulteriore incremento di 10 centesimi al chilo venerdì scorso e i segnali, che giungono dalle ancor più recenti sedute dei mercati delle province interessate, sono ancor più confortanti. Siamo ancora al di sotto di valori in grado di garantire ai produttori reale redditività, ma questo trend, ora accompagnato da una flessione delle scorte finalmente evidente, apre migliori prospettive di ritorno a livelli più soddisfacenti, soprattutto in vista di quelle festività che già l'anno scorso determinarono un sensibile rialzo (+7% rispetto al 2013) delle vendite sul mercato interno".
Non ci resta che vedere che il Natale alle porte possa rappresentare un periodo di ulteriore crescita dei consumi e, quindi, un ulteriore treno positivo per il Parmigiano Reggiamo e le sue scorte. Luigi Massimo Pavanello
Splendida raccolta delle ulive 2015 nei Monti Dauni
Splendida raccolta delle ulive 2015 nei Monti Dauni
Ascoli Satriano (Fg) - Dopo un'annata difficile, segnata dall'effetto "mosca olearia", i produttori e i frantoiani possono esultare, visto che la raccolta delle ulive 2015 é stata un successo sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Mentre il Salento é stato impegnato nella ricostruzione, i Monti Dauni e le altre zone del "tacco d'Italia" hanno lavorato duro per far fruttare al Massimo il lavoro di un anno intero.
Prima di scendere nel dettaglio delle realtà produttive, ci sentiamo di parlare prima in generale dello stato di salute dell'olio pugliese. I numeri dicono che il prezzo é cresciuto fino a 7-8 euro al litro, comunque troppo poco visto che la qualità pugliese fatica ancora ad imporsi rispetto agli oli frutto di volgari miscele tra olio di qualità (poco) e tanta chimica o chimica. Come testimoniato dai recenti scandali, in cui sono state coinvolte grandi marche, molti preferiscono ancora la grande marca di basso livello rispetto al piccolo produttore che lavora con passione, provocando gravi danni alle piccole aziende agricole.
I piccoli produttori non possono, però, lamentarsi, visto che quest'anno é aumentata anche il valore intrinseco dell'oliva, che rappresenta una primaria fonte di reddito per molti frantoiani e agricoltori. Dopo tanti anni di crisi, sembra dunque tornato il sereno sui cieli dell'agricoltura pugliese.
Per documentare davvero la raccolta delle olive abbiamo deciso di sfruttare la piacevole ospitalità di una locale produttrice, Celeste Anguilano, che nel comune di Ascoli Satriano ha raccolto le sue ulive nei due splendidi appezzamenti di terreno siti nelle località "Valle Castagne" e "Mezzana della Terra".
Come documentato dalle nostre foto e dalla soddisfazione di Celeste, anche in questo angolo dei Monti Dauni la raccolta delle ulive é andata magnificamente, celebrando in tutto e per tutto la qualità dei suoi oliveti di qualità Coratina e Ogliarola. Così é stato anche per tutti gli altri produttori di Ascoli Satriano, che hanno festeggiato sia nei frantoi privati che nella cantina sociale dedicata al locale statista e frate francescano Ruggero Spadavecchia.
In chiusura di articolo, non ci resta che ringraziare per l'ospitalità Celeste Anguilano ed esaltare la qualità delle sue olive del suo olio (che orgogliosamente viene da lei definito "extravergine con 0,34% di acidità), prodotto rigorosamente con metodi biologici, purtroppo non certificati. Ecco, la storia di quest'olio é un esempio lampante della situazione dell'agricoltura: tanta qualità, ma solo in parte valorizzata e ricercata all'esterno. Speriamo che il futuro porti qualcosa di migliore a realtà produttive che, per fortuna, sono comunque in leggera crescita. Donato D'Auria
Raccolta a mano delle ulive nei terreni di Celeste Anguilano
(Foto: Sebastiano Spina)
Grandi notizie per l'agroalimentare pugliese
Grandi notizie per l'agroalimentare pugliese
Foggia - Nell'anno solare in cui il grande pubblico ha definitivamente scoperto il mare salentino, sono arrivati segnali di crescita e ripresa anche per le zone della Puglia meno note, come i Monti Dauni e la Provincia BAT. Basta pensare all'EXPO, infatti, per trovare una presenza concreta dei Monti Dauni e della Puglia. Anche se un po' nascosti, infatti, all'Esposizione erano presenti i "Grifi" di Ascoli Satriano, meraviglia dell'arte ellenistica in Italia, custoditi in un museo, il "Pasquale Rosario", che andrebbe maggiormente valorizzato.
Purtroppo, sono ancora tanti i monumenti archeologici da restaurare nel nord della Puglia per rendere questa fetta di Bel Paese una zona davvero conosciuta. Tuttavia, in questo articolo abbiamo deciso di concentrarci solo sulle notizie positive, visto che per una volta non sono poche o addirittura assente.
Dopo numerosi anni di impegno da parte di alcuni esperti del settore, produttori e membri delle istituzioni, la cipolla bianca di Margherita é finalmente diventata un prodotto IGP. Da oggi, dunque, le cipolle di questa varietà prodotte nei comuni di Margherita di Savoia, Zapponeta e Manfredonia, situate tra le province di BAT e Foggia, potranno fregiarsi di questo prestigioso riconoscimento. Sicuramente non dove essere un punto di arrivo ma di partenza, perché da oggi produttori ed esportatori devono sfruttare questo marchio per rendere più riconoscibile la qualità di questa cipolla dal color perla e per essere più presenti nei mercati di qualità e, perché no, anche stranieri.
Se la cipolla bianca ha festeggiato la sua nascita come prodotto IGP, un altro prodotto agroalimentare molto diffuso nei Monti Dauni ha festeggiato il suo centesimi compleanno. Si tratta del grano senatore Cappelli, varietà molto diffusa nel primo dopo guerra, quasi scomparsa tra gli anni Sessanta e Settanta in nome della maggior produttività delle nuove specie create in laboratorio.
Il Grano Senatore Cappelli é stato celebrato con una splendida festa presso il CREA (Consiglio per la. Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'Economia Agraria)di Foggia, segno evidente di come anche gli organi statali competenti stiano iniziando a riconoscere e a certificare la qualità delle specie vegetali autoctone. Questa attenzione é più che giustificata, visto che ad oggi la maggioranza dei (pochi) produttori di varietà come il grano Cappelli utilizza metodi di produzione totalmente biologici.
Visto che stanno arrivando i riconoscimenti statali ed europei della qualità dei prodotti dei Monti Dauni, non ci resta che sperare che anche i contadini locali capiscano il valore di ciò che coltivano e che, con un pizzico di sano spirito imprenditoriale, imparino a valorizzarli e a portare la loro qualità ad un numero di persone sempre maggiore. Luigi M. D'Auria
Giusto premio per i formaggi DOP italiani
Giusto premio per i formaggi DOP italiani
Torino - Dopo momenti difficili nei rapporti con l'Unione Europea che, però, ha finalmente deciso di dare i giusti riconoscimenti alle nostre DOP. Una situazione a Bruxelles, la nostra, caratterizzata nell'ultimo periodo da innumerevoli conflitti a difesa delle nostre tipicità (pensiamo a DOC, DOCG e DOP nel vini o nel comparto salumi), tra cui l'annosa questione del latte, che si trascina ormai da anni, e quella delle false imitazioni e contraffazioni e false imitazioni che nulla hanno a che fare con i nostri prodotti. Oggi l'UE ha finalmente creduto nei nostri formaggi DOP, premiando lì con uno stanziamento di fondi per espandersi nei mercati in crescita. A beneficiarne saranno Parmigiano Reggiano, Gorgonzola e Asiago. I tre formaggi, che si sono presentati a Bruxelles con un progetto condiviso dal titolo "Cheese-It's Europe", che é stato incluso tra i 30 progetti europei finanziati. Il progetto, che riguarderà le annate 2016-18, prevederà uno stanziamento di fondi per un totale di circa tre milioni, da investire in mercati come Polonia e Repubblica Ceca, alcune tra le nazioni che hanno sempre più "fame" di prodotti Made in Italy. Il progetto vede coinvolti tutti, dai produttori ai distributori.
Il valore totale del progetto di promozione delle tipicità agroalimentari é di 108 milioni di euro, la metà dei quali arriveranno direttamente dai fondi europei. Ricordiamo che il programma si rivolge a mercati emergenti in cui il consumo di formaggi é aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni. Questi quattro Stati coinvolti hanno acquistato ventimila tonnellate di DOP italiane, per un controvalore di circa 110 milioni di euro. Il tasso di crescita dei consumi é stato il più alto di tutta Europa, dato che in Europa la crescita é stata del 30%, mentre in Repubblica Ceca, per esempio, del 50%.
Questi stanziamenti di fondi dimostrano, finalmente, che l'Europa vuole preservare le sue tipicità e autenticità. Il commissario Europeo allo sviluppo rurale e all'agricoltura, Phil Hoogan, ha affermato:"Questi programmi sono importanti per creare importanti opportunità di mercato e per creare occupazione e crescita nel settore agroalimentare."
Tanta roba, si puó dire in questo caso, è acomplimenti alle aziende che hanno creduto in questo export. Certamente gli spazi di mercato nel settore agroalimentare sono tanti, dunque speriamo che altri altri consorzi DOP trovino le giuste motivazioni e idee, nonché la capacità di strutturarsi per incrementare l'export, importannt via d'uscita da quella crisi che attanaglia il nostro mercato interno dall'ormai lontano 2008. Luigi Massimo Pavanello
Grandi progetti di sviluppo per nove comuni piemontesi
Grandi progetti di sviluppo per nove comuni piemontesi
Piobesi torinese (To) - Nello splendido castello di Piobesi Torinese (antico maniero ristrutturato nell'Ottocento dal primo ambasciatore americano in Italia) si é svolto un interessante convegno dal titolo:"Il Feudo dei Nove Merli nella Blu-Economy piemontese", che ha visto la presenza di importanti membri delle istituzioni, tra cui il vicepresidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, gli europarlamentari Alberto Cirio e Davide Viotti e la Vice presidente del Consiglio Regionale piemontese (con delega all'Unione Europea) Daniela Ruffino.
Prima di addentrarci nei particolari del convegno, conviene ricordare ai lettori il concetto di Blue-Economy. Questa scuola di pensiero inerente all'economia predica un incontro tra "Stato Sociale", nel senso che gli enti locali e lo stato partecipano direttamente alla vita politica, e liberismo, visto che non viene messa in discussione la libertà di impresa, che resta fondamentale e centrale. Inoltre, viene affermato con forza il principio della condivisione e della concordia, sia tra imprenditori (che devono fare squadra per unificare i regimi produttivi) sia tra politica e mondo dell'imprenditoria. Sono decisamente numerose le analogie tra questo sistema e quello della "sharing Economy".
Proprio a questo tipo di sistema economico hanno rivolto la loro attenzione nove comuni situati tra le città di Torino e Pinerolo, che hanno deciso di cooperare dando vita al "Feudo dei Nove Merli", nome mutuato dal simbolo della potente famiglia piemontese dei Piossasco, che dominó questi territori per molti secoli. L'obiettivo non é costituire un unico ente amministrativo, bensì lavorare insieme per valorizzare le eccellenze (tra cui non si up citare la scuola di cucina I.F.S.E., che ha sede proprio nel Castello di Piobesi) e ottenere fondi, nazionali ed europei, che possano aiutare il territorio a crescere dal punto di vista economico. In particolare, i primi sforzi dovrebbero essere concentrati per ottenere i finanziamenti del P.S.R (Piano di Sviluppo Rurale), che potrebbero aiutare tanti contadini in difficoltà ma che, come dimostrato da numerose inchieste dell'UE, sono spesso sprecati e non utilizzati.
La nostra testata non può che lodare un'iniziativa come questa, davvero più unica che rara in un un Paese, il nostro, che viene spesso definito dei 100 o addirittura dei mille campanili. Speriamo dunque che questo progetto non resti solo sulla carta e che possa davvero aiutare molte persone che abitano nel "Feudo dei Nove Merli".
Da notare, inoltre, il fatto che la maggioranza dei politici presenti fossero esponenti del centro-destra. Possiamo dunque affermare senza paura di essere smentiti, che questo evento ha avuto una certa rilevanza politica, oltre che sociale. I cosiddetti "moderati" (o popolari, come sono chiamati nel Parlamento Europeo) hanno bisogno di recuperare buona parte del consenso perso, se non vogliono essere, almeno in Piemonte, una forza decisamente minoritaria. Provarci con eventi di questo tipo significa, quantomeno, aver trovato la strada per provare a compiere questo "miracolo", date le percentuali molto basse ottenute nel recente passato. Luigi M. D'Auria
Alternativa Carne in periodi di paura
Alternativa carne in periodi di paura
Torino - Sono state settimane difficili quelle passate per la carne, per l'intero comparto agroalimentare, per le macellerie; é bastata una terrificante notizia riportata dai media, che riportano dati diffusi da Università e oncologi di fama mondiale: un consumo eccessivo di carne favorisce il cancro.
Il mercato ha subito un contraccolpo tremendo in situazioni da noi monitorate; si é registrato un calo delle vendite del 30-40%, tipico di questi momenti, purtroppo sempre più frequenti negli ultimi anni e non certo con scopi educativi nei confronti della popolazione che dovrebbe imparare, fin dalla scuola, a mangiare tutto ma in piccole quantità.
In questo scenario, un settore diverso come quello delle pescherie ha visto aumentare le vendite, la gente ha spostato i propri consumi verso prodotti come il rombo chiodato, le ostriche ed altre tipologie meno conosciute e acquistate dal grande pubblico.
Proprio su due prodotti reperibili ormai tutto l'anno vogliamo consigliare i nostri lettori.
Il primo é il rombo: un pesce grande, che si può trovare in pezzature che vanno dai 300/500 grammi fino a 3/5 chili, pesce dalla carne bianca e soda, veramente straordinaria, che nelle sua tipologia più pregiata viene allevato in mare aperto in Galizia. Proprio questa filiera controlla rigorosamente il prodotto, dalla nascita alla pesca, utilizzando acque molto fredde, quasi ghiacciate, per non stressare le carni. Un pesce dal sapore inconfondibile, che consigliamo di cucinare scottato, accompagnato da pomodorini freschi.
Le ostriche creuse (concave) sono, invece, una varietà allevata da secoli in un ecosistema unico, sulla costa francese della Charente-Maritime, in grandi piscine naturali con acque poco profonde e ricche di nutrienti alghe. L'ostrica é riconoscibile dalla textura unica, delicata e fondente nella bocca. Iodata e gustosa al principio, l'esperienza gustativa termina in un elegante e intenso sapore di mandorla. Si trovano ormai giornalmente in tutte le pescherie, sia in grande distribuzione che nel dettaglio tradizionale di bottega e nei banchi di mercato. Trattandosi di un prodotto da mangiare crudo, consigliamo tutte le precauzioni del caso sia in fase di acquisto che di gestione del prodotto; particolarmente importante é abbattere le temperature prima del consumo.
Per concludere, consigliamo un buon vino, tra cui é impossibile non citare le bollicine che vanno dallo Champagne fino ai nostri Franciacorte, senza dimenticare Prosecco o un Arneis eccellente; la scelta é tanta e i vini buoni sono disponibili per tutte le tasche. Luigi Massimo Pavanello
Bella conferenza dedicata a Guerra e paesaggio a Torino
Bella conferenza dedicata a Guerra e paesaggio a Torino
Torino - Mercoledì 4 novembre 2015, nella splendida "Sala della Caccia" del Castello del Valentino di Torino, il corso di laurea in "Progettazione delle aree verdi e del Paesaggio" ha organizzato un interessante conferenza dedicata agli effetti delle attività militari sul paesaggio e sull'ambiente.
I due relatori della serata, il professor Giacomo Certini dell'Università di Firenze e il Dottor Riccardo Scalenghe dell'Università di Palermo, sono stati, a mio avviso, molto bravi ad illustrare ai presenti il frutto della loro ricerca, una presentazione lunga ma ben fatta e coerente al suo interno, capace di spiegare anche ai neofiti della materia alcuni concetti davvero interessanti.
Certini si è concentrato sugli effetti fisici delle attività militari. Prima, tuttavia, ha spiegato che per attività militare non si intendono soltanto gli atti di guerra, ma anche opere come caserme, aeroporti, trincee e accampamenti, che spesso rovinano il suolo più delle stesse bombe ( a supportare tale tesi c'erano foto davvero incredibili della zona di Ypres). Il secondo, invece, si é occupato della parte più tecnica della presentazione. Spiegando la composizione chimica di vere e proprie "macchine distruttive" come il Napalm, egli ha fatto capire come i loro effetti siano deleteri sia per le persone e le cose che per il suolo. Va da se che esse contribuiscano anche a bloccare lo sviluppo post-bellico dei Paesi coinvolti in un conflitto.
I due relatori hanno voluto salutare i presenti con una piccola provocazione: anche le opere militari possono fare del bene all'ambiente. Grazie al divieto di costruire vicino alla cortina di ferro, per esempio, é nato un "corridoio ecologico" lungo 12.500 chilometri che sta per essere riconosciuto da tutti i Paesi un tempo attraversati dalla Cortina. Davvero il miglior modo per far riflettere e augurare a tutti un sereno 4 novembre. Luigi M. D'Auria
Importante Work-shop dedicato alle proteine all'EXPO
Importante Work-shop dedicato alle proteine all'EXPO
Rho (Milano) - Martedì 20 ottobre 2015 si é svolto un importante Work shop presso il Padiglione "Cibus é Italia-Federalimentare" dal titolo Proteins4life. In particolare, il Workshop riguardava le proteine animali che, complici il recente rapporto dell'OMS sulle carni e lavorate e le numerose tendenze "veg", sono sempre più bistrattate e considerate dannose per la nostra salute.
Principali organizzatori dell'evento sono stati Ferrarini, celebre marchio che produce uno dei prosciutti cotti più celebri d'Italia, e l'Università Cattolica di Milano, i cui professori hanno formato il comitato scientifico dell'evento. Erano presenti anche altre celebri aziende, quali Fileni (celebre la sua produzione avicunicola), Elanco, impegnata nel mondo della salute animale fin dal 1953, e l'azienda agricola Tedaldi, da quarant'anni specializzata nella produzione di uova.
La nostra testata non si vergogna a dire che questo é stato uno degli eventi più belli cui ha assistito in questi sei mesi di EXPO. Oggi come oggi, infatti, sono tantissime le comunità scientifiche mondiali, di solito vicine ai movimenti vegetariani o vegani, favorevoli all'eliminazione delle proteine alimentari dalla piramide della corretta alimentazione, di cui già oggi occupano uno dei ripiani più alti, visto che non devono essere assunti in quantità limitate. L'obbiettivo del Work shop era proprio ribadire questo concetto: mangiare proteine animali é utile, a patto che non si abusi di queste ultime.
Al termine del convegno, protrattosi per un intero pomeriggio, é stato assegnato ad un giovane ricercatore dell'Universita Cattolica il premio '"Lauro Ferrarini", consegnato al ragazzo dal membro del consiglio d'amministrazione dell'azienda Lisa Ferrarini, discendente del fondatore. Questo é il secondo motivo per cui ci sentiamo di fare i complimenti agli organizzatori del Work-shop. Questi, infatti, non solo hanno deciso di promuovere le loro posizioni in materia di alimentazione con un'iniziativa intelligente e ben organizzata, ma hanno anche deciso di assegnare un premio importante ad una persona ben poco conosciuta dal grande pubblico. Insomma, complimenti agli organizzatori di un grande vento e viva le proteine animali consumate all'interno di una dieta bilanciata. Luigi M. D'Auria
L'azienda vinicola Pala si presenta all'EXPO
L'azienda vincola Pala si presenta all'EXPO
Rho (Milano) - Martedì 20 ottobre 2015, nello spazio della Banca Intesa San Paolo all'EXPO di Milano, l'azienda vinicola sarda "Pala" é stata protagonista di un evento dedicato alle eccellenze italiane del mondo del cibo, uno dei numerosi organizzati dalla banca (sponsor dell'evento) nel corso dell'Esposizione.
Non si può che fare i complimenti a Intesa San Paolo per l'impegno profuso in aiuto di quattrocento eccellenze italiane che, se non fossero state aiutate dalla stessa banca, non avrebbero potuto essere presenti all'EXPO, dove potenzialmente tutto il mondo poteva vederle e acquistare i loro prodotti. Quasi alla fine del grande evento é stato il turno di "Pala" un'azienda di dimensioni medio-grandi, che in sessant'anni é cresciuta in maniera esponenziale grazie all'impegno della famiglia omonima. Oggi l'azienda é gestita da Mario Pala, dalla moglie Rita e dai tre figli Elisabetta, Maria Antonietta e Massimiliano, ognuno con il suo compito in azienda. Mario era solo un bambino quando, nel 1950, la famiglia Pala imbottigliò per la propria volta i propri vigneti. Oggi come allora i vigneti più diffusi erano quelli di Vermentino e Cannnonau, i più tipici tra quelli della Sardegna. La famiglia, tuttavia, é molto interessata anche a sperimentare e a creare nuovi vini come l'Assoluto, ultimo nato in casa Pala, costituito all'ottanta per cento da Nasco (altro vitigno sardo) e al venti per cento da Vermentino.
In precedenza parlavamo delle dimensioni dell'azienda. I terreni della famiglia Pala sono costituiti da 98 ettari totali (di cui quattro acquisiti quest'anno), distribuiti tra i comuni Uras, Terralba, Serdiana, Senorbì e Ussana, Principalmente sono argillosi, marnosi o calcarei. I dipendenti dell'azienda sono venti, equamente distribuiti tra contadini, dipendenti in cantina e amministrativi. A detta del patron Mario Pala sono aumentati, proprio nell'ultimo anno, i giovani, sia in periodo di vendemmia che di potatura. La nostra testata non può che essere contenta di queste dichiarazioni, perché confermano i dati trasmessi al pubblico da numerosi studi, che certificano l'aumento di giovani che lavorano nel settore agricolo.
A questo punto, non ci resta che promettere ai nostri lettori che andremo personalmente a visitare personalmente l'azienda (che si trova, secondo Mario Pala, nell'angolo più verde dell'intera isola) per descrivere in maniera ancora più dettagliati i terreni e i metodi di lavorazione e produzione, visto che in quella cantina nascono molti dei vini più prestigiosi dell'intera Sardegna. Luigi M. D'Auria
Mario Pala porta avanti una solida tradizione vitivinicola in Sardegna
(Foto: Sebastiano Spina)
Il record delle imprese "rosa" é di Torino
Il record delle imprese "rosa" é di Torino
Torino - Torino é la provincia italiana con la più alta percentuale di imprese a conduzione femminile del nostro Paese. É questo il dato più confortante del rapporto annuale sull'economia femminile (stilato, come al solito dall'Unione delle Camere di Commercio) per la Città Metropolitana subalpina. Secondo il rapporto, infatti, le imprese a conduzione rosa nella Provincia sono 49920, il 21,8% del totale, che è poco superiore a duecentomila. Numericamente, invece, Torino si colloca al quarto posto in questa classifica, alle spalle di Roma, Milano e Napoli.
Questi dati, sicuramente, riempiono d'orgoglio tutti coloro che hanno creduto nell'imprenditoria a conduzione femminile, ma devono anche far riflettere. Pur non essendo un matematico o un economista, mi sento di poter dire che il 21 per cento non é una grande percentuale. Inoltre, sempre secondo lo stesso rapporto, la percentuale di crescita nel primo trimestre é stata solo dello 0,12 per cento, non proprio sintomo di una grande ripresa. Per quanto riguarda l'età media, il rapporto dice che é di 49 anni, età che si é abbassata di poco in questa prima parte di anno.
Forte di questo primato, Torino si appresta ad ospitare il Salone Nazionale dell'Imprenditoria femminile, che si svolgerà proprio nel capoluogo subalpino il 12 novembre nel Campus Einaudi, una delle sedi più grandi dell'Università. L'organizzazione é affidata all'associazione di imprenditori "Gamma Donna". Sicuramente sarà un'importante occasione per discutere di economia in un momento storico non facilissimo, per usare un eufemismo, per il nostro Paese. Tra i relatori ci saranno numerose imprenditrici di successo, giovani e meno giovani, che racconteranno le loro storie, focalizzandosi sulle difficoltà che un imprenditore può incontrare nell'aprire un'azienda e nel farla crescere.
In precedenza parlavamo delle difficoltà economiche del nostro Paese, secondo alcuni anche accentuate da una burocrazia spesso inefficiente. Secondo numerosi sondaggi, infatti, la nostra é una delle burocrazie più lente del mondo. Tuttavia, mi sembra anche giusto ricordare che molti giovani non sono a spasso anche perché non vogliono adattarsi affare lavori considerati di "serie B" come quelli legati al mondo dell'agricoltura. A smentire questa mia teoria ci sono, però, numerosi studi che affermano che oggi sempre più ragazzi e ragazze decidono di tornare a coltivare le loro terre o ad allevare mucche o pecore in montagna. Onore a tutti loro, perché di solito, in natura, vince sempre chi si adatta e riesce a tirar fuori il meglio di se anche nei momenti di crisi. Luigi M. D'Auria
Aperta la prima forma "Kosher" nel Padiglione di Israele ad Expo 2015
Aperta la prima forma "Kosher" nel padiglione di Israele ad Expo 2015. Alai: nuovi spazi commerciali nel rispetto di norme che vanno ben oltre gli aspetti culturali
Milano, 29 ottobre 2015 - Grazie ad una procedura seguita in tutte le sue fasi, dalla mungitura del latte fino alla trasformazione in caseificio, da Rabbini, é nata la prima forma di Parmigiano Reggiano destinata al consumo da parte di Ebrei osservanti. Un vero e proprio momento storico é stata la certificazione, dopo 12 mesi di stagionatura, della prima forma di Parmigiano Reggiano "Kosher" (cioè prodotto rispettando le leggi alimentari "kasherut"), nome dato ai prodotti alimentari che da oltre tremila sono concessi da Torah agli Ebrei osservanti. Prodotta un anno fa dalla prestigiosa Bertinelli di Parma, la forma é stata riconosciuta dal consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano e da OK Kosher Certification, prestigioso ente specializzato con sede a New York, sede di una delle più importanti comunità ebraiche nel mondo.
Il Presidente del Consorzio di Tutela, Giuseppe Alai, ha dichiarato:" Siamo di fronte ad una realtà nuova e straordinariamente importante per noi, perché é ora sancito il rispetto di norme che vanno oltre i semplici aspetti culturali e sociali. Contemporaneamente, si aprono nuovi mercati e nuovi scenari di vendita e di consumo tra gli Ebrei osservanti ma anche tra coloro che, soprattutto negli Usa, considerano i cibi kosher ideali per la loro salubrità o per portare avanti scelte alimentari o, ancora, per motivi di salute".
Nel mondo sono 13,5 milioni le persone di fede ebraica (solo in Italia sono 40000), ma ci sono altri 12,5 milioni di persone che consumano cibi Kosher senza essere Ebrei. Negli States questi alimenti rappresentano il 30% di quelli venduti nei supermercati.
Elazar Cohen, commissario del Padiglione Expo di Israele, afferma soddisfatto:"Abbiamo ospitato con molto piacere questo evento che segna un ulteriore punto di contatto tra saper fare italiano e cultura ebraica e israeliana. Insieme portiamo avanti progetti umanitari, sociali e tecnologici in ambito agricolo in tutto il mondo"
Molto soddisfatto anche Nicola Bertinelli, amministratore delegato dell'azienda che ha prodotto la forma:" É stato un percorso splendido ma alternativo e non facile, che ha costretto allevatori, caseifici e maestri casari a dare il meglio di loro". In seguito si é concentrato sul percorso produttivo:" Partire da un'alimentazione delle bovine totalmente naturale era già stabilito dalla disciplinare, é dunque era un elemento di compatibilità con le norme kasherut, ma le particolari tecniche di allevamento e mungitura, così come le norme in tema di impianti e strutture, hanno richiesto la consulenza di un rabbino"
Intanto, la produzione di 5000 forme della prima annata sono state completamente vendute, segno di grande interesse per il prodotto. Grazie a questa nuova intuizione imprenditoriale il Consorzio, nella persona di Nicola Bertinelli, dimostra di essere sempre attento all'apertura di nuovi mercati e di rispettare le tradizioni proprie e altrui.
Ricordo sempre le parole di un grande chef, che mi disse che un buon ristoratore deve sempre avere nel proprio menù un prodotto conforme alle leggi "kasherut". In questo il Consorzio Grana Padano si dimostra ancora un volta proiettato verso il futuro, nonostante i tentativi di imitazione che non hanno nulla a che vedere con il "Re dei Formaggi italiani". Luigi Massimo Pavanello